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11/12/2025 07:50:00

Mafia, condannato il medico di Messina Denaro: i particolari sul caso Tumbarello

"Colpevole dei reati a lui ascritti”: concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di “Bonafede Andrea” classe ‘63 per consentire al boss latitante Matteo Messina Denaro di potersi curare sotto falsa identità. E’ stato questo, ieri sera, il verdetto del Tribunale di Marsala (presidente Vito Marcello Saladino) nel processo al dottor Alfonso Tumbarello, ex medico di base di Campobello di Mazara, arrestato il 7 febbraio 2023, meno di un mese dopo la cattura del boss castelvetranese. 

 

A Tumbarello il Tribunale ha inflitto 15 anni di carcere e 3 di libertà vigilata al termine della pena detentiva. I giudici hanno, quindi, condiviso l’impianto accusatorio della Dda di Palermo. Per il medico, attualmente agli arresti domiciliari, il pm Gianluca De Leo aveva invocato 18 anni di carcere. “Era impossibile non accorgersi che quello non era il vero ammalato – disse il pm nel corso della requisitoria - E poi il primo alibi del dottor Alfonso Tumbarello è falso, mentre il secondo è incoerente”. Affermando, inoltre, che nel corso del processo “abbiamo sentito varie versioni, tra loro contraddittorie, tra Tumbarello e Andrea Bonafede”, e aggiungendo che il medico “ha detto di essere stato ingannato dal suo paziente, ma le carte dicono che lui ha prescritto a Matteo Messina Denaro sotto altro nome”. Il rappresentante dell’accusa ha anche evidenziato che seppur in periodo emergenza Covid-19 “in tre giorni, Messina Denaro, dopo la colonscopia effettuata a Marsala, era già davanti al chirurgo”.

 

 Il capomafia castelvetranese morì all’ospedale de L’Aquila il 25 settembre 2023, a distanza di poco più di otto mesi dall’arresto, eseguito dai carabinieri davanti la clinica “La Maddalena” di Palermo. A tentare di smontare l’accusa, senza successo, sono stati gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo. Ma il processo è stata anche una “battaglia” tra i consulenti di accusa e difesa, tanto che il Tribunale, lo scorso 28 maggio, quando sembrava che il verdetto fosse imminente, decise di nominare due periti per chiarire alcuni punti. Parti civili sono stati l’Ordine dei medici della provincia di Trapani, l’associazione Antiracket e Antiusura di Trapani, entrambi rappresentati dall’avvocato Giuseppe Novara, l'associazione “Antonino Caponnetto”, i comuni di Campobello di Mazara e di Castelvetrano. E’ la prima volta che l’Ordine dei medici di Trapani si costituisce contro un proprio iscritto. 

 

A queste, il Tribunale ha riconosciuto risarcimenti danno tra i 10 mila e i 3 mila euro. Secondo l’accusa, Tumbarello avrebbe “personalmente visitato” Messina Denaro, all’epoca latitante, e firmato 147 richieste di visite specialistiche e di farmaci a nome di Andrea Bonafede. Il medico fu scarcerato, per i domiciliari, cinque mesi dopo l’arresto per raggiunti limiti di età (73 anni). Il processo, durato quasi due anni (la prima udienza è stata a dicembre del 2023). Il focus durante il dibattimento è stato stabilire se Tumbarello fosse o meno consapevole che le prescrizioni fatte fossero destinate al boss di Castelvetrano. Secondo la tesi difensiva, sostenuta dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo, le prescrizioni erano fatte a distanza perché Bonafede intendeva evitare lo studio del medico dove avrebbe potuto incontrare altri familiari ai quali voleva tenere nascosto il suo stato di salute. 

 

Tesi contestata dalla procura che durante il processo ha presentato due documenti: un certificato medico che consentiva l'accesso alle strutture sportive per Bonafede, datato 7 luglio 2021, poco dopo avere emesso un certificato medico per il ricovero in day service per una seduta di chemioterapia. “Incompatibile il contenuto di questo documento con le condizioni di salute di Messina Denaro Matteo con il nome di Bonafede”, ha detto il pm De Leo durante la requisitoria. Questo è stato uno dei punti più controversi durante il dibattimento. Un altro è stata la prescrizione del Tavor, il giorno prima della risonanza magnetica del boss. Prova, anche questa, secondo l'accusa, che Tumbarello stesse facendo delle prescrizioni per due soggetti diversi, essendo a conoscenza che una parte delle prescrizioni fosse destinata a Messina Denaro. La difesa ha, invece, sostenuto la tesi dell'“errore determinato dall'altrui inganno”, affermando che il medico si è limitato a trascrivere prescrizioni specialistiche provenienti dalla clinica La Maddalena e che il mancato contatto diretto era giustificato dalla richiesta di riservatezza del paziente.