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23/10/2025 20:00:00

Per la Cassazione non c'è nessun legame tra Berlusconi, Marcello Dell'Utri e la mafia

La Corte di Cassazione chiude definitivamente uno dei capitoli più discussi della storia giudiziaria italiana: nessuna prova di rapporti tra Silvio Berlusconi, fondatore di Fininvest, e Marcello Dell’Utri con Cosa Nostra.
La Suprema Corte ha respinto il ricorso della Procura generale di Palermo contro la decisione con cui la Corte d’Appello aveva già escluso ogni legame tra i due e il mondo mafioso, rigettando la richiesta di sorveglianza speciale e la confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri.

Difeso dagli avvocati Francesco Centonze e Tullio Padovani, l’ex senatore di Forza Italia vede così confermata una sentenza che la Cassazione definisce «storico-giuridicamente definitiva».

 

Nessun riciclaggio mafioso nelle imprese berlusconiane

Per i giudici, non è mai stata dimostrata «alcuna attività di riciclaggio di Cosa Nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo, né negli anni successivi». Una formulazione che, di fatto, esclude l’ipotesi che l’ascesa economica e imprenditoriale di Berlusconi abbia avuto un’origine criminale.

 

Cade anche la tesi dei "soldi in cambio del silenzio"

La Corte d’Appello di Palermo, ora definitivamente confermata, aveva già smontato un altro pilastro dell’accusa: l’idea che Berlusconi avesse versato denaro a Dell’Utri per “comprare il silenzio” su presunti rapporti con la mafia.
«È indimostrata e illogica la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato somme di denaro a Dell’Utri per ottenere il suo silenzio sull’esistenza di indimostrati accordi con Cosa Nostra», scrivono i giudici. Il rigetto della Cassazione riguarda anche i familiari di Dell’Utri, difesi dagli avvocati Filippo Dinacci, Lodovica Beduschi e Francesco Bertorotta, per i quali erano state chieste le stesse misure.

 

"Solo amicizia e riconoscenza"

Secondo i magistrati, tra Berlusconi e Dell’Utri vi fu «un rapporto di amicizia e riconoscenza», non un patto di omertà.
La Corte parla di una «tesi semplicistica e indimostrata» che non tiene conto «della successiva evoluzione dei rapporti fra i due e del più volte ribadito affetto, testimoniato anche dalle disposizioni testamentarie» di Berlusconi.

I flussi finanziari verso Dell’Utri, stimati dalla Direzione Distrettuale Antimafia in circa 42,5 milioni di euro in dieci anni, sarebbero quindi espressione – secondo i giudici – di questo legame personale e non di alcuna contropartita illecita.