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08/12/2025 06:00:00

Carcere di Trapani fuori controllo, nel 2025 almeno 20 agenti feriti

L’ultimo episodio è solo l’ennesima conferma che dentro il carcere di Trapani il sistema ha perso ogni equilibrio. Il 7 dicembre, reparto Mediterraneo, scoppia una rissa tra cinque detenuti stranieri durante il rientro dalla socialità. Un sovrintendente interviene per separarli, viene colpito in pieno volto, finisce al Pronto soccorso con cinque punti di sutura e una presunta frattura del setto nasale. A denunciare tutto è il sindacato CON.SI.PE.

Ma questa non è una notizia isolata. È solo l’ultimo numero di una lunga lista. Nel 2025, solo leggendo la cronaca locale, emergono almeno 6 episodi maggiori di violenza dentro il carcere di Trapani. Il bilancio è pesante: tra 19 e 20 agenti feriti o refertati in ospedale e in infermeria in appena dodici mesi.

Facciamo i conti, uno per uno: 
9 marzo un agente aggredito da un detenuto e portato in ospedale
13 maggio un altro agente colpito al volto, sospetto trauma cranico
31 maggio l’escalation più grave, con 9–10 poliziotti feriti in un solo giorno
18 giugno una rivolta con 5 agenti in ospedale
15 novembre nuovi disordini, 2 agenti feriti
7 dicembre la rissa e il sovrintendente col naso rotto

Totale: un bollettino da zona di guerra, non da istituto di pena.

E qui sta lo scandalo vero. Secondo i sindacati, Trapani è diventata una valvola di sfogo regionale, un luogo dove vengono trasferiti detenuti problematici, soggetti pericolosi e persone con gravi disturbi psichiatrici, spesso spostati da altri istituti perché ingestibili. Il tutto dentro una struttura ordinaria, senza reparti specializzati, senza organico adeguato, senza supporti sanitari sufficienti.

Nel frattempo, gli agenti lavorano con turni oltre le dieci ore al giorno, in una condizione di stress permanente, con una carenza cronica di personale che non viene mai colmata. Il risultato è matematico: più detenuti difficili, meno agenti, più violenza.

Il sindacato chiede lo stop immediato ai trasferimenti dei detenuti psichiatrici a Trapani e l’intervento diretto dei vertici del DAP. Ma intanto i numeri parlano da soli e dicono una cosa semplice:
nel carcere di Trapani la violenza non è più un’emergenza, è diventata routine. E ogni volta, a pagare sono sempre gli stessi: gli agenti, con il casco invisibile addosso, e il corpo come primo scudo dello Stato.