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05/12/2025 15:24:00

Cinque dispersi al largo di Lampedusa, anche un ragazzino

Un’altra tragedia sulla rotta più letale al mondo.
Nella notte tra martedì e mercoledì, a Lampedusa sono sbarcati i sopravvissuti di un nuovo naufragio avvenuto nel Mediterraneo centrale. Secondo le prime testimonianze raccolte da Save the Children, almeno cinque persone risultano disperse, tra cui un minore. Il gruppo era partito dalla Tunisia a bordo di un’imbarcazione che non avrebbe retto alle condizioni del mare.

L’organizzazione internazionale, presente stabilmente sull’isola con i propri team, ha fornito supporto immediato ai bambini, agli adolescenti e alle famiglie coinvolte.


Una strage continua: oltre 33 mila morti dal 2014, più di 1.100 nel 2025

Il dato complessivo del Mediterraneo è drammatico: oltre 33 mila persone morte o disperse dal 2014.
Solo nel 2025, sulla rotta del Mediterraneo centrale, le vittime e i dispersi superano quota 1.100.

Numeri che confermano una tendenza terribile: il tratto di mare tra Nord Africa e Italia resta la frontiera più pericolosa del mondo per chi tenta di raggiungere l’Europa.


Save the Children: “Inaccettabile anteporre gli interessi nazionali ai diritti dei minori”

Nel suo comunicato, Save the Children denuncia un approccio sempre più securitario che rende il viaggio verso l’Europa più rischioso, soprattutto per:

  • famiglie,
  • bambini,
  • minori stranieri non accompagnati (oltre 11.600 quelli arrivati in Italia dall’inizio dell’anno).

L’organizzazione è netta:

“Non è accettabile che gli interessi nazionali vengano anteposti ai diritti dell’infanzia e ai diritti fondamentali riconosciuti a livello internazionale”.

Secondo Save the Children, il quadro normativo europeo – riformato con il nuovo Patto su Migrazione e Asilo – non affronta le vere criticità vissute da chi arriva in Ue.


“Servono vie sicure e un sistema europeo coordinato di ricerca e soccorso”

L’appello dell’organizzazione si concentra su due priorità:

1. Apertura di canali regolari e sicuri

Per ridurre il numero di morti in mare e garantire percorsi legali a chi fugge da:

  • guerre,
  • persecuzioni,
  • violenze,
  • povertà estrema.

2. Un sistema europeo strutturato di ricerca e soccorso

Coordinato tra Stati membri, rispettoso dei principi internazionali, capace di assicurare che ogni operazione si concluda in un porto sicuro sulla terraferma.

Un modello oggi assente, sostituito da operazioni frammentate, decisioni politiche altalenanti e un sistema di accoglienza che scarica su isole come Lampedusa la gestione delle emergenze continue.


Le operazioni di accoglienza a Lampedusa

Le persone sbarcate sono state trasferite all’hotspot dell’isola, gestito dalla Croce Rossa Italiana, dove sono attivi anche i team di Save the Children e altre organizzazioni umanitarie.

Le attività in corso:

  • verifica dello stato di salute dei sopravvissuti,
  • supporto psicologico,
  • individuazione dei minori non accompagnati,
  • ricongiungimenti familiari quando possibile.

Una rotta che continua a uccidere

La tragedia di queste ore si aggiunge a un elenco che sembra non avere fine.
Un mare che separa, ma che soprattutto inghiotte vite invisibili.
E che, ancora una volta, riporta al centro un interrogativo che l’Europa non riesce a sciogliere: quante persone dovranno ancora morire prima che la politica scelga la via della responsabilità?