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09/12/2025 09:00:00

Corallo, il patto del Mediterraneo: Trapani e Sciacca al centro della rete

Il 19 dicembre Trapani firma il patto del corallo e torna, simbolicamente e concretamente, capitale del Mediterraneo artigiano. Non è una celebrazione folkloristica, ma un passaggio politico e culturale preciso: alla Biblioteca Fardelliana verrà sottoscritto il protocollo della Rete Mediterranea delle Città del Corallo, che unisce le grandi città storiche dell’oro rosso del mare: Trapani, Sciacca, Alghero e Torre del Greco.

Significa una cosa semplice ma potente: il corallo torna a essere identità, economia, lavoro, tutela ambientale e cooperazione internazionale. Perché dietro ogni gioiello, dietro ogni presepe, dietro ogni opera in corallo, ci sono secoli di abilità artigiana, ma anche un equilibrio fragile tra natura e sfruttamento, tra tradizione e mercato globale.

Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, lo ha detto chiaramente: “Trapani non guarda solo al proprio passato, ma costruisce una rete vera tra città che condividono la stessa radice”. E ancora: “Il corallo non è solo materia preziosa, è cultura, lavoro, memoria collettiva e futuro”. È questo il senso del protocollo che verrà firmato il 19 dicembre.

In questi giorni la città sta vivendo la seconda edizione de “Il Corallo anima di Trapani”. Le botteghe hanno già aperto le porte agli studenti, il Museo Pepoli ospita i laboratori creativi sul viaggio del corallo, e il 13 dicembre verrà presentato il restauro del presepe in corallo del Settecento, uno dei simboli più preziosi dell’arte trapanese nel mondo. Alla Fardelliana, per tutto il mese, scorrono immagini tra documentari e intelligenza artificiale, tra tradizione e futuro.

Ma il cuore del progetto resta l’asse Trapani–Sciacca. Due città che hanno conosciuto la grande stagione della pesca e della lavorazione del corallo, poi il declino, oggi il tentativo di una nuova centralità mediterranea. Due porti che tornano a parlarsi non da cartoline turistiche, ma da comunità produttive, unite da una stessa radice culturale.

Tranchida lo ribadisce: “Non vogliamo musealizzare il corallo, vogliamo farlo vivere nelle botteghe, nelle scuole, nell’impresa, nel turismo culturale”. Ecco perché il protocollo serve a creare una rete stabile tra città, per tutelare il Corallium rubrum, valorizzare i prodotti certificati, difendere le tecniche tradizionali e costruire un mercato che non sia predatorio.