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22/07/2010 13:17:17

Legge - bavaglio: la Commissione Giustizia della Camera approva l'emendamento del governo

La proposta di modifica istituisce l'udienza filtro, uno strumento che prevede sostanzialmente la possibilità di pubblicare le intercettazioni rilevanti 1 ai fini delle indagini al termine di una udienza tra gip, avvocato dell'accusa e della difesa. La proposta di modifica del governo è passata anche con i voti del Pd e dell'Udc. Ha votato contro solo l'Idv.

 

"Abbiamo deciso di votare sì - spiega il centrista Roberto Rao - perché è un emendamento migliorativo del testo. Ma ora ci impegneremo affinché vengano migliorate anche le altre parti del provvedimento". Rispetto al precedente testo, aggiunge Rao, "è comunque una riduzione del danno e comunque c'è la fissazione del termine entro il quale celebrare l'udienza filtro che è fondamentale".

"L'emendamento del governo è un passo indietro rispetto al black totale ed è in linea con le nostre tesi" sostiene la capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Donatella Ferranti, motivando il voto favorevole dei democratici. "Non potevamo non votare una cosa che recepisce i nostri emendamenti" aggiunge. "Non si tratta di un minor danno ma di un passo indietro del governo e, in coerenza con i nostri principi, abbiamo detto sì" tuttavia, precisa Ferranti, il giudizio del suo partito rispetto al ddl sulle intercettazioni rimane negativo: "Si è fatto un passo avanti sulla pubblicabilità ma tanti passi indietro e ostacoli restano alle indagini e quindi alla sicurezza".

L'approvazione dell'emendamento "è una cosa molto importante. L'opposizione, nonostante le critiche, le contestazioni e l'ostruzionismo non poteva sottrarsi all'approvazione di questa modifica" ha detto il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa, a margine della seduta. Quello del governo, ha sottolineato Costa, è un emendamento "che contiene molti aspetti affrontati proprio dall'opposizione. Auspichiamo un atteggiamento responsabile anche sul seguito dell'esame". E sui tempi assicura: "La commissione concluderà l'esame entro il 29 luglio", giorno in cui è atteso il provvedimento in aula.

Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, difende la sua scelta di aver votato contro. "Non sono d'accordo con il resto dell'opposizione che ha votato a favore - sostiene - perché si tratta di un atto di resa inopportuno". "Non accetto la scelta del 'meno peggio'. Morire con un colpo di pistola piuttosto che con una dose di cianuro per me è assolutamente identico", sottolinea Di Pietro. Di fatto, conclude il leader dell'Idv, il provvedimento "resta quello che è": un testo "per noi completamente sbagliato".

Intanto slitta la discussione sul nuovo parere al ddl intercettazioni che il plenum del Csm avrebbe dovuto affrontare stamattina. Il Quirinale, infatti, non ha "avuto tempo per esprimersi" sull'ordine del giorno aggiunto e dunque "in ventiquattro ore non è arrivato l'assenso" alla discussione della pratica. Lo ha riferito lo stesso vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, in apertura della seduta di stamane, riferendo di una "distrazione della burocrazia interna" in base alla quale si pensava che il Quirinale avesse dato il via libera all'ordine del giorno aggiunto.

Con ogni probabilità, però, non sarà questo plenum ad affrontarla: Mancino ha sollecitato il Csm a "usare la ragione piuttosto che la legittimazione" e dunque a rinviare la trattazione del parere sulle intercettazioni al nuovo Csm, visto che l'attuale cadrà il prossimo 31 luglio. "Preferirei - ha detto Mancino - che non ci fosse una decisione formale di mancato assenso". Insomma, a ben leggere nelle pieghe della discussione di stamattina, non ci sarebbe l'opportunità politica, in un periodo di "intense trattative" sul ddl intercettazioni per un parere che è l'ennessima stroncatura della legge da parte dei magistrati. Per questa ragione Mancino ha quindi suggerito che l'attuale plenum si occupi solo di pratiche gestionali quali nomine, trasferimenti, conferimento di incarichi e valutazioni di professionalità, ma non circolari, risoluzioni, pareri "che hanno influenza - ha osservato il vice presidente - sull'attività del prossimo Consiglio". Quindi, restano esclusi dal lavoro della consiliatura in scadenza il parere sulle intercettazioni e le circolari sugli incarichi extra giudiziari e sulle direzioni distrettuali antimafia.

Pronta la replica del togato di Magistratura democratica, Livio Pepino: "Non mi sento un consigliere dimezzato - ha detto Pepino - mi sento legittimato a fare pienamente il nostro lavoro fino alla fine della consiliatura".