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19/11/2025 06:00:00

Castelvetrano. Il peccato originale della DC di Cuffaro e la paura del blitz antimafia

 “Le responsabilità penali sono personali” dice il sindaco di Castelvetrano Giovanni Lentini sulla vicenda Cuffaro. Le responsabilità politiche però sono più diffuse, verrebbe da dire. Ma forse c’entrano poco anche quelle, dal momento che le condotte di Cuffaro e company, emerse dalle intercettazioni, non sono state certo scelte condivise dal partito. Ecco perché non sarebbe molto sensato etichettare la nuova DC come immersa in un sistema clientelare, con l’apporto o la consapevolezza di tutti i suoi aderenti. Certo, la domanda che in tanti hanno fatto è: ma proprio con Cuffaro dovevate rifondare la DC? Proprio con uno che si era fatto quasi 5 anni di galera per favoreggiamento alla mafia?

 

Si. Pensavano fosse cambiato. Ci hanno creduto quasi tutti.

Ci ha creduto persino la moglie del magistrato Massimo Russo, l’avvocata Laura Abbadessa, che della nuova DC di Cuffaro è diventata presidente. Dalle pagine di Repubblica-Palermo, ha scritto di aver “Creduto che i trascorsi di un politico come lui, che ha patito la sofferenza del carcere e ha conosciuto l’errore e la caduta, costituissero la migliore garanzia per non tornare a sbagliare”. Ora, Massimo Russo, oltre che magistrato, è stato anche assessore regionale proprio alla Sanità quando al governo c’era Raffaele Lombardo. Avrà certamente avuto tutti gli argomenti di questo mondo per convincere la moglie a lasciar perdere. Ma evidentemente non sono bastati.

E allora, le tante persone per bene che hanno contribuito a far crescere la nuova DC, impegnandosi in modo trasparente, devono fare oggi i conti con questo peccato originale. Hanno la colpa di non essersi fidati di un pregiudizio. Ma anche di un giudizio, e di terzo grado per giunta.

 

E a proposito di Giunta, tra quelli che ci hanno creduto, c’è Rosalia Ventimiglia, assessora del sindaco Giovanni Lentini di Castelvetrano (ma anche dirigente nazionale della nuova DC di Cuffaro) che, pochi giorni dopo la notizia dell’indagine sugli appalti, ha diffuso un comunicato stampa in cui cita Aldo Moro. Nella nota, compaiono anche De Gasperi e Don Luigi Sturzo, ma manca il nome di Cuffaro e forse anche quella evidente presa di distanza che tanti si sarebbero aspettati. Una presa di distanza che, paradossalmente, Cuffaro aveva invece preso (di fatto) nei confronti dei propri attivisti di Castelvetrano.

 

Infatti, proprio quando la nuova DC locale stava per partecipare alle comunali del 2024, è arrivato lo stop: con un comunicato ufficiale congiunto, i segretari regionale e provinciale, Stefano Cirillo e Giacomo Scala, annunciarono che la DC non avrebbe partecipato alle elezioni amministrative di Castelvetrano, diffidando chiunque dall’usare il nome e il simbolo del partito. L’esigenza era chiara: far sapere a tutti che la DC di Cuffaro con le elezioni di Castelvetrano non c’entrava nulla. I due segretari ne spiegarono il perché, scrivendo che “non è stato possibile, a causa delle pregresse lacerazioni del tessuto politico – ancora non rimarginate – e delle ingiustificate contrapposizioni personali aventi origini antiche, delineare per i partiti un percorso politico corrispondente alle reali esigenze della comunità per la realizzazione di una forte azione comune”. Un capolavoro. Crozza, imitando Vendola, non avrebbe saputo fare di meglio.

 

Con ogni probabilità, il vero motivo era invece legato alla paura: era il periodo in cui venivano arrestati coloro che avevano avuto un ruolo nella latitanza di Matteo Messina Denaro e la possibilità che potessero beccare qualche candidato della lista locale di Cuffaro, avrebbe troncato sul nascere la volata che il partito stava facendo. Insomma, un titolo come “Candidato cuffariano arrestato a Castelvetrano, curava la latitanza del boss”, avrebbe certificato la fine della nuova DC più di qualsiasi indagine sugli appalti regionali.

La Ventimiglia e gli altri attivisti però non si sono persi d’animo e hanno partecipato lo stesso, fondando una lista civica, “Cittadini in Democrazia” (CD), che prese quasi il 12%. A quel punto Cuffaro si è congratulato con la “DC di Castelvetrano” per l’eccellente risultato raggiunto, rivendicando gli eletti della lista civica come propri. Le elezioni si erano svolte senza “interferenze” giudiziarie, il pericolo era passato e i CD, dopo qualche mese ridiventarono DC.

Insomma, alla fine il problema era proprio Cuffaro.

Oggi la domanda è: la DC senza Cuffaro saprà sopravvivere? E la questione morale, quella che prescinde dalle rilevanze penali, esiste ancora?

 

Egidio Morici