Seconda udienza ieri a Trapani nel processo per la morte del piccolo Giorgio, il bambino di cinque anni deceduto nel giugno 2023 all’ospedale “Di Cristina” di Palermo. In aula sono stati ascoltati i tre consulenti nominati dal pubblico ministero, che hanno confermato, e in parte ampliato, i profili di responsabilità a carico del medico imputato.
«Siamo soddisfatti – ha dichiarato l’avvocato della famiglia, Massimiliano Fabio – perché i consulenti del pubblico ministero hanno confermato integralmente le nostre posizioni e, anzi, hanno integrato i rilievi sulle violazioni dei protocolli e delle linee guida. Hanno ribadito l’assenza della dovuta prudenza nella sorveglianza del piccolo, che aveva bisogno di una diagnosi immediata e di un intervento di idratazione. L’evoluzione della peritonite acuta può essere molto rapida e così è stato purtroppo per Giorgio».
La ricostruzione ha ripercorso i giorni cruciali. Il 26 marzo 2024 il pediatra Giuseppe Somma visitò il bambino diagnosticando una gastroenterite di natura virale, senza disporre ulteriori accertamenti. Il giorno seguente i genitori, recatisi dal medico per la sorellina Gloria, segnalarono che Giorgio continuava a stare male: febbre alta, vomito persistente, nessun episodio di diarrea. «Il pediatra – spiegano i consulenti – si limitò a tranquillizzare i genitori». Poche ore dopo la madre portò il bambino al pronto soccorso di Trapani: le condizioni erano ormai compromesse.
«Sentirsi dire oggi che, con un minimo di attenzione, Giorgio si sarebbe salvato è durissimo per i genitori», ha aggiunto l’avvocato Fabio. Il padre, Salvatore D’Angelo, ha già testimoniato in precedenza con lucidità, mentre la madre non ha potuto ripercorrere quei momenti per l’eccessiva sofferenza. La loro forza oggi è la sorellina Gloria, «l’ancora di salvezza» di una famiglia segnata da un dolore immenso.
La prossima udienza è fissata per il 14 gennaio, quando sarà ascoltato il consulente tecnico di parte della famiglia e un testimone della parte civile. Seguiranno poi il consulente della difesa e, all’esito, la discussione sull’eventuale esame dell’imputato.
In aula, il pediatra Somma era presente, ma non ha rilasciato dichiarazioni spontanee né ha avuto contatti con i genitori di Giorgio. «Non ci sono mai stati gesti di vicinanza o parole di dispiacere», ha sottolineato l’avvocato Fabio. «E questo, accanto al percorso legale, resta un segno umano che pesa».