Il rilascio di nuove concessioni per l’impianto di altri chioschi nelle Zone B della RNO Isole dello Stagnone ha riacceso il dibattito sulla gestione dell’area naturale protetta, tutelata sulla carta dagli Artt. 9 e 41 della Costituzione e da tanti altri decreti e leggi tra cui la n. 68 del 2015 che ha introdotto il reato di “danno ambientale”. Sulla non corretta conduzione dell’area al fine della “soddisfacente conservazione” da garantire anche, se non soprattutto, per le “future generazioni”, è stato scritto di tutto e di più. Scritti che, però, non sembrano avere impensierito la Regione (programma, istituisce e affida in gestione le riserve naturali) e i “Livelli territoriali inferiori di governo”.
Sembrerebbe anzi che il modello gestionale dello Stagnone sia da esportare ad altre riserve naturali. Il dato in maniera inequivocabile è emerso di recente, nel corso della seduta di Consiglio comunale di Mazara del Vallo, del 24 settembre. A Mazara, infatti, il Sindaco, nonché Presidente del Libero consorzio comunale di Trapani, i consiglieri comunali, il Consulente del Sindaco per il controllo e lo sviluppo delle aree protette del territorio mazarese, già addetto (in pensione) alle aree protette del Libero consorzio, sempre con maggiore insistenza reclamano l’istituzione della riserva Naturale di Capo Feto.
E proprio nel corso del Consiglio comunale del 24 settembre, il Sindaco, in risposta all’intervento di un consigliere che, tra l’altro, ha chiesto se non fosse stato opportuno “dare le chiavi ai ragazzi che fanno kite surf”, ha risposto che nel mese di luglio è stato in Assessorato regionale Territorio e Ambiente per discutere dell’istituzione della Riserva Naturale Orientata di Capo Feto. Riserva che attraverso la costituzione di una “fondazione” andrebbe gestita in consorzio tra il Comune, il Libero Consorzio comunale, il Comune di Petrosino (apporterebbe i Margi della Iunca o Spanò) e non meglio precisati “stakedolder” che saranno stati già coinvolti, dato che entro la metà di novembre bisognerà partecipare al bando dell’Assessorato regionale per “la connessione tra riserve e aree naturali protette”.
Tra gli stakedolder o portatori d’interessi, evidentemente, non figurano chi da sempre si è speso per la salvaguardia vera del biotopo, chi ha suggerito di fare di Capo Feto una riserva integrale e ha criticato l’obiettivo di passare la riserva dei laghetti Preola da RNI a RNO. Il biotopo di Capo Feto, tra l’altro, si presenta meglio conservato della riserva Lago Preola e Gorghi Tondi che è ancora riserva integrale. Il vincolo di integrale, sulla carta, appare, però, più stringente al fine della conservazione naturale per cui è meglio evitare, per chi ha confuso l’attività di protezione del patrimonio naturale come semplice attività di attrazione di pubblico e di attività antropiche sempre più spesso incompatibili.
Riserva naturale orientata, quindi, come lo Stagnone in cui kite surf, chioschi e quant’altro sono stati ammessi anche se non hanno niente a che dividere con la tutela e la conservazione degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali. Il pubblico sia il benvenuto, per tanti motivi, nelle riserve naturali, ma alle condizioni che il fu prof. Fabio Perco (di Trieste), tra i più noti ed apprezzati naturalisti italiani, ha lasciato scritte nell’apposito Piano di Gestione del sito, steso nel corso della realizzazione del progetto Life99 NAT/IT/006270. Piano che a quanto sembra è andato perso e, però, rimangono tracce in possesso del sottoscritto che ha collaborato con Fabio Perco, rimangono tracce nella pubblicazione dell’IRMA (CNR) n. 10 – 2006 (ISSN 1120 1894). Fuori da quelle condizioni, istituire riserve naturali, come RNI o come RNO, sono soldi pubblici gettati al vento.
Enzo Sciabica