Ogni 25 minuti, in Italia, una persona muore di tumore al colon-retto. È uno dei principali “big killer” oncologici, ma anche uno dei tumori che meglio risponde alla prevenzione: diagnosticato in tempo, può essere curato efficacemente.
A lanciare l’allarme è Giuseppe Galloro, professore ordinario di Chirurgia generale all’Università Federico II di Napoli e da poco eletto presidente nazionale della Sied, la Società italiana di endoscopia digestiva.
“Migliorare lo stato dell’arte, oggi molto scadente, sulle adesioni agli screening di prevenzione sarà uno dei punti fondamentali del mio mandato triennale”, ha dichiarato Galloro.
L’impegno sarà ufficialmente avviato a Palermo, dal 22 al 24 ottobre - come riporta Palermo Today - durante il tradizionale corso nazionale Sied ospitato ai Cantieri culturali alla Zisa. L’evento, diretto da Roberto De Mitri (ospedale Civico-Di Cristina-Benfratelli), riunirà alcuni tra i massimi esperti italiani e internazionali di endoscopia digestiva, tra cui Yutaka Saito, considerato il principale specialista mondiale nella diagnosi e resezione dei tumori precoci del colon-retto.
I numeri dei "big Killer"
Ogni anno in Europa si contano circa 500mila nuovi casi di tumore del colon-retto. In Italia sono 50mila, con circa 23mila decessi: una mortalità del 46%.
Il KCR è la seconda causa di morte per cancro nelle donne (dopo il tumore alla mammella) e la terza negli uomini (dopo polmone e prostata). Eppure, come ricorda Galloro, “lo screening con la colonscopia riduce la mortalità dal 36 al 58%”.
Il divario Nord-Sud
Il problema, però, è la scarsa adesione ai programmi di prevenzione. Secondo i dati del Gruppo Italiano Screening tumori colorettali (GISCoR), al Nord l’efficacia del sistema di reclutamento raggiunge il 97%, al Centro il 93%, mentre al Sud crolla al 45%.
Ancora più preoccupanti i dati sull’adesione: solo il 46% dei cittadini del Nord partecipa agli screening (con Veneto e Valle d’Aosta sopra il 60%), 30% al Centro (Lazio sotto il 20%), e appena 20% al Sud, con Sicilia e Calabria fanalino di coda.
“Il problema non è tanto l’organizzazione, che esiste ed è anche di buon livello, ma la scarsa sensibilità della popolazione verso la prevenzione”, sottolinea Galloro.
Educare alla Cultura della Prevenzione
La Sied punta ora a una strategia nazionale di sensibilizzazione, coinvolgendo anche i più giovani come “ambasciatori” della cultura della prevenzione in famiglia.
Tra gli altri obiettivi del triennio anche l’internazionalizzazione delle collaborazioni scientifiche — come quella con il National Cancer Center Hospital di Tokyo — e l’uso delle nuove tecnologie nelle tecniche endoscopiche e chirurgiche. “In Italia possiamo contare su centri pubblici altamente qualificati – conclude Galloro – ma servono cittadini più consapevoli. La prevenzione salva la vita”.