Basket, Shark e quelle vittorie all'ultimo secondo
Contro Trapani Sahrk finisce in volata l’imbattibilità del Brescia nel campionato di massima serie di basket. Dovremmo abituarci a questi finali anche se si scavano, durante il match, solchi che sembrano incolmabili. Pur chiudendo nell’intervallo con 14 punti di distacco e mettendo sotto scacco una difesa che nelle precedenti gare aveva dimostrato ottima solidità, la partita non poteva mai considerarsi chiusa. Sicuramente avrebbero pesato nella seconda parte del match le fatiche logistiche di Coppa, dopo una odissea infinita tra aerei e pullman per raggiungere Opava, in Repubblica Ceca e giocare con un modesto Herzlliya, team israeliano in diaspora sportiva. Un fattore ben sottolineato da Jasmin Repesa a partita vinta per 77 a 75 con un finale rocambolesco. A risultato invertito, la gara non avrebbe presentato crismi giustificativi a causa di un secondo tempo giocato con la sordina da quasi tutti i giocatori, tranne Allen ed un ammirevole Hurt, il canguro di Melbourne, alla sua migliore partita stagionale, con uno score da star di prima grandezza (23 punti, con un 9/11 al tiro totale, ma 4 su 5 nelle bombe).
Si è rivisto, per alcuni tratti, anche il “desaparecido” Sanogo, non tanto per i punti messi a referto, appena 2, quanto per le carambole catturate (ben 8 nei pochi minuti in cui è stato impiegato). Sotto canestro ha dovuto supplire alle carenze di un Eboua irriconoscibile sia nel punteggio che a rimbalzo.
Durante lunghi tratti del match, con la Germani che spingeva sul piede dell’acceleratore, sfruttando i cali fisici e mentali degli Shark, ad avvenuto aggancio, il “Buster” Repesa ha dovuto cambiare le carte in tavola, alleggerendo la squadra e giocando con Alibegovic centro e Hurt, in grande spolvero e fresco come una rosa, ala grande. Nella cavalleria leggera, schierata sul parquet, non poteva mancare la carica di un Notae al suo esordio assoluto, mentre mestamente era seduto in panchina Cappelletti (solo 8 minuti è durato il suo impiego). L’uomo di Covington, spostato a play per esigenze tattiche (Arcidiacono non era della partita per infortunio) liberava da compiti di creatore di gioco Jordan Ford, il quale si distingueva, più che per i punti segnati - appena 8 in 27 minuti - per rimbalzi ed assist (rispettivamente 6 e 7), che innestavano la vena realizzativa di un inesauribile Hurt.
Anche Allen si esprimeva ai suoi migliori livelli, oltre che fisici anche tecnici (36 minuti, 17 punti conditi da 5 rimbalzi ed 8 assist). L’ex Ostenda, si sedeva sul tavolo da gioco come un esperto pokerista per rilanciare con freddezza il suo gioco preferito in attacco o affannarsi in difesa a raddoppiare sui lunghi che agivano in mismatch negativi. Una sua tripla, allo scadere sparigliava il punteggio ed a nulla valevano gli sforzi finali di una Leonessa ferita per andare ai supplementari o addirittura vincere, con una bomba da 3 lanciata come una preghiera.
Positiva la prova di Alibegovic nell’inusitato ruolo di pivot a contrastare il gigantesco Bilan, tenuto su punteggi accettabili (11 punti e 9 carambole). Rossato ha giocato come frangiflutti per 20 minuti, molto pimpante in marcatura e collezionando punti, rimbalzi ed assist. Non pervenuto Petrucelli, mentre Eboua ha profondamente deluso e negli 8 minuti impiegati ha presentato uno score assolutamente piatto.
Anche Notae, al rientro, ha giocato 20 minuti, forse troppi per le condizioni fisiche in cui versava. Si notavano visibilmente le precarie condizioni di forma e Repesa giustamente lo utilizzava in un ruolo, da playmaker, archiviato da tempo. Comunque, ha portato diligentemente palla senza attaccare il canestro come abitualmente usa fare, distribuendo il gioco senza avventurarsi come incursore in un ferro mirabilmente difeso da Della Valle & C. Lo stesso dicasi per Ford, che in una giornata mediocre al tiro, da tipo intelligente, ha preferito non forzare, innescando i due (Allen e Hurt) che nel fondamentale sembravano più ispirati. In definitiva, una vittoria che pur se sofferta, rilancia le chance di poter afferrare i primi 8 posti al giro di boa che consentirebbero l’accesso alla Frecciarossa Final Eight che si disputerà, a Torino, dal 18 al 22 febbraio. Un obbiettivo che risultava insperato alla vigilia sia per la penalizzazione inflitta che per la lunga degenza di Notae ed anche per il ritardo tecnico accusato da Arcidiacono e Sanogo, passati dalla G League al campionato italiano. Per la verità, anche Hurt non ha ingranato subito ma le sue ultime prestazioni hanno dissipato qualsiasi dubbio sul rendimento futuro. È risultato l’MVP nel match e denotato anche forte personalità nell’assumersi responsabilità al tiro nei momenti topici. Dulcis in fundo, “Buster” Repesa: non vorrei ripetermi nei giudizi lusinghieri tributati a più riprese ad un mostro sacro. Ritengo che, senza il Deus ex Machina di tutto l’apparato cestistico, gli Shark non sarebbero assurti a livelli così eccelsi. Indubitabilmente il roster, da un punto di vista tecnico non è paragonabile a quello dello scorso torneo in cui militavano stelle di prima grandezza come Robinson, Horton, Galloway e Yeboah, sostituiti da un pari grado come Jordan Ford e da autentiche scommesse come Allen, Hurt, Arcidiacono e Sanogo. Con il materiale umano a disposizione ha dovuto modificare anche incrollabili filosofie di gioco. Confermato il mantra della transizione primaria, ha dovuto modificare drasticamente la mappa del tiro. Le regole d’ingaggio attuali risultano imperniate su soluzioni molto vicine a canestro, con percentuali altissime di realizzazione che evitano, in caso di fallimento, una veloce transizione avversaria. Quando si è dovuto esagerare per motivi contingenti- il Brescia collassava l’area concedendo al Trapani solo tiri dal perimetro- si sono immediatamente abbassate le percentuali al tiro (22% da 3, una miseria). Si è così, “mutatis mutandis”, dovuto supplire con una applicazione “feroce” in marcatura, costringendo i lombardi a ben 14 palle perse, un elemento che dovrà risultare una costante per tutto il torneo, se si vuol continuare a vincere. Dal momento che la Leonessa difendeva la propria area, come fosse a salvaguardia di cuccioli appena nati, al “Buster” non restava altro che rovistare tra i suoi appunti mentali nell’intento di trovare una soluzione iconica e storica, in cui la cavalleria leggera sfidava i cannoni avversari, senza per questo schiantarsi. Uomo culturalmente preparato in imprese di guerra (forse le ha anche vissute dopo lo smembramento della ex Jugoslavia), avrà pensato alla battaglia di Balaklava, in Crimea, in cui la cavalleria britannica si lanciava, ventre a terra, in una missione suicida, contro artiglieria e fanteria russe. E si sarà anche chiesto se si potevano invertire gli esiti di quella eroica battaglia campale. La risposta l’ha avuta solo alla fine, quando quel tiro da tre scoccato da Burnell, si è stampato sul ferro.
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