Dopo il convegno di Marsala sulle possessioni. Diavolo o disturbo? Il Mistero resta
di Katia Regina
La sala conferenze del Complesso monumentale di San Pietro di Marsala, sabato mattina alle 9 e 30, era già gremita. Posti a sedere esauriti e pure in piedi. L'argomento tira, è evidente: "Possessioni diaboliche e malattie. Scienza e fede a confronto". Non potevo mancare, soprattutto dopo averne parlato con toni polemici prima ancora che si svolgesse. Ci sono andata con il mio carico di scetticismo e tanti interrogativi rispetto all'opportunità di organizzare convegni sulle possessioni demoniache.
L'inizio è stato strategico, con tanto di inno solenne commissionato dalla Pastorale Esorcistica delle Chiese di Sicilia, proiettato in video: la musica, si sa, aiuta a creare suggestioni e a preparare il terreno emotivo. Ad aprire i lavori padre Gianluca Romano, coordinatore della Pastorale esorcistica della diocesi di Mazara, dispiaciuto per tutti i partecipanti rimasti in piedi e già proiettato nella possibilità di un ulteriore incontro in una sede più ampia. A seguire i saluti di rito da parte delle autorità, che salto per entrare nel vivo della conferenza: l'intervento di fra Benigno Palilla, il cui nome pare voglia fare chiarezza da subito. Esorcista da venticinque anni e con ben sedici libri pubblicati, ha tenuto a precisare, approfittandone anche per ricordare che in sala si poteva acquistare il suo ultimo libro grazie a un banchetto attrezzato per la vendita.
La testimonianza di fra Benigno si è arricchita di particolari agghiaccianti sul comportamento delle persone su cui ha fatto esorcismi solenni e liberatori. Alcuni passaggi mi suonavano stranamente familiari, in particolare il dialogo tra il maligno e il prete esorcista, che richiamava quello usato da Andrea Camilleri nella "Predica del Parrino" contenuta nel suo romanzo Il birraio di Preston. In quel passo, come nel racconto del Frate, il Maligno intimava al Parrino di non intricarsi in una faccenda che lo vedeva ormai padrone della persona in questione.
Al di là della formula romanzata o reale, ciò che salta all'occhio è un passaggio cruciale che coincide in entrambe le versioni, ossia quando il Maligno afferma che il potere di cui dispone gli viene conferito dalle stesse persone che ne restano vittime. Volendo semplificare, si potrebbe dire che il diavolo esiste, ma solo se ci credi e ne sei suggestionato attraverso la cultura che ti ha accompagnato e formato sin da bambino. Questa riflessione si salda perfettamente con la mia personale analisi:
l'esorcismo può funzionare solo in presenza di una fede preesistente perché il suo successo non dipende da una verità metafisica universale sul Maligno, ma dalla piena accettazione del paradigma cristiano della possessione. L'individuo deve essere intriso della specifica teologia cattolica: credere che Satana sia un angelo caduto, nemico cosmico di Dio, il cui potere può essere spezzato solo dall'autorità di Cristo e del suo clero. Questa radicata convinzione crea un potente meccanismo psicologico (suggestione e effetto placebo), per cui la guarigione fisica o psicologica (spesso collegata a diagnosi di disturbo dissociativo dell'identità o psicosi) si manifesta come risposta all'antidoto dogmatico appropriato. Senza questa premessa culturale e la piena adesione al Credo e alla figura del Diavolo come angelo ribelle , il rito cattolico risulterebbe teologicamente inefficace su individui con credenze alternative, le cui cosmologie postulano Avversari con nature, origini e debolezze completamente diverse (ad esempio, il Jinn nell'Islam o l'Allegoria Morale nell'Ebraismo). Un esorcismo cattolico non funzionerebbe, infatti, su un individuo che professa altre fedi. Tuttavia, non vorrei che questa mia riflessione passasse per svilimento della questione o altro; il discorso è serio e ci sono in ballo esistenze di persone affette da gravi disturbi.
Ed eccoci dunque giunti al momento che vede coinvolta la scienza, chiamata in causa senza nessuna rivalità, ma con il solo intento di una sana e costruttiva collaborazione per poter scongiurare disturbi di natura clinica prima di procedere con un esorcismo. A relazionare il medico chirurgo Salvatore Devy Franzino, che ha raccontato la sua esperienza su ben 2700 pazienti e la sua partecipazione agli esorcismi partendo da una disposizione adogmatica. Si è limitato all'osservazione dei fenomeni – ha precisato – un'esperienza che gli ha cambiato la vita, portandolo a dedicarsi a questo nuovo campo di ricerca che definisce entusiasmante, mantenendo un approccio pragmatico. Sulla stessa linea l'intervento della psichiatra, dottoressa Rossana Messina, che suggerisce una formazione più scientifica tra gli operatori della Chiesa che operano in questo ambito.
Proverò ora a mostrare, a mio parere, la debolezza della prova inconfutabile che la Chiesa catalizza nell'assolutizzazione dell'inspiegabile. Sebbene manifestazioni come parlare in lingue sconosciute o rivelare conoscenze occulte possano sembrare al di là della comprensione ordinaria, è fondamentale notare che né la medicina né la psichiatria riconoscono la possessione demoniaca come una malattia in sé; il DSM-5 include la categoria dei "Disturbi Correlati alla Cultura" dove le credenze nella possessione possono essere riconosciute come un quadro di riferimento culturale che influenza la presentazione dei sintomi, ma non come la causa ontologica della malattia. In sostanza, la scienza non nega che il paziente creda di essere posseduto o che manifesti sintomi reali di disagio, ma attribuisce la causa di tali sintomi a meccanismi neurologici, psicologici o ambientali, e non all'intervento di un'entità sovrannaturale.
Finiti gli interventi dei relatori, ho posto la domanda che mi ero portata da casa:come mai non vengono pubblicati dati precisi sul numero di esorcismi solenni che vengono fatti ogni anno in Italia? Una domanda che potrebbe apparire irrilevante dopo aver sentito le impressionanti storie narrate da fra Benigno, tuttavia chiedo, giusto per capire di cosa stiamo parlando in termini numerici. Ebbene, la risposta del frate ha confermato che non esistono dati generali consultabili, nonostante esista un Magistero specifico, questa la sua risposta: "io posso solo parlare della mia esperienza, tra tutte le richieste di aiuto che ricevo ogni anno, la percentuale degli esorcismi solenni si aggira intorno all'1 per cento". (Sic!)
In pratica, i 340 esorcisti che operano solo in Italia non fanno, a quanto pare, una plenaria annuale, non forniscono dati dettagliati da poter pubblicare. Sono invece molto operativi quando si parla di formazione di ulteriori esorcisti. In altri paesi il numero complessivo di esorcisti è ben diverso, nella cattolica Spagna il numero si aggira intorno a 30.
La riflessione finale che vorrei fare su questo delicato e pericoloso argomento – sì, pericoloso come la cronaca ci ha dimostrato – è rivolta alla prudenza. Lo stesso vescovo monsignor Angelo Giurdanella ha usato questa parola, declinando inoltre il termine possessioni con il più cauto malessere.
Posto che alcune manifestazioni restano inspiegabili persino alla scienza, a cominciare proprio dai disturbi psichiatrici e neurodegenerativi che, si sa, non sono causati da una singola anomalia, ma sono il risultato di interazioni complesse tra fattori genetici, ambientali e di rete neuronale, mi chiedo appunto quanto sia prudente trovare una risposta tanto suggestiva quanto priva di ogni fondamento dimostrabile.
Perché non tenersi il Mistero? Illuminarlo magari, senza tuttavia fornire risposte così inquietanti e pericolose per quanti non hanno strumenti cognitivi adeguati per il discernimento? L'efficacia del rito è plausibilmente connessa all'impatto psicologico e suggestivo in un contesto di fede già radicata. Fino a quando non potremo spiegare interamente il mistero della mente umana e finché le figure del Diavolo rimarranno un concetto relativo e plurale, la prova inconfutabile dell'esorcismo rimane tale solo all'interno del recinto dogmatico che l'ha generata.
Non vedevo tanta partecipazione a un convegno da molto tempo, e temo che se si fosse organizzato un momento di studio su altre tematiche, reali, dimostrabili e urgenti che ammorbano la nostra comunità, molte poltrone sarebbero rimaste vuote. La cruda verità è che l'ottenebrante fascino del Maligno tira, eccome se tira, e sembra essere un motore molto più efficace della serena e complessa ricerca della verità scientifica.
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