La bomba giudiziaria su Liberty Lines non si è ancora assestata, e arriva un nuovo colpo.
La Guardia di Finanza di Trapani ha eseguito un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari che dispone sette misure cautelari personali nei confronti dei vertici operativi della compagnia armatoriale.
Il provvedimento arriva dopo mesi di indagini, intercettazioni, acquisizioni documentali e un primo maxi-sequestro, e delinea un quadro che la Procura ritiene di una gravità straordinaria: un sistema organizzato, durato anni, finalizzato a ottenere fondi pubblici, mantenere tratte strategiche e nascondere problemi tecnici che avrebbero dovuto fermare le navi.
Da un lato il giudice applica le misure più incisive a sette dirigenti; dall’altro respinge le richieste per altri 39 indagati. Nel frattempo conferma il sequestro dell’intero compendio aziendale: 184 milioni di euro tra imbarcazioni, immobili, crediti, depositi, macchinari.
È il capitolo più duro di una vicenda che riguarda sicurezza, legalità, fondi pubblici, controlli istituzionali e un servizio essenziale per decine di migliaia di cittadini delle isole minori.
Le misure cautelari: chi sono i sette dirigenti colpiti dal provvedimento
Il Gip ha applicato la misura coercitiva del divieto di dimora nei comuni di Trapani e Milazzo e quella interdittiva del divieto temporaneo di esercitare ruoli direttivi a:
- Alessandro Forino, presidente del Cda
- Gennaro Cotella, dirigente operativo
- Anna Alba, imprenditrice al centro del presunto patto illecito con la Capitaneria
- Gianluca Morace, direttore generale
- Marco Dalla Vecchia, dirigente operativo della flotta
- Nunzio Formica, responsabile operativo, presente in numerose intercettazioni chiave
- Giancarlo Licari, comandante d’armamento
Secondo la Procura, queste figure costituirebbero la “cabina di regia” del sistema contestato.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono truffa ai danni dello Stato, corruzione e frode nell'esecuzione di un pubblico servizio.
Chi resta fuori dalle misure, ma non dall’inchiesta
Per altri 39 indagati il giudice ha ritenuto insufficienti i gravi indizi o inesistenti le esigenze cautelari.
Tra questi ci sono dirigenti, comandanti, ispettori Rina e anche due esponenti della Capitaneria di Porto di Trapani, Paolo Marzio ed Elio Maniglia, coinvolti nel filone corruttivo relativo alla presunta omissione dei controlli in cambio di assunzioni e biglietti omaggio.
Restano indagati anche:
- Ferdinando Morace, direttore tecnico
- Giuseppe Vincenzo Manuguerra, il comandante intercettato mentre diceva: «Io cristiani a morire non ne porto»
- Massimo Grillo, comandante coinvolto nelle conversazioni sulla navigazione in condizioni di rischio incendio
e molti altri soggetti della filiera tecnica e operativa.
Il sequestro: 184 milioni, ma niente stop al servizio
Il Gip ha convalidato il sequestro preventivo disposto d’urgenza dalla Procura il 18 novembre, relativo a:
- tutte le quote societarie della Liberty Lines
- l’intero complesso aziendale, comprese imbarcazioni, immobili, attrezzature, crediti e disponibilità finanziarie.
Valore complessivo: 184 milioni di euro.
Non è stato invece convalidato il sequestro “per equivalente” da oltre 100 milioni: i beni dovranno essere restituiti alla società.
La compagnia resta comunque operativa.
Il servizio continuerà sotto la guida dei tre amministratori giudiziari: Pietro Squatrito, Fabrizio Abate ed Emanuele Lo Voi Geraci, con il compito di garantire continuità e legalità, e proteggere i livelli occupazionali.
Avarie taciute, navi a rischio e protocolli ignorati
Il cuore dell’indagine riguarda la sicurezza.
Secondo la Procura, tra il 2021 e il 2022 la compagnia avrebbe nascosto 55 avarie su 23 unità veloci, continuando a farle navigare su tratte strategiche:
- Egadi
- Eolie
- Ustica
- Lampedusa e Linosa
Le intercettazioni raccontano un mondo parallelo a quello dei comunicati ufficiali.
Il comandante Manuguerra, parlando di un aliscafo con problemi allo stabilizzatore, dice:
«Io cristiani a morire non ne porto».
Un altro comandante riferisce di un quadro elettrico andato a fuoco.
E ancora: generatori in sovraccarico, fumo in sala macchine, guasti non riparati, legionella in quantità venti volte superiori ai limiti.
In alcuni casi, gli indagati giustificavano ritardi o rallentamenti dicendo alla Capitaneria che la causa era “la plastica a mare”.
Il caso “Carlotta M.” e gli ordini di non scrivere nulla
Tra i casi simbolo c’è quello della monocarena “Carlotta M.”, rimasta in servizio per dieci giorni nonostante un’avaria all’invertitore che – secondo gli atti – avrebbe richiesto l’immediata sospensione della navigazione.
E quando un comandante annotò correttamente un guasto nei documenti ufficiali, scattarono le proteste interne: quelle cose nei registri non dovevano finire.
La gestione della stampa: “I giornali grossi li abbiamo bloccati”
Un capitolo a parte riguarda il rapporto con i media.
Secondo la Procura, la società cercava di controllare l’eco degli incidenti.
Il 12 febbraio 2022 un mezzo arriva a Favignana avvolto dal fumo. Il Giornale di Sicilia pubblica una foto.
Un dirigente commenta:
«È scoppiato il caso mediatico, ho dovuto andare io al Rina».
In un’altra intercettazione:
«Ma lì le leggono quattro cog...ni, i giornali grossi li abbiamo bloccati».
Un tentativo – secondo gli investigatori – di contenere la narrazione pubblica di una flotta che viveva problemi strutturali.
Il presunto patto illecito con la Capitaneria
Il filone corruttivo coinvolge Anna Alba e due ufficiali della Capitaneria di Porto di Trapani, accusati di aver fornito informazioni riservate e omesso controlli in cambio di assunzioni per familiari e persone vicine, oltre a biglietti omaggio.
Per questo filone le misure cautelari non sono state applicate, ma gli ufficiali restano indagati.
Truffa alla Regione e fondi pubblici
Secondo la Procura, Liberty Lines avrebbe ottenuto compensazioni economiche per 14,9 milioni descrivendo alla Regione una flotta efficiente quando, secondo gli inquirenti, efficiente non era.
La contestazione riguarda:
- la mancata comunicazione delle avarie
- il mantenimento in servizio di mezzi non idonei
- l’induzione in errore dell’amministrazione regionale
Cosa succede ora
Le misure cautelari segnano un punto di svolta.
Prosegue la fase delle indagini preliminari, in cui per tutti gli indagati vige la presunzione di innocenza.
Sul tavolo restano tre questioni fondamentali:
La sicurezza dei passeggeriLa tutela dei lavoratoriLa gestione dei fondi pubbliciIl ruolo – finora opaco – della vigilanza regionaleÈ un’inchiesta che non riguarda solo una compagnia, ma l’intero modello dei collegamenti marittimi siciliani.