Il 5 e 6 novembre due giorni di scioperi nella sanità: si fermano medici e farmacisti
Saranno due giornate difficili per la sanità italiana quelle di mercoledì 5 e giovedì 6 novembre, con due scioperi consecutivi che coinvolgeranno medici di medicina generale e farmacisti delle strutture private. Al centro delle proteste, in entrambi i casi, c’è la difesa del ruolo professionale e la richiesta di maggior riconoscimento economico e contrattuale.
Mercoledì 5 novembre: si fermano i medici di famiglia
A incrociare le braccia saranno i medici di medicina generale, aderenti allo Snami (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani), che protestano contro l’introduzione del cosiddetto “ruolo unico”, misura prevista nella riforma della sanità territoriale.
Secondo lo Snami, la riforma rappresenta “la fine della medicina di famiglia e dell’autonomia professionale dei medici di base”.
“Il medico di famiglia sta diventando un semplice ingranaggio amministrativo, dipendente del sistema ma con tutti gli svantaggi della convenzione”, spiega il presidente Angelo Testa.
Durante la giornata di sciopero gli ambulatori resteranno chiusi, ma saranno garantiti i servizi di emergenza e urgenza. Lo Snami chiede di difendere “la libertà di cura e la qualità dell’assistenza ai cittadini”, denunciando una progressiva burocratizzazione della professione.
Giovedì 6 novembre: sciopero nazionale dei farmacisti
Il giorno successivo toccherà ai quasi 60 mila dipendenti e collaboratori delle farmacie private convenzionate, aderenti a Federfarma. Lo sciopero, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, durerà 24 ore e nasce dal mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), scaduto dal 31 agosto 2024.
Le trattative tra le organizzazioni sindacali e Federfarma si sono interrotte dopo mesi di stallo: i titolari di farmacia avrebbero offerto un aumento di 180 euro lordi, considerato insufficiente dai sindacati, che chiedono 360 euro e una revisione complessiva delle tutele e dei carichi di lavoro.
Anche Conasfa, l’associazione nazionale dei farmacisti non titolari, sostiene la mobilitazione:
“Non è in gioco solo la busta paga, ma il riconoscimento del valore professionale dei farmacisti. Se il dipendente è sottopagato, sovraccaricato e non valorizzato, si indebolisce l’intero sistema del presidio farmacia”.
Le farmacie garantiranno i servizi essenziali, ma si prevedono disagi per i cittadini.
“Non solo stipendi, ma dignità e ruolo sociale”
Conasfa parla di una protesta che va oltre la questione economica:
“Il sistema farmacia interagisce con la sanità pubblica e con la comunità territoriale. Un contratto che non riconosce la professionalità e l’impegno alimenta un circolo vizioso: perdita di motivazione, aumento del turnover, peggioramento della qualità del servizio e della fiducia dei cittadini”.
L’associazione chiede che il rinnovo del contratto preveda percorsi di crescita professionale, formazione, orari sostenibili e valorizzazione del ruolo della farmacia di comunità, riconoscendo ai farmacisti un posto pieno nel sistema sanitario integrato.
Sanità in fermento
Due giorni di mobilitazioni che mettono in luce un malessere diffuso nella sanità italiana: medici e farmacisti chiedono di non essere ridotti a ingranaggi del sistema, ma di poter lavorare con dignità, autonomia e riconoscimento.
Il 5 e 6 novembre, dunque, la sanità territoriale e il servizio farmaceutico saranno messi alla prova da scioperi che — oltre ai disagi per i cittadini — segnalano la necessità di un profondo ripensamento del modello di assistenza e del valore dei professionisti che ne sono il motore.
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