Nel cimitero comunale di Trapani il Campo degli Avieri — in parte asfaltato negli anni ’80 — e il Campo 5 dei prigionieri austro-ungarici non ci sono più. Due sacrari militari che per decenni hanno custodito storie, nomi e vite spezzate, oggi risultano cancellati. Per questo il Ministero della Difesa ha avviato una verifica ufficiale.
C’è un angolo del cimitero comunale di Trapani che non esiste più. Un luogo che, fino agli anni Sessanta e Settanta, conservava croci, monumenti, iscrizioni, ricordi di uomini caduti lontano da casa. Il Campo degli Avieri era un piccolo sacrario: una trentina di tumulazioni di aviatori italiani, tedeschi e francesi, morti durante la Seconda guerra mondiale, identificati e sepolti con dignità. Oggi non ne rimane traccia: solo tagli nell’asfalto, qualche buca che non dice più nulla, un territorio svuotato.
Una parte del campo, come confermato dagli atti, sarebbe stata asfaltata presumibilmente negli anni Ottanta. Una scelta forse legata a interventi strutturali o riorganizzazioni interne, ma che ha finito per cancellare per sempre la memoria delle sepolture.
Il cappellano-direttore del cimitero, in un suo scritto dell’epoca, raccontava un sacrario curato con rispetto: croci ordinate, un’ala di motore spezzata sormontata da una croce, lapidi con versi dedicati agli aviatori. «E se l’ala si spezza o il motore falla…» si leggeva su una di esse, quasi a voler proteggere quei giovani uomini che avevano trovato nel cielo la loro fine e lì, in quel campo, il loro sonno.
Oggi, di quel monumento, resta solo una foto in bianco e nero.
Ancora più grave è quanto accaduto al Campo 5, il sacrario dove erano sepolti circa cinquanta prigionieri austro-ungarici morti a Trapani durante la Prima guerra mondiale. Secondo quanto è possibile ricostruire, le croci sarebbero state rimosse negli anni Sessanta e, sopra quell’area, sarebbero stati costruiti nuovi loculi e ulteriori strutture cimiteriali. Una sovrapposizione che ha di fatto cancellato l’intero campo, rendendo impossibile stabilire dove siano oggi i resti dei prigionieri.
Il tutto nel silenzio.
E, va detto, in violazione delle convenzioni internazionali che tutelano le sepolture militari, indipendentemente dalla nazionalità.
A rendere ancora più complesso il quadro è la mancanza di dati: perfino i giornali dell’epoca, custoditi alla Biblioteca Fardelliana, sarebbero in parte irreperibili, rendendo difficile ricostruire cronologia, interventi e decisioni amministrative. Infatti il fascicolo dei giornali del 1917, ad ora, non è stato ritrovato.
Avviate verifiche dal Ministero della Difesa contro la cancel culture
La risposta del Ministero è arrivata il 10 novembre. Una lettera firmata dal generale Nadir Ruzzon, vice capo di Gabinetto del Ministro della Difesa, chiede all’Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della Difesa di fornire “ogni elemento di cognizione e valutazione” sullo stato delle sepolture militari trapanesi.
Una procedura formale, ma dal tono netto.
Si tratta di una verifica ufficiale: un passo raro e significativo. L’iniziativa è nata dalla segnalazione di Antonio Jacopo Triscari, giovane ricercatore trapanese che da anni ricostruisce, con precisione archivistica, gli elenchi dei caduti di guerra del territorio. Ma il punto non è lui. Il punto sono i soldati, le loro vite perdute e la memoria che oggi rischia di essere dimenticata tre volte: in guerra, nel tempo e nell’indifferenza.Riferendosi al suo lavoro, Jacopo Triscari lancia un appello:
Sto cercando di ricostruire l’elenco dei soldati trapanesi fatti prigionieri durante la Seconda guerra mondiale dai nazisti quanto dagli alleati. Il mio intento è quello di ricordarli e onorarli, restituendo un nome e una storia a chi è stato dimenticato.Ogni informazione, anche minima, può essere preziosa per mantenere viva la memoria di questi uomini.
Le verifiche ministeriali sono solo all’inizio Dovranno chiarire se i resti siano stati spostati, se esistano registri mancanti, quali scelte amministrative siano state compiute negli anni passati.
Bisognerà analizzare mappe, atti interni, corrispondenze, fonti d’archivio. Ma una cosa è già evidente: due sacrari militari — il Campo degli Avieri e il Campo 5 dei prigionieri austro-ungarici — sono scomparsi dal cimitero di Trapani. E quando scompare la memoria, non sono solo le croci a non esserci più. Sono le vite che rappresentavano. Sono le domande senza risposta. È un pezzo della nostra storia che rischia di non essere più raccontato.