Si sono svolti ieri i funerali della giovane avvocata marsalese avvocata Danila Tranchida. Una vicenda che ha addolorato la città, che si è stretta intorno alla famiglia. Per chiarire le cause del decesso è stato necessario effettuare un'autopsia.
Ancora una volta, un’autopsia è stata effettuata direttamente al cimitero comunale di Marsala, in una stanza che da oltre vent’anni ospita un freezer in grado di contenere fino a sei corpi e che avrebbe urgente bisogno di una completa ristrutturazione.
Un’anomalia che riapre una questione delicata: Marsala non dispone ancora di una sala autoptica ospedaliera funzionante, pur essendone provvista sulla carta, mentre quella presente al cimitero non rispetta gli standard previsti dalla normativa nazionale e regionale.
Cosa prevede la legge
Il D.P.R. 285 del 10 settembre 1990 – con modifiche del 2022 – stabilisce in modo chiaro che i Comuni devono disporre di un obitorio destinato a:
- mantenimento in osservazione e riscontro diagnostico dei cadaveri senza assistenza medica;
- deposito dei cadaveri a disposizione dell’autorità giudiziaria per autopsie e accertamenti medico-legali;
- deposito e trattamenti su salme portatrici di radioattività.
Le autopsie giudiziarie o cliniche, però, dovrebbero svolgersi in un contesto diverso:
Istituti di Medicina Legale, obitori ospedalieri, sale settorie autorizzate con requisiti specifici: tavolo anatomico, aspirazione dei gas, pavimenti e pareti lavabili, attrezzature adeguate, condizioni di sicurezza e la possibilità di garantire la catena di custodia dei reperti.
Per intenderci: un’autopsia non è una necroscopia. Quest’ultima è un semplice accertamento della morte; la prima richiede analisi approfondite, strumentazione adeguata e un ambiente idoneo.
L’anomalia marsalese
L'esame in una sala del cimitero a oggi, presenta elementi critici:
- un tavolo di marmo, non un tavolo anatomico;
- un freezer da 5-6 posti;
- due condizionatori;
- un lavabo;
- scarse dotazioni impiantistiche e carenze igienico-sanitarie.
La stanza necessita da tempo di una ristrutturazione completa.
Intanto, la sala autoptica dell’ospedale “Paolo Borsellino” non è ancora collaudata, nonostante sia pronta da anni.
Il risultato è che Marsala, per un atto tanto delicato quanto fondamentale, ricorre a un luogo che non risponde pienamente agli standard previsti dalla legge, e certamente non adatti allo svolgimento di un esame autoptico completo.
Le norme regionali
La normativa siciliana – Legge regionale 4/2020 – ribadisce che i Comuni devono regolamentare obitori, depositi di osservazione e strutture funebri in conformità alle norme statali.
Ma una "camera mortuaria" o un "deposito di osservazione" non è una sala autoptica: serve alla sosta della salma, non a un’indagine medico-legale complessa.
Effettuare un’autopsia in un contesto inadeguato significa esporsi a più rischi:
- problemi sanitari;
- difficoltà nell’esecuzione dell'esame;
- potenziali violazioni sul decoro del defunto;
- una ferita ulteriore ai familiari già colpiti dal lutto.
Una questione di civiltà
Un’autopsia non è un atto qualunque.
È un momento che richiede competenza, dignità e rispetto.
Richiede luoghi attrezzati, personale qualificato e condizioni igieniche adeguate.
Quando questi standard non vengono garantiti, non si tratta solo di un problema procedurale: è una questione che riguarda la comunità intera.
Il cimitero è il luogo del commiato, non una sala settoria.
Ed è inevitabile, oggi, chiedersi una cosa semplice: quanto tempo ancora dovrà passare perché Marsala abbia una sala autoptica ospedaliera adeguata e pienamente funzionante?