In Italia gli amministratori locali sono sempre più nel mirino. Dal 2013 al 2024 si contano 7.805 atti intimidatori, quasi due episodi al giorno, tra minacce, scritte sui muri, danneggiamenti e violenze verbali, soprattutto sui social network. A fotografare il fenomeno è il report della Direzione centrale della Polizia Criminale, che segnala un quadro in netto peggioramento.
Nel 2024 gli episodi registrati sono 630, con un aumento del 13,9% rispetto ai 553 dell’anno precedente. La Sicilia è la seconda regione più colpita dopo la Puglia, con 68 intimidazioni contro le 52 del 2023: un incremento del 30,8%, tra i più alti a livello nazionale.
La Puglia guida la classifica con 85 casi (54 nel 2023), seguita dalla Sicilia, che supera per crescita percentuale anche Lombardia (74 casi, +25,4%) e Calabria (57, +5,6%). Un dato che conferma come il Mezzogiorno resti particolarmente esposto alle pressioni contro chi amministra.
«Sindaci e amministratori locali sono sempre più soli di fronte a un’ondata di violenza che punta a piegare le istituzioni», commenta Antonio Decaro, eurodeputato ed ex sindaco di Bari, per anni sotto scorta. «Nei piccoli Comuni servono tutele immediate: sono avamposti della Repubblica, come ricorda spesso il presidente Mattarella. Senza protezioni adeguate, sempre meno persone accetteranno di assumere questi ruoli».
A pagare il prezzo più alto sono proprio i sindaci, bersaglio di 350 atti intimidatori nel 2024 (il 55,6% del totale), seguiti da consiglieri comunali (120 casi, 19%) e membri delle giunte (106, 16,8%). Le minacce viaggiano soprattutto online: i social network rappresentano l’arma più utilizzata, con 156 episodi (+19,1%), in particolare su Facebook (82 casi).
Il fenomeno ha spesso matrice privata (24%), ma non mancano tensioni politiche (12,4%) e sociali (11,1%). Solo in un caso viene attribuita direttamente alla criminalità organizzata, mentre per il 42,9% degli episodi la matrice resta ignota. Province del Sud e grandi aree urbane registrano picchi, da Lecce a Cosenza, fino a Torino.
«Le minacce sono quotidiane, ma denunciare è l’unico scudo», racconta una sindaca siciliana finita nel mirino degli haters, tra insulti e aggressioni verbali. Un clima che alimenta sfiducia e isolamento, soprattutto nei territori più fragili.
Il dato siciliano, con un aumento superiore al 30%, impone una riflessione urgente: più protezioni, formazione e supporto istituzionale, ma anche un vero patto sociale contro l’odio, per evitare che l’intimidazione diventi uno strumento ordinario di pressione politica e personale.