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31/10/2025 06:00:00

Il Titanic del Sindaco Grillo. Così è affondata in consiglio la manovra su Marsala Schola

La politica marsalese, si sa, ha un debole per i colpi di scena teatrali, spesso in scena a pochi mesi dal sipario elettorale. Ma quello che si è consumato nelle ultime settimane, e che ha trovato il suo epilogo in un fragoroso "no" del Consiglio Comunale, non è stato un dramma shakespeariano, quanto piuttosto una farsa amministrativa mal congegnata. Protagonista: il Sindaco Massimo Grillo, che ha visto affondare, nel mare agitato della Sala delle Lapidi, il suo ambizioso – e per alcuni, sconsiderato – progetto di riforma: la trasformazione della storica istituzione comunale Marsala Schola in una mastodontica società multiservizi. Un'operazione talmente ambiziosa da far impallidire l'ingegneria finanziaria, ma che, alla prova dei fatti e del voto, si è rivelata un autentico boomerang, un'altra pesante battuta d'arresto per la sua amministrazione.

 

L'idea, balenata nelle stanze del potere cittadino, era di quelle che cambiano il volto di una città, almeno sulla carta. La neonata società, battezzata Marsala Servizi, avrebbe dovuto inglobare la vecchia Marsala Schola (che, per la cronaca, lo stesso Grillo in campagna elettorale aveva promesso di sciogliere, bollandola come "inefficiente e costosa" – l'ironia della sorte, o della politica, ha un gusto amaro a Marsala) e, in un sol colpo, assumere la gestione di servizi nevralgici. Una vera e propria "multiservizi" di stampo classico, disegnata per "semplificare la macchina comunale" e "rendere più rapida la gestione dei servizi".

 

Ma il velo di buone intenzioni ha presto mostrato le sue crepe. Il "colpo di mano", tentato a pochi mesi dalla scadenza naturale della consiliatura, è apparso ai più un tentativo di blindare la gestione di servizi fondamentali, sottraendoli al controllo diretto dell'amministrazione che verrà. Un blitz in piena regola, presentato in fretta e furia e, soprattutto, bocciato dal Consiglio . Una delibera di Giunta liquidata con una sonora bocciatura. La tempesta politica si è abbattuta sull'esecutivo cittadino con la stessa violenza con cui i Marsalesi vedono ciclicamente naufragare le promesse di buona amministrazione.

 

Il nodo cruciale, al di là dell'opportunità politica, rimane la questione normativa. Il Testo Unico sugli Enti Locali, infatti, pone vincoli stringenti alla creazione di nuovi organismi partecipati. Le partecipate, come noto a chi mastica la complessa materia, devono rispondere a criteri di stretta necessità e sostenibilità, un'asticella che i detrattori del Sindaco ritengono non sia stata neanche sfiorata dal progetto Grillo. La Marsala Servizi nasceva zoppa, gravata dal peso di una Schola promessa in liquidazione e con il dubbio di porsi in contrasto con le norme che regolano la materia in Italia. Un peccato originale che ha condannato l'iniziativa fin dalla sua presentazione.

 

Il nuovo smacco, l'ennesimo subito dal Sindaco in carica, lascia sul tappeto diverse domande. Perché tentare un'operazione così complessa e delicata proprio in prossimità delle elezioni? Era davvero l'unico modo per rendere efficienti i servizi, o si nascondeva l'intento di creare una "cassaforte" di servizi per il futuro, bypassando i meccanismi ordinari di gara e trasparenza? Dubbi che meritano risposte, in una città in cui il confine tra l'efficienza amministrativa e le logiche di potere è spesso troppo labile.

 

La disfatta del Sindaco in Consiglio: un dibattito tra l'imbarazzo e la resa

 

La seduta del Consiglio Comunale di Marsala del 28 ottobre resterà negli annali non per l'acume delle argomentazioni, quanto per l'imbarazzante evanescenza con cui l'Amministrazione Grillo ha tentato di difendere il suo "multiservizi mascherato". Un copione già visto, ma con un finale di bocciatura che è suonato come un triplice fischio su una partita giocata male.

Il punto all'ordine del giorno, l'approvazione del nuovo statuto per l'Istituzione, ribattezzata "Marsala Servizi" (un nome più da centro commerciale che da ente di alto profilo), è stato introdotto in un clima di attesa per la verità, di attesa soprattutto per il Sindaco. Assente. La patata bollente è così finita nelle mani dell'Assessore Agate, delegato, il quale, pur encomiabile per la "preparazione nella materia" (come gli ha riconosciuto, non senza una punta d'ironia, il consigliere Coppola), ha dovuto vestire i panni del relatore senza l'autore.

L'intervento dell'Assessore Agate si è dipanato in una lunga e meticolosa lettura delle "nuove" attività previste, quasi a voler saturare l'aria con un eccesso di dettagli per nascondere la sostanziale mancanza di una visione strategica convincente. Si è parlato di "efficientamento dei processi", di "struttura organizzativa snella" e di "arricchire l'offerta", ma il succo dell'intervento era uno: Marsala Schola (l'Istituzione destinata a diventare il veicolo di questa manovra) non doveva più occuparsi solo di servizi scolastici essenziali (mense, scuolabus, assistenza igienico-personale, asili nido), ma avrebbe avuto la possibilità di gestire "eventi e contenitori culturali".

"Questa è la novità," ha ammesso l'Assessore, quasi a sminuire il resto, ".. non vedo particolari stravolgimenti se non la possibilità ... di accogliere ulteriori attività." Ma è proprio in questo "piccolo" ampliamento che risiedeva il nocciolo della questione, il tentativo di trasformare un'Istituzione con finalità sociali ben definite in un braccio operativo a la carte per qualsiasi esigenza gestionale futura dell'Amministrazione, saltando gli ostacoli delle gare. A rendere il tutto surreale, l'assenza di richieste di intervento da parte dei colleghi consiglieri, tanto che si è passati direttamente alla votazione. Il silenzio assordante ha preparato il terreno per la disfatta.

 

Il sipario e il voto: 16 a 3 è un verdetto tombale

 

Il Segretario ha proceduto all'appello nominale e il risultato è stato un'autentica mazzata, con una chiarezza che la politica marsalese raramente esprime: su 19 consiglieri votanti, la delibera è stata bocciata con 16 voti contrari e soli 3 favorevoli. Un verdetto senza appello, un'umiliazione politica che non ammette repliche né interpretazioni.

Il Consigliere Coppola (che ha votato contro) ha trasformato la sua dichiarazione in un duro atto d'accusa, ricordando come il rilancio promesso da Grillo non sia mai avvenuto e come sia stato il Consiglio a "garantire i diritti allo studio a tutti gli alunni" attraverso "occupazioni in aula" e battaglie. L'accusa più pesante: il progetto di "Marsala Servizi" è solo una "provocazione politica per dire io c'ho provato a fine mandato", un tentativo di caricare l'Istituzione di ulteriori compiti senza darle le necessarie risorse.

Ancor più duro il Consigliere Di Pietra (anch'egli contrario), che ha centrato il punto più insidioso della proposta: la "durata a tempo indeterminato". "Facevamo entrare dalla finestra ciò che dal portone non può entrare," ha tuonato Di Pietra, evidenziando il tentativo subdolo di stabilizzare la partecipata nonostante la bocciatura pregressa del Consiglio in fase di DUP. La Giunta, secondo Di Pietra, non ha saputo dare alcuna risposta convincente sul perché affidare i nuovi servizi, come la gestione dei contenitori culturali, a "Marsala Servizi" anziché all'Ente Mostra.

Il coup de grâce finale è arrivato dal Consigliere Passalacqua, che ha definito l'atto come l'"apoteosi del fallimento di questa amministrazione". "Questo dall'inizio della legislatura è il primo e l'unico atto che fa parte del programma del sindaco, l'atto più importante che è venuto in aula è miseramente precipitato oggi," ha concluso Passalacqua, chiedendo senza mezzi termini le "dimissioni immediate del Sindaco e di tutta la sua Giunta".

 

 

 

La Marsala Servizi: un boccone amaro e assai costoso. Tra poltrone, vitalizi e il fantasma della legalità

 

Il fragore della bocciatura in Consiglio Comunale si è mischiato ai velenosi echi di un’inchiesta che Tp24 aveva anticipato un anno fa. La trasformazione di Marsala Schola in Marsala Servizi non era soltanto un’operazione amministrativa maldestra, ma un vero e proprio “colpo di teatro” politico.

Il paradosso che ha accompagnato l'intera vicenda è l'evidente sconfessione del proprio programma elettorale da parte del Sindaco Massimo Grillo, che aveva promesso di eliminare Marsala Schola e che invece, dopo aver nominato un Consiglio di Amministrazione per la distribuzione di poltrone, ha cercato di rendere l'ente indistruttibile, ampliandolo a dismisura.

Il vero nervo scoperto si celava nei dettagli finanziari del nuovo statuto. La trasformazione in una società a tempo indeterminato rispondeva a una chiara logica di blindatura politica e clientelare.

Il nuovo statuto, infatti, prevedeva compensi principeschi per i vertici:

  • Presidente del CdA: un’indennità pari al 50% dell'indennità di carica del Sindaco.

  • Componenti del CdA: un’indennità pari al 30% dell'indennità di carica del Sindaco.

 

La ratio di creare un nuovo ente, che avrebbe potuto sottrarre al Comune il controllo diretto di settori cruciali e la necessità di indire bandi pubblici, sembrava rispondere più a un impulso bulimico di spartizione del potere che a un’esigenza di efficientamento. Un modello superato e rischioso, che il legislatore nazionale e la Corte dei Conti contrastano strenuamente, richiamando al rispetto del Testo Unico sulle Società Partecipate (TUSP), che limita la creazione di nuove società solo a scopi di "stretta necessità e sostenibilità". Una necessità che non è mai stata minimamente provata.

Il fallimento politico, dunque, è totale. La bocciatura non è solo un atto tecnico, ma un fallimento politico tombale. L'Amministrazione Grillo ha visto naufragare l'unico vero atto del suo "programma" di revisione delle partecipate. Il risultato è che Marsala resta con i suoi problemi, con una Marsala Schola che non è stata né sciolta né riformata, e con una Giunta che appare sempre più isolata e priva di autorevolezza politica.

La partita sui servizi essenziali e sul futuro della macchina comunale a Marsala è dunque drammaticamente riaperta, in attesa che la prossima tornata elettorale non generi soltanto l'ennesimo valzer di poltrone, ma finalmente una visione di buon governo capace di distinguere l'interesse della collettività dalle logiche di potere e dai cappotti di velluto per i fedelissimi.