È una prima, importante vittoria per le famiglie dei bambini con disabilità. Il Tribunale di Trapani ha accolto in via cautelare i tre ricorsi presentati dagli avvocati Tiziana Barone e Francesco Benincasa dell’associazione nazionale First, disponendo il ripristino immediato delle 10 ore settimanali di assistenza ASACOM previste dai Piani Educativi Individualizzati (PEI).
Il Comune di Trapani aveva infatti deciso di dimezzare le ore, portandole da 10 a 5, provocando l’immediata reazione delle famiglie e delle associazioni del territorio. Con l’ordinanza cautelare, il giudice ha sospeso gli effetti del provvedimento comunale, ristabilendo la piena operatività del servizio in attesa del giudizio di merito.
La decisione, seppur temporanea, segna un punto di svolta in una vicenda che da settimane tiene in tensione scuole e famiglie. Ma mentre la giustizia fa il suo corso, sul piano amministrativo la tensione resta alta: è infatti pioggia di diffide contro il Comune e alcuni dirigenti scolastici.
A presentarle sono l’Anffas, l’associazione che riunisce famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, insieme a diversi nuclei familiari autonomi. Al centro della contesa c’è il rispetto dei PEI, i piani educativi individualizzati approvati nei GLO (Gruppi di Lavoro Operativi) che coinvolgono scuola, ASP e famiglie.
Le diffide richiamano un principio netto: «Se in un verbale PEI viene stabilito che un minore deve essere seguito per 15 ore settimanali, quell’impegno va mantenuto per intero».
E ancora: «L’ente locale è tenuto a garantire l’ASACOM nell’esatta quantificazione prevista dal PEI, mentre il dirigente scolastico deve vigilare sulla corretta applicazione e sul successo formativo dell’alunno».
Come spiega Basilio Calabrese, presidente di Anffas, «i PEI approvati dai GLO sono immediatamente esigibili e non serve alcuna UVM per renderli operativi. La responsabilità della loro esecuzione è in capo ai dirigenti scolastici».
Le diffide mirano dunque a ribadire un principio: la scuola deve applicare quanto deciso nei PEI, ma il Comune, in quanto ente erogatore, è chiamato a garantire le risorse necessarie. È qui che nasce l’attrito, perché le scuole rivendicano di non avere potere decisionale sui tagli.
Il Comune di Trapani, da parte sua, ha invitato i dirigenti scolastici a non modificare i PEI già deliberati. Al Comprensivo “Ciaccio Montalto”, la dirigente Annamaria Sacco gestisce 48 alunni con disabilità grave (art. 3, comma 3, legge 104), per i quali le ore di assistenza erano già state definite a giugno.
«Tutti i 48 bambini avevano un piano approvato – spiega la dirigente – e l’ASP li ha riconfermati. Nessun aggravamento, nessuna nuova iscrizione, nessuna modifica alle diagnosi. Per questo non ho ritenuto corretto riaprire i PEI né cambiare le ore già stabilite».
Nonostante le diffide ricevute da parte di alcuni legali dei genitori, la dirigente sottolinea che la scuola non ha modificato la propria linea:
«Le diffide non cambiano le decisioni prese nei GLO, perché solo un atto ufficiale dell’ASP può modificare i piani approvati. Finché non cambia la normativa o la certificazione, per noi resta tutto invariato».
La scuola, quindi, ha continuato le attività regolarmente, rispettando i PEI e le risorse assegnate a giugno, mentre i tagli introdotti dal Comune restano una questione amministrativa esterna alla sfera didattica.
Un approccio simile, ma con sfumature diverse, emerge anche dalle parole di Ornella Cottone, dirigente del Comprensivo “Bassi Catalano”. «Le famiglie hanno lamentato che non c’è stata piena corrispondenza tra le ore stabilite dai GLO e quelle assegnate in concreto – ha spiegato – ma questa vicenda ha favorito una maggiore partecipazione delle associazioni e dei terapisti ai GLO. È stato un momento di condivisione più ampio, utile per tutelare i bambini».
Cottone aggiunge un punto che invita alla fiducia: «Nonostante le difficoltà, i genitori hanno espresso fiducia nel lavoro della scuola e hanno apprezzato l’attenzione inclusiva che dedichiamo agli alunni con bisogni speciali. È un segnale che ci incoraggia ad andare avanti».
In attesa che il giudice si pronunci nel merito, le scuole continuano a garantire la continuità educativa nel rispetto dei PEI, ribadendo un principio semplice ma essenziale: ogni bambino ha diritto al supporto previsto, senza compromessi e senza interruzioni.
I Tribunali ci danno ragione sui PEI, ma è una sconfitta per la società civile
Dopo le prime ordinanze favorevoli, anche l’Anffas Trapani ha espresso la propria posizione. L’associazione si dice soddisfatta per il riconoscimento da parte dei giudici dei diritti degli alunni con disabilità, ma al tempo stesso preoccupata per ciò che questa situazione rivela.
«I Tribunali hanno confermato ciò che sosteniamo da tempo – spiegaI Tribunali hanno confermato ciò che sosteniamo da tempo – spiega Anffas –: le ore di sostegno e di assistenza non possono essere ridotte arbitrariamente, perché rappresentano diritti soggettivi e inviolabili, legati al principio di inclusione sancito dalla Costituzione, dalla Convenzione ONU e dalla Legge 104/1992 Anffas –: le ore di sostegno e di assistenza non possono essere ridotte arbitrariamente, perché rappresentano diritti soggettivi e inviolabili, legati al principio di inclusione sancito dalla Costituzione, dalla Convenzione ONU e dalla Legge 104/1992».
Ma il commento va oltre la soddisfazione legale. «Questa è una vittoria della giustizia, non della società civile – prosegue l’associazione –. Quando una famiglia è costretta a rivolgersi a un giudice per garantire il diritto allo studio del proprio figlio, è una sconfitta collettiva. È il segno che le istituzioni non dialogano abbastanza e che la cultura dell’inclusione non è ancora pienamente radicata».
Per Anffas Trapani, serve più dialogo e meno contenzioso. «La strada del confronto costruttivo tra scuole, enti locali e famiglie deve prevalere su quella delle carte bollate. Noi continueremo a vigilare, a sostenere i genitori e a promuovere collaborazione e rispetto delle norme, affinché nessun bambino con disabilità sia lasciato indietro».
Un messaggio che chiude con una riflessione semplice e potente: «La vera inclusione non si conquista nelle aule dei tribunali, ma nella quotidianità delle nostre scuole e delle nostre comunità».