Meno cani randagi, più adozioni e un incremento delle sterilizzazioni. I dati del 2024 raccontano una Sicilia che, seppur tra mille difficoltà, sembra finalmente invertire la rotta sul fronte del randagismo. Una svolta ancora parziale, ma significativa, che vede in prima linea alcune province, tra cui Trapani e Catania.
Secondo i numeri diffusi dall’Assessorato regionale alla Sanità, lo scorso anno sono stati catturati 7.786 cuccioli e 6.731 cani adulti. Un dato in aumento rispetto al passato, che indica una maggiore capacità di intervento da parte dei servizi veterinari e dei Comuni. A guidare la classifica delle province più attive ci sono proprio Trapani e Catania.
Fondamentale il ruolo delle strutture di ricovero: in Sicilia se ne contano 85, tra canili sanitari e rifugi convenzionati, con un incremento rispetto agli anni precedenti. Strutture che rappresentano il primo approdo per gli animali recuperati, ma anche un passaggio decisivo verso l’adozione.
Un altro dato chiave è quello delle sterilizzazioni. Nel 2024 sono stati sterilizzati 3.462 cani, mentre altri 6.856 hanno raggiunto la cosiddetta “cifra”, ovvero l’identificazione tramite microchip. Un passaggio cruciale per il contrasto al randagismo, perché consente di risalire ai proprietari e di prevenire abbandoni e riproduzioni incontrollate.
Sul fronte delle adozioni, i numeri sono incoraggianti: migliaia di cani hanno trovato una nuova famiglia, anche grazie al lavoro delle associazioni animaliste e dei volontari che operano quotidianamente nei rifugi. Un impegno spesso silenzioso, ma determinante.
Resta però il nodo delle differenze territoriali. Se alcune province mostrano segnali positivi, altre faticano ancora a garantire servizi adeguati, tra carenza di fondi, strutture insufficienti e personale ridotto. La lotta al randagismo, ricordano dalla Regione, passa soprattutto dalla prevenzione: più sterilizzazioni, più controlli e una maggiore responsabilizzazione dei cittadini.
La strada è ancora lunga, ma i dati del 2024 dimostrano che il cambiamento è possibile. E che, con politiche coordinate e continuità negli interventi, anche la Sicilia può ridurre in modo strutturale il fenomeno del randagismo.