Mazzette per falsi certificati di residenza o di morte, bustarelle per appalti nella sanità, nella gestione dei rifiuti o per opere pubbliche, favori in cambio di concorsi truccati e voti controllati dai clan. Il nuovo rapporto di Libera, pubblicato alla vigilia della Giornata internazionale contro la corruzione, restituisce un quadro inquietante: nel 2025 la corruzione in Italia non arretra, anzi si struttura sempre più come un sistema stabile, diffuso e normalizzato.
Dal 1° gennaio al 1° dicembre le inchieste censite attraverso le notizie di stampa sono state 96, il doppio rispetto allo scorso anno. Le indagini, aperte da 49 Procure in 16 regioni, coinvolgono 1.028 persone tra politici, funzionari, imprenditori, manager e mafiosi.
Regione Siciliana: 11 inchieste e 98 indagati
Anche l’Isola è in piena emergenza. Con 11 inchieste, (quella più recente riguarda Cuffaro) la Sicilia è terza nel Paese per numero di procedimenti. Se si guarda invece agli indagati, la regione sale al quarto posto con 98 persone sotto inchiesta, dietro Campania, Calabria e Puglia.
Tra i reati contestati: corruzione, concussione, turbativa d’asta, voto di scambio politico-mafioso, fino all’estorsione aggravata dal metodo mafioso. Uno spaccato che attraversa ogni settore: sanità, edilizia, università, servizi comunali, grandi opere.
Politici coinvolti: 53 in tutta Italia, 8 in Sicilia
La politica resta profondamente esposta. Su 1.028 indagati complessivi, 53 sono politici, e quasi la metà sono sindaci. La classifica vede Campania e Puglia in testa, seguite dalla Sicilia con 8 amministratori e rappresentanti istituzionali coinvolti.
Un numero che inchioda le responsabilità della classe dirigente e restituisce l’idea di una corruzione che, nelle parole di Libera, appare “solidamente regolata”, con regole interne e figure di riferimento – dal dirigente al faccendiere, dal politico imprenditore al mediatore mafioso.
“Così si favoriscono i peggiori e si devastano i servizi”
Il commento degli analisti di Libera è duro: la corruzione non è più percepita come emergenza, ma come “elemento ordinario e accettabile della carriera politica e imprenditoriale”. Un meccanismo che finisce per selezionare “i peggiori”, peggiorando qualità dei servizi e fiducia nella democrazia.
Per l’associazione, non bastano nuove leggi o pene più dure: serve un patto tra istituzioni e cittadini, investendo in trasparenza, controllo civico, cultura della denuncia e lotta alla rassegnazione. Perché la corruzione – avverte Libera – “prospera nell’indifferenza”.