Quantcast
×
 
 
29/02/2012 10:57:43

Scrive Antonella Favuzza, sull'intervista a Venuti e l'esperienza di Sgarbi a Salemi


Il disprezzo con cui Venuti giudica i 3 anni e mezzo di Vittorio Sgarbi a Salemi costituiscono l’esempio più eclatante di una cecità politica davvero sconsolante, fatta di opposizione ottusa e inconcludente e di una ostinazione alla contrapposizione che ricorda il giapponesino in guerra anche quando la guerra era finita.
Di quale “macerie” parla lo smemorato Venuti ?

Salemi, prima dell’arrivo di Sgarbi, non 50 anni fa ma appena 4 anni fa, non era amministrata dai marziani, mai da un’amministrazione di centrosinistra, con un Vice Sindaco Pd e con molti compagni di partito di Venuti. E non deve essere stata una buona amministrazione se lo stesso Pd, piuttosto che ricandidare l’uscente, ha puntato su un candidato alternativo.

Ieri a governare la città c’erano i Grimaldi (sindaco voluto e sostenuto da Pino Giammarinaro e oggi folgorato sulla via di un sofferto e encomiabile pentitismo) i Maniaci, gli Scuderi. Calogero Angelo, l’attuale consigliere del Pd, è da una vita che amministra questa città; eppure, a sentire il suo confuso eloquio in consiglio comunale, sembra anch’egli giunto, a sorpresa, da Marte.

Ieri a governare la città – lo ricordo allo stesso Venuti - c’era anche sua madre, nel ruolo di assessore alla Pubblica Istruzione.
Vogliamo chiedere ai salemitani cosa ricordano di quegli anni ? Quale importante atto amministrativo ? Quale importante opera ? Quale prezioso contributo lasciato in eredità alla città ?
Ecco, forse se guardiamo a quegli anni, nemmeno le macerie restano, ma solo polvere.
E quando c’erano loro – è bene ricordarlo ai tanti smemorati di sinistra - c’era anche «l’uomo nero», Pino Giammarinaro, che non mi pare che 4 anni fa o 30 anni fa vivesse su Marte. C’era anche allora Giammarinaro. Con la stessa forza elettorale di 4 anni fa.
Non mi risulta che quelli del Pd lo abbiano contrastato, almeno pubblicamente o a giudicare dagli atti. Anzi, anche i sindaci di centrosinistra – e se vogliamo, possiamo anche scendere nei dettagli - ci hanno convissuto; con Giammarinaro e con i consiglieri della corrente di Giammarinaro. Ecco perché quello che taluni investigatori vorrebbero fare apparire oggi è innanzitutto una grande mistificazione. Ed ecco perchè le parole di Venuti sono quelle di un finto tonto.

Di Sgarbi ce ne ricorderemo e se ne ricorderanno tutti, anche i suoi oppositori che hanno visto in lui quello che non potranno mai essere. E’ così, piaccia o meno.
Speriamo che non sia vera la tesi dei “cicli”, perché se dopo un ciclo di crescita ne arriva uno di crisi, dovrei anche dedurne che dopo un gigante arriverà un “nano”. Mi auguro di no, anche se può essere rassicurante, per i professionisti della politica, confrontarsi con un sindaco “nano”.

A Salemi non sono delusi i cittadini ma i professionisti della politica, i coltivatori di vecchie e nuove clientele, i finti moralisti, chi sperava di entrare in giunta con Sgarbi ma, essendo stato “rifiutato”, gli è diventato ostile.
I delusi sono i disfattisti di professione, quelli che a Sgarbi hanno imputato anche la variabilità delle condizioni metereologiche.
I delusi sono quelli che, temendo di essere sepolti dal “ciclone Sgarbi” e di vedere eroso il proprio consenso elettorale, si s ono coalizzati, da destra e sinistra, per condurre una quotidiana battaglia di delegittimazione.
I delusi sono quelli che speravano di fare business continuando con le colate di cemento nel centro storico e non hanno mai digerito in vincoli imposti da Sgarbi a tutela del patrimonio artistico e architettonico. O quelli che avrebbero voluto sfregiare il paesaggio impiantando indiscriminatamente impianti eolici e fotovoltaici là dove da secoli ci sono vigneti e uliveti.
I delusi, insomma, sono il paradigma di una politica vecchia, che ostacola tutto ciò che è nuovo, temendolo, avversandolo.

Dal Pd in questi 4 anni, a parte la manifestazione di collaborazione del deputato Baldo Gucciardi nel sostenere con Sgarbi la difesa dell’ospedale, mai una proposta, mai una idea, mai una soluzione, mai un consiglio, mai il riconoscimento del grande lavoro culturale svolto dal sindaco e dai suoi collaboratori. Ciechi, Una cecit&agra ve; indotta dal pregiudizio, dalla malafede.
Al contrario, menzogne, propaganda, chiacchiericcio da bar, insinuazioni personali. E, cosa davvero squallida, l’uso politico delle vicende giudiziarie per colpire l’amministrazione, un vizietto tipico di una certa sinistra, che Venuti sembra avere appreso assai bene. Facendo finta di non sapere che nessun amministratore è imputato o indagato. E che il sindaco, nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto Pino Giammarianro, era ed è “parte offesa”. Tuttavia non è parso vero, a Venuti e ad altri “talebani” come Venuti, di suscitare confusione, di fare “ammuina”, di confondere le vicende di Giammarinaro con il straordinario lavoro svolto da Sgarbi.
Una guerra contro Sgarbi, anche quando Sgarbi dialogava con i referenti nazionali del Pd dando ai rancorosi militanti locali una lezione di civiltà politica, dimostrando che le idee, quando sono buone,non conoscono steccati ideologici.

Hanno barato e continuano a barare, come per esempio sui conti del Comune, omettendo di dire che abbiamo rispettato il “patto di stabilità”.
Una cosa è certa: lo stesso Venuti, a cui tanto a cuore stanno i conti del Comune, avrebbe potuto dare il suo personale contributo, rinunciando, per esempio, ai rimborsi (assurdi privilegi previsti da leggi insensate) per migliaia di euro che l’ente ha dovuto versare (fino a 2.000 euro al mese) ad un ente di formazione di Palermo di cui risulta dipendente.

Vero, Giammarinaro è stato uno (e non il solo) dei sostenitori della candidatura di Sgarbi, ma è stato da Sgarbi “anestetizzato”, reso politicamente innocuo, e in diverse circostanze anche ridicolo, pur riconoscendogli la legittimità ad essere presente nella scena politica in quanto leader di una coalizione politica. Questi sono i fatti. < br />
Di cosa parla dunque il «moralista a convenienza» Domenico Venuti ?

Venuti invoca «normalità». Io la chiamo mediocrità. Per cambiare le lampadine o per sistemare le buche, non ci vuole un sindaco. E’ da trent’anni che abbiamo sindaci passacarte che inseguono questo o quel dirigente per sistemare lampadine.

Sgarbi ha lasciato a Salemi i segni tangibili di una vitalità che ha dato luce anche a quei personaggi grigi che gli si sono attaccati dietro da “oppositori” ricavandone una certificazione di “esistenza in vita” altrimenti impensabile.
Cosa resta di Sgarbi a Salemi ?
Resta la storica visita del Capo dello Stato che ha riconosciuto un lavoro faticoso ma straordinario.
Resta un polo museale come pochi in Italia per un paese di appena 10 mila abitanti, che fino a ieri ha portato in città migliaia di turisti.
Resta l’imm agine, in Italia e all’estero, di una città rinata nel segno dell’arte e della cultura.
Restano, negli annali della storia e nel ricordo di tanti salemitani, i tanti capolavori dell’arte esposti in città.
Resta la grande intuizione delle «Case a un euro», il cui iter si è concluso la settimana antecedente alle dimissioni di Sgarbi.
Restano le parole di tanti rappresentanti politici, istituzionali, del mondo dell’arte e della cultura (e tra questi molti del Pd, penso a Nicola Latorre, Piero Fassino, Lillo Speziale, Giovanni Panepinto, Mirello Crisafulli), e a tanti altri (sindaci, presidenti di Provincia e di Regione, assessori e consiglieri comunali, da Palermo a Milano) che hanno fatto tappa a Salemi, non per conoscere l’anonimo Venuti, ma per partecipare a convegni, mostre, presentazioni di libri, festival di musica e cinema.
Resta la grande battaglia a difesa del paesaggio.
Res ta una grande esperienza indicata come modello in ogni parte d’Italia. Resta la consapevolezza che quello che abbiamo fatto, non potrà essere cancellato. E che tra 100 anni, non si parlerà certamente di Salemi per le livorose parole di Venuti, ma per quello che Vittorio Sgarbi ha fatto per Salemi, per la sua storia, per la sua comunità.
Il resto, come ho già avuto modo di dire, appartiene ai corvi, agli untori e ai becchini.
E resta, purtroppo anche Domenico Venuti, la cui miglior descrizione la si può ricavare osservando la “berlusconiana” foto pubblicata a corredo dell’intervista: finta. Immortalato sullo sfondo di una libreria. Anch’essa finta. Con libri sistemati come oggetti di arredamento. Con libri che il “berlusconiano” Venuti non ha mai letto. E forse neanche spostato.

Antonella Favuzza
Vice Sindaco del Comune di Salemi