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26/12/2025 18:00:00

Amministratori minacciati: Sicilia seconda regione con il maggior numero di intimidazioni

In Italia gli amministratori locali sono sempre più nel mirino. Dal 2013 al 2024 si contano 7.805 atti intimidatori, quasi due episodi al giorno, tra minacce, scritte sui muri, danneggiamenti e violenze verbali, soprattutto sui social network. A fotografare il fenomeno è il report della Direzione centrale della Polizia Criminale, che segnala un quadro in netto peggioramento.

 

Nel 2024 gli episodi registrati sono 630, con un aumento del 13,9% rispetto ai 553 dell’anno precedente. La Sicilia è la seconda regione più colpita dopo la Puglia, con 68 intimidazioni contro le 52 del 2023: un incremento del 30,8%, tra i più alti a livello nazionale.

 

La Puglia guida la classifica con 85 casi (54 nel 2023), seguita dalla Sicilia, che supera per crescita percentuale anche Lombardia (74 casi, +25,4%) e Calabria (57, +5,6%). Un dato che conferma come il Mezzogiorno resti particolarmente esposto alle pressioni contro chi amministra.

«Sindaci e amministratori locali sono sempre più soli di fronte a un’ondata di violenza che punta a piegare le istituzioni», commenta Antonio Decaro, eurodeputato ed ex sindaco di Bari, per anni sotto scorta. «Nei piccoli Comuni servono tutele immediate: sono avamposti della Repubblica, come ricorda spesso il presidente Mattarella. Senza protezioni adeguate, sempre meno persone accetteranno di assumere questi ruoli».

 

A pagare il prezzo più alto sono proprio i sindaci, bersaglio di 350 atti intimidatori nel 2024 (il 55,6% del totale), seguiti da consiglieri comunali (120 casi, 19%) e membri delle giunte (106, 16,8%). Le minacce viaggiano soprattutto online: i social network rappresentano l’arma più utilizzata, con 156 episodi (+19,1%), in particolare su Facebook (82 casi).

 

Il fenomeno ha spesso matrice privata (24%), ma non mancano tensioni politiche (12,4%) e sociali (11,1%). Solo in un caso viene attribuita direttamente alla criminalità organizzata, mentre per il 42,9% degli episodi la matrice resta ignota. Province del Sud e grandi aree urbane registrano picchi, da Lecce a Cosenza, fino a Torino.

«Le minacce sono quotidiane, ma denunciare è l’unico scudo», racconta una sindaca siciliana finita nel mirino degli haters, tra insulti e aggressioni verbali. Un clima che alimenta sfiducia e isolamento, soprattutto nei territori più fragili.

Il dato siciliano, con un aumento superiore al 30%, impone una riflessione urgente: più protezioni, formazione e supporto istituzionale, ma anche un vero patto sociale contro l’odio, per evitare che l’intimidazione diventi uno strumento ordinario di pressione politica e personale.



Cronaca | 2025-12-26 16:25:00
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