Il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, in carica dal 13 giugno 2018 e oggi al suo secondo mandato, rompe il silenzio politico e rilancia un progetto che affonda le radici nei suoi storici movimenti civici: “Valderice che vogliamo” del 2013 e “Erice che vogliamo” del 2022. Ora l’idea torna, si allarga e cambia pelle.
Il nuovo nome è già definito: “Le città che vogliamo”. E, questa volta, al centro ci sono i giovani.
«Sì, è vero, c’è un gruppo di giovani che vuole riprendere l’idea originaria, adattarla ai tempi e rilanciarla. Si riparte da loro», conferma così Tranchida l’indiscrezione che circolava da giorni.
Il primo cittadino racconta la genesi del progetto, nato anni fa come visione provinciale, poi evoluto nelle esperienze amministrative di Erice e Trapani. «Sono molto legato a Erice, che è anche la madre di Valderice, dove sono nato e vivo» spiega il sindaco, ripercorrendo il percorso civico che lo ha accompagnato per oltre vent’anni.
Il nuovo movimento non sarà un club politico tradizionale, ma un contenitore culturale e sociale. «Questi giovani vogliono metterci più arte, più cultura, un modo nuovo di fare socialità - chiarisce Tranchida - Guardare ai problemi con un sorriso, non quello politico della pigliata bifissa, che non mi appartiene, ma l’ottimismo di chi dice che la vita è bella, anche quando è complicata».
Secondo Tranchida, il progetto coinvolgerà non solo Trapani, ma anche Erice e altri comuni della provincia. «Ho partecipato a un incontro con queste ragazze e questi ragazzi. Vedo una luce nuova brillare nei loro occhi» racconta. E aggiunge un passaggio chiave: l’idea di farsi da parte. «Non mi dispiace mettermi un po’ da parte, dare qualche suggerimento se richiesto. Serve un nuovo slancio nelle città. Il futuro non è obbligatoriamente grigio: dipende da quante ragazze e quanti ragazzi vogliono metterci la faccia». Poi la stoccata finale, in puro stile Tranchida:«Se non ci mettono la faccia loro, ci saranno sempre i soliti noti. Compreso il Tranchida di turno».