Il porto di Trapani torna a far discutere. I lavori di dragaggio, quelli che dovrebbero rendere i fondali più profondi per accogliere navi di grandi dimensioni, sono fermi da mesi, e lo scalo rischia di perdere terreno rispetto agli altri porti siciliani.
A riportare la questione in primo piano è Gaspare Panfalone, delegato provinciale di ASAMAR Sicilia, che ha chiesto la convocazione urgente di un Consiglio comunale straordinario e aperto. Non un incontro tecnico, ma un dibattito pubblico con istituzioni, operatori, cittadini e associazioni. «Il porto non è un affare per pochi – sottolinea – ma riguarda l’intera città, la sua economia e il suo futuro».
La presa di posizione arriva pochi giorni dopo la lettera del sindaco Giacomo Tranchida alla nuova commissaria dell’Autorità Portuale, Annalisa Tardino. In quella missiva il sindaco proponeva un incontro operativo con gli operatori per verificare i cantieri e pianificare i prossimi interventi, sottolineando la volontà di «proseguire la sinergia avviata con Pasqualino Monti».
Dunque due approcci diversi: Tranchida spinge per un tavolo tecnico, Panfalone invoca trasparenza e partecipazione attraverso un Consiglio comunale aperto. Sullo sfondo, il problema resta sempre lo stesso: i fondali a otto metri di pescaggio, troppo poco per accogliere navi moderne, con conseguenze dirette sul traffico commerciale e crocieristico.
A complicare la situazione c’è anche l’inchiesta “Dirty Mud” condotta dalla Procura di Agrigento, che ha acceso i riflettori sulle modalità di gestione dei fanghi di dragaggio del porto trapanese. L’indagine ha ipotizzato irregolarità nello smaltimento, portando al sequestro di un impianto a Porto Empedocle. Una vicenda che pesa sull’immagine del progetto e contribuisce a rallentare le opere.