Sanità: Italia divisa sulla qualità delle cure. Sicilia senza eccellenze, Sud in affanno
L’Agenas ha pubblicato l’edizione 2025 del Programma Nazionale Esiti (PNE), mettendo sotto osservazione 1.117 strutture ospedaliere pubbliche e private italiane. Il quadro che emerge è quello di un Paese ancora segnato da profonde differenze territoriali e da criticità concentrate in alcune aree chiave dell’assistenza.
Le analisi – basate su 218 indicatori, dai 146 del 2015 – hanno riguardato otto aree cruciali della medicina, dall’oncologia alla cardiochirurgia, dalla gestione della gravidanza agli interventi per le fratture del femore. Su 871 strutture valutate con il sistema treemap, ben 198 (pari al 22%) presentano complessivamente 333 punti critici.
Le carenze maggiori si concentrano nell’ambito materno-infantile e in quello cardiocircolatorio.
La mappa regionale racconta un’Italia spaccata: 51 ospedali da verificare sono in Campania, 43 in Sicilia, 19 in Puglia, 12 in Calabria. Anche la Lombardia registra 14 strutture con necessità di audit.
In Sicilia nessuna struttura che eccelle
Gli audit fatti in Sicilia sono stati su 103 strutture e 43 strutture sono state segnalate per problematiche relative ai livelli molto bassi di aderenza agli standard di qualità o anomalie di codifica delle informazioni cliniche. Le strutture pubbliche e private della Sicilia non risultano nelle liste di livello molto alto nell’ambito delle categorie: sistema nervoso, gravidanza e parto.
Accanto alle criticità, il PNE mette in evidenza anche una serie di strutture che registrano livelli di aderenza molto alti in specifiche aree cliniche.
Per l’area cardiocircolatoria in emergenza, spicca l’ospedale Cannizzaro di Catania.
Nel campo della chirurgia oncologica si distingue, invece, la Casa di cura La Maddalena di Palermo.
Particolarmente numerosa la presenza di strutture siciliane nell’ambito osteomuscolare, valutato su sei indicatori: sono dieci gli ospedali che raggiungono livelli elevati. Si tratta di: P.O. Trigona di Noto (SR); Casa di cura Villa dei Gerani di Erice (TP); Casa di cura Sant’Anna di Erice (TP); Casa di cura Santa Lucia Glef di Siracusa; Istituto ortopedico Villa Salus I. Galioto di Melilli (SR); Casa di cura Carmona di Messina; Casa di cure Orestano, Noto-Pasqualino e Latteri di Palermo; Casa di cura Valsalva di Catania.
Sono invece quattro le strutture che mostrano performance elevate in almeno quattro aree di valutazione: Ospedale generale di zona di Lentini (SR); Casa di cura Igea di Partinico (PA); Private Hospital Argento Istituto clinico Vidimura di Catania
Eccellenze: 14 su 15 al Centro-Nord
Tra i 15 ospedali che raggiungono livelli di eccellenza, 14 si trovano al Centro-Nord.
La Lombardia è la regione più rappresentata, con cinque strutture ai vertici; seguono Veneto (3), Emilia-Romagna (2) e, con una ciascuna, Toscana, Marche e Umbria.
L’unica eccellenza del Sud è l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.
Un dato che pesa ancora di più considerando le 117 strutture valutate in tutte le otto aree del PNE: solo due ospedali in Italia raggiungono livelli “alti” o “molto alti” in ogni ambito.
Rientrano tra i migliori, a livello nazionale: in Lombardia, l’Ospedale Bolognini, il Maggiore di Lodi, la Poliambulanza, il Papa Giovanni XXIII e l’Humanitas; in Emilia-Romagna, gli ospedali di Bentivoglio e Fidenza; in Veneto, gli ospedali di Montebelluna, Cittadella e Mestre; in Umbria, l’ospedale di Città di Castello; in Toscana, il presidio Lotti di Pontedera; nelle Marche, lo stabilimento Umberto I – G.M. Lancisi; in Campania, l’AOU Federico II di Napoli.
Il commento di Schillaci: “Standard nazionali e monitoraggio fanno crescere il sistema”
Il PNE 2025 arriva a dieci anni dall’entrata in vigore del DM 70/2015, che ridisegnò gli standard dell’assistenza ospedaliera. Un passaggio ricordato dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha sottolineato come “i dati confermino un principio fondamentale: quando il sistema opera con standard nazionali e strumenti di monitoraggio efficaci, la qualità complessiva migliora”.
Schillaci evidenzia progressi significativi in ambito oncologico, grazie alla concentrazione degli interventi più complessi in strutture altamente qualificate.
Positivi anche i segnali dall’area materno-infantile: i parti cesarei sono scesi dal 25% del 2015 al 22% del 2024, e crescono i parti vaginali dopo cesareo.
“Passi avanti importanti – conclude il Ministro – ma non sufficienti. Dobbiamo migliorare ancora, soprattutto sull’appropriatezza clinica”.
Manager della Sanità in Sicilia: al via il nuovo sistema di selezione
La giunta regionale che si è tenuta martedì pomeriggio a Palermo ha visto ratificare alcune nomine. Via libera allo Iacp di Catania, a guidarlo ci sarà Angelo Sicali, mentre al Consorzio Universitario di Trapani è confermata Maria Pia Castiglione e a quello di Siracusa Giovanni Grasso.
Cosa cambia per le nomine dei manager della Sanità
C’è un nuovo schema, prima di una indicazione politica, che arriva dalla giunta, i direttori generai dovranno essere selezionati da una commissione composta da tre soggetti nominati, uno dal presidente della Regione, un altro da Agenas e il terzo dalla conferenza dei rettori. Per la scelta dei candidati a manager delle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere si attuerà una procedura a “doppio livello”. Una prima commissione, già prevista dalla norma nazionale col decreto legislativo 171 del 2016, valuterà le candidature tra gli iscritti all’elenco nazionale dei direttori generali che avranno partecipato all’avviso pubblico emanato per l’assegnazione degli incarichi in Sicilia. Quindi si procederà con una rosa di nomi idonei, sulla base dell’esame di titoli e di un colloquio. Una sorta di albo regionale dal quale il nuovo organismo istituito oggi selezionerà, per ogni singola azienda, una terna di candidati tra quanti avranno risposto alla manifestazione di interesse alla nomina a manager.
Da quella terna, sarà l’assessore alla Salute a scegliere il nome da proporre alla giunta. Il nome dei candidati potrà essere inserito in più terne. Comunque quindi con un facile ripescaggio, le rose di idonei e le terne avranno validità per un triennio. La nuova procedura non si applicherà ai Policlinici universitari, per i quali si segue un iter differente: è il rettore del singolo ateneo a fornire all’assessore alla Salute la terna di nomi tra i quali la Regione sceglie il direttore generale.
Schifani: metodo rivoluzionario
Per il governatore Renato Schifani si tratta di un “Sistema innovativo che garantirà la scelta dei candidati migliori rispetto al ruolo che andranno a ricoprire, all’insegna della massima trasparenza e competenza. Sono condizioni imprescindibili che perseguiamo per una sanità sempre più efficiente, a garanzia del diritto alla salute dei siciliani. Avevo annunciato in Parlamento l’approvazione di questo provvedimento e il mio governo si è dimostrato ancora una volta coerente e tempestivo I dirigenti nominati saranno chiamati ad attuare la nuova strategia che il mio governo sta definendo per imprimere una svolta al sistema. Saremo estremamente attenti e rigorosi nella fase di valutazione e di selezione, ma anche nella verifica costante dell’operato dei manager e dei risultati che otterranno”.
Si tratta quindi di procedure più rigorose per la selezione dei futuri direttori generali delle aziende e degli enti del servizio sanitario della Regione.
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