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08/12/2025 06:00:00

Più libri più ipocriti: quando la democrazia dà fiato a chi vuole soffocarla

di Katia Regina

E dunque dovremmo metterci a discutere con i neofascisti/nazisti?

La domanda è violenta e necessaria, l’unica possibile di fronte all’imbarazzante, eversiva, gestione della polemica che ha dilaniato la Fiera Più libri più liberi (PLPL). La risposta dei vertici dell'Associazione Italiana Editori (AIE)—"Siamo contro ogni forma di censura, spetta ai lettori scegliere" —non è un atto di coraggio democratico, ma un’abdicazione morale.

Il fascismo non è un’opinione, è la morte dell’opinione. Ed è intollerabile l’invito alla presenza e al "confronto" lanciato dal Ministro della Cultura, che ha esortato gli scontenti a "non assentarsi se non si è d’accordo". Questa retorica è la più pericolosa di tutte, perché tenta di equiparare due forze morali diametralmente opposte, trasformando la storia in una banale divergenza politica.

Come si può anche solo ipotizzare di aprire un confronto con chi professa il razzismo e la glorificazione delle SS? Il fascismo e il nazismo non sono una sfumatura di pensiero; sono, per definizione e per storia, la totale assenza di possibilità di esprimere una libera opinione. Sono il veleno che, se lasciato circolare liberamente, distrugge il corpo stesso della democrazia che lo ospita.

Si usa il paradosso sfacciato del legalismo, ma il punto non è legale, è etico e politico. L'AIE si nasconde dietro il dito del diritto penale: "se ci sono degli editori che commettono dei reati vanno denunciati". E dunque, una fiera del libro, finanziata e patrocinata da istituzioni pubbliche (dal Ministero della Cultura al Comune di Roma), si dovrebbe equiparare a un’aula di tribunale, rinunciando a ogni filtro etico?

L'accettazione di Passaggio al Bosco non è tolleranza, è conferirgli una patente di normalità all'interno del circuito culturale mainstream.

Passaggio al Bosco usa la libertà di stampa—una conquista democratica, non una concessione—per glorificare un regime criminale che ha annullato quella stessa libertà. A quanto pare serve la democrazia, piace quando torna utile per propagandare ideologie che non la contemplano. È il perfetto Cavallo di Troia ideologico: le regole democratiche vengono utilizzate per introdurre e normalizzare una forza che mira a distruggerle. Si appella alla Costituzione, omettendo le sue stesse fondamenta antifasciste, dimenticando che se esiste è solo grazie al sacrificio di partigiani e martiri.

Quando un editore pubblica sistematicamente saggi e raccolte di discorsi di figure come Leon Degrelle o si rifà ai motti delle SS, non sta esercitando un pluralismo storiografico; sta attuando, come denunciato da Zerocalcare, "un’operazione politica di livello alto" per “fare formazione di militanza di quadri che hanno quelle idee neofasciste e naziste”.

Non è un prodotto da supermercato, dove il lettore sceglie tra due tipi di yogurt. È come esporre pane fresco accanto a veleno etichettato come medicina. Il fascismo e il nazismo non sono un punto di vista, non sono una diversa sensibilità politica con cui sedersi a dialogare; sono, per la loro essenza, la negazione dell’altro, la teorizzazione dell’odio, e l'annientamento della libertà di esprimersi.

È ciò che hanno dimostrato gli editori ribelli con la loro toccante serrata simbolica: coprire gli stand con un telo nero per mostrare al pubblico cosa accade “quando i fascisti e i nazisti hanno messo in pratica la loro libertà di espressione” – il silenzio assoluto e il buio morale.

La protesta degli autori è l'unica risposta dignitosa a questa confusione morale. "Non si condividono spazi con i nazisti", ha sentenziato Zerocalcare, tracciando un paletto etico indiscutibile. La sua rinuncia, così come quella di Corrado Augias — che si è rifiutato di farsi "partecipe cioè complice delle idee di un regime criminale" — non è una fuga, ma uno sciopero politico.

Sono liberi di farlo? Hanno il dovere di farlo! Non si può chiedere a un autore che crede nei principi della Costituzione di sedersi a un banchetto d'onore con il suo persecutore ideologico. La libertà di stampa è una conquista democratica e ne usufruisce oggi anche chi non la metterebbe in atto se governasse, ma spetta alle istituzioni che la proteggono non confondere il pluralismo con la complicità.

Il fallimento dell'AIE, che ha preferito accettare la scissione interna—evidenziata dall'uscita amara di Orecchio Acerbo—pur di non scontrarsi con l'estremismo, è il sintomo di una pericolosa tendenza, favorita da un clima politico che tollera lo sdoganamento del neofascismo.

Il prezzo di questa ipocrisia è la credibilità di una fiera nata per essere baluardo della democrazia editoriale. Più libri più liberi doveva scegliere tra l’essere antifascista o complice. Ha scelto di stare nel mezzo e, così facendo, ha tradito la sua stessa storia, dimostrando di essere Più libri più ipocriti.

Consigli per la lettura: Fascismo. Storia e interpretazioni , Editori Laterza. L'autore è Emilio Gentile, storico italiano di fama internazionale, ampiamente riconosciuto come uno dei massimi esperti e interpreti della storia contemporanea, con particolare focus sul fenomeno del fascismo

Ecco un breve estratto: «Il fascismo non fu un semplice "regime autoritario", ma un movimento totalitario che tentò di costruire un uomo nuovo, sottomettendo la coscienza individuale allo Stato, sacralizzando la politica e annientando la libertà come valore in sé.» 


 

Consigli per la visione: in questo video Matteo Flora argomenta con estrema chiarezza la questione senza essere fazioso.