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22/10/2025 06:00:00

Baglio Basile e Delfino Beach: da patrimonio confiscato alla rinascita con CDSHotels

Due icone del turismo tra Marsala e Petrosino voltano pagina. Dopo anni di amministrazione giudiziaria, il Baglio Basile e il Delfino Beach Hotel – cuore del patrimonio da 127 milioni di euro confiscato all’imprenditore Michele Licata – hanno un nuovo titolare: il gruppo salentino CDSHotels.

 

 Il gruppo CDSHotels, realtà con sede a Lecce e guidata da Fioravante Totisco, ha acquisito due delle strutture più imponenti della provincia di Trapani: il Baglio Basile, a Petrosino, e il Delfino Beach Hotel, sul litorale Sud di Marsala.

 

L’apertura ufficiale a marchio CDSHotels è prevista per la primavera del 2026, e segna una tappa importante nella strategia di espansione del gruppo nel Sud Italia, dopo l’acquisizione di Città del Mare e Baia Taormina. Con queste operazioni, CDSHotels raggiunge 14 strutture tra Puglia e Sicilia, rafforzando la propria presenza nel segmento leisure e MICE (Meeting, Incentive, Conference, Exhibition).

 

 

Due colossi del turismo locale

Il Baglio Basile, sontuosa residenza ottocentesca situata tra Marsala e Mazara del Vallo, dispone di 217 camere, una Spa e un ampio centro congressi.
Sorge nel territorio di Petrosino, sui terreni dell’antico feudo Chiuse Abbandonate, appartenuto fin dal 1093 alla mensa vescovile di Mazara, quando il conte Ruggero fondò il Vescovato. Dopo l’Unità d’Italia, con la legge Corleo del 1862, il feudo fu messo all’asta e acquistato dal notaio Gaetano Basile, che lo rese fertile e vi costruì il baglio che ancora oggi porta il suo nome. Il Delfino Beach Hotel, affacciato direttamente sul mare di Marsala, conta 225 camere, piscine, impianti sportivi, spiaggia privata e una formula All Inclusive. Entrambi gli hotel sono stati, per anni, luoghi simbolo per cerimonie, banchetti e turismo balneare.

 

Dalla gestione GHD alla nuova proprietà

Prima dell’acquisizione da parte di CDSHotels, le due strutture avevano conosciuto una fase di transizione sotto la gestione del Gruppo Internazionale GHD, che nel 2024 aveva avviato un piano di rilancio e riqualificazione con l’obiettivo di riaprire entrambe le strutture tutto l’anno. Il Delfino Beach doveva riaprire il 4 marzo e il Baglio Basile il 18 marzo, con nuovi servizi di animazione, wellness e ristorazione a marchio Bellarium. Quell’intervento ha costituito una tappa ponte verso la stabilità definitiva garantita oggi da CDSHotels.

 

Michele Licata: l'ex re delle strutture turistiche e l'impero da 127 milioni 

Per decenni, Michele Licata è stato sinonimo di imprenditoria turistica nella Sicilia occidentale. Marsalese, con il suo gruppo controllava il Baglio Basile, il Delfino Beach, l’agriturismo La Volpara e altri ristoranti e sale ricevimenti. Le sue strutture erano mete ambite per matrimoni, convegni e vacanze di lusso.

Ma dietro la facciata dorata si celava un sistema complesso di evasione fiscale e frodi ai danni dello Stato, che nel 2015 portò al sequestro preventivo di beni per 127 milioni di euro. Il sequestro operato dalla Guardia di Finanza nel 2015 fu il più grande in Italia non legato a fatti di mafia. Coinvolse non solo Licata, ma anche la moglie Maria Vita Abrignani, le figlie Valentina, Clara Maria e Silvia, e altri familiari. Secondo la Procura di Marsala, l’impero di Licata era costruito su una colossale evasione fiscale e su false fatturazioni usate per ottenere finanziamenti pubblici e indebite compensazioni IVA.

Le indagini, coordinate dai pm Alberto Di Pisa e Antonella Trainito, documentarono un meccanismo sistematico: fatture per operazioni inesistenti, società compiacenti e denaro che rientrava nelle casse del gruppo Licata tramite assegni e compensazioni simulate.

 

 

Fatture false e fondi pubblici: come funzionava il "metodo Licata"

Il modus operandi era collaudato: Licata chiedeva a fornitori compiacenti di emettere fatture false per lavori mai eseguiti. Tali documenti venivano poi utilizzati per giustificare spese fittizie in progetti cofinanziati con fondi europei o regionali. Tra gli esempi più eclatanti:

  • Roof Garden Srl, proprietaria del Baglio Basile, ricevette un contributo di 2,08 milioni di euro per un ampliamento da 110 camere e impianti sportivi, mai completato nei termini rendicontati. Delfino Srl, titolare del Delfino Beach, ottenne 4,45 milioni di euro per un “programma di ampliamento” che prevedeva piscine, anfiteatro, campi sportivi e centro benessere. Nelle carte giudiziarie si legge che diversi fornitori emettevano fatture per centinaia di migliaia di euro su operazioni mai realizzate.

 

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  • La lunga vicenda giudiziaria

Il primo sequestro risale alla primavera 2015, seguito da anni di processi e ricorsi. Nel 2016, il Gup di Marsala Riccardo Alcamo condannò Licata a 4 anni e 5 mesi per evasione fiscale, truffa e malversazione. Nel 2020, la Corte d’Appello ridusse la pena a 2 anni e mezzo per effetto della prescrizione di alcuni reati. Infine, nel gennaio 2024, la Cassazione confermò la condanna definitiva a 5 anni per auto-riciclaggio, chiudendo un decennio di procedimenti. La confisca definitiva dei beni, sancita nel 2023 dalla Suprema Corte (presidente Anna Petruzzellis), ha siglato la parola “fine” sull’impero di Licata.

 

 

Dal declino alla rinascita 

Oggi, con l’ingresso di CDSHotels, queste strutture si preparano a un nuovo capitolo. Non solo come destinazioni turistiche, ma come simbolo di rigenerazione economica: beni confiscati alla criminalità economica che tornano a produrre valore, lavoro e sviluppo per il territorio. Il gruppo Totisco punta a rilanciare il Baglio Basile e il Delfino Beach come hub del turismo esperienziale e congressuale, con investimenti in formazione, digitalizzazione e sostenibilità.