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31/03/2012 04:49:32

I vuoti di notizie e le notizie vuote del blog marsalaviva.it

Sul blog Marsalaviva.it un giovane, un nostro concittadin,o raccontava la sua avventura serale e il suo “avvistamento”. Lo sbarco di migranti nella costa marsalese e la segnalazione fatta alla polizia. Il suo timore per “l’invasione dei clandestini”. Concitatissimi attimi di paura per quelle persone che si dileguavano verso l’entroterra marsalese, a detta del cittadino. Allarme, marsalesi, alcuni di loro hanno anche telefonini e soldi e stanno avvisando i familiari che c’è terreno fertile in Italia. I clandestini che invadono il nostro Paese e che minacciano le nostre vite tranquille e serene, la nostra personalissima Beverly Hills è in pericolo. Le nostre case verranno razziate. Luoghi comuni come “non sono persone cattive ma tra loro ci sono ladri”. E si salvi chi può. Roba da “Invasione degli ultracorpi” insomma. Commenti, disgusti, complimenti, il dibattito è bell’e fatto.
Ma il rigurgito di cui sopra non è tanto dovuto agli “al lupo al lupo” dello stolto di turno. Di quello me ne faccio una ragione. È fastidioso invece questo modo di riempire i vuoti di notizie recuperando contenuti razzisti da Facebook, dove la nota è stata pubblicata inizialmente, al solo scopo di accalappiare visite al blog. Una nota che nessun altro blog o giornale locale ha ripreso per le evidenti parole xenofobe. Ed è tardivo e ridicolo il tentativo, 24 ore dopo, di prendere le distanze dall'articolo pubblicato, aggiungendo espressioni tipo "I lettori la pensano così", o una nota a margine di una doppiezza imbarazzante (perchè magari chi denuncia, pur se ignorante, è sincero, chi fa le note di chiarimento su un articolo pubblicato 24 ore prima, forze le regole del giornalismo, e prende noi lettori per cretini), con una frase terribile del tipo "Siamo vicini ai clandestini".
Una cosa che Marsalaviva e i suoi non - giornalisti hanno già fatto in passato. Quando, qualche mese fa, in un tragico incidente perse la vita un giovane marsalese fu davvero basso e trash il copia e incolla dei commenti che gli amici gli avevano lasciato su Facebook.
Dà fastidio questo modo di intendere il fare informazione, il giornalismo. Offende la natura del mestiere. C’è giornalismo, e c’è qualcos’altro che non è giornalismo. O è giornalismo da cortile. E quel commento è da cortile, oltre riciclato da un social network. Questo mette in pericolo l’informazione, che chi si adopera a selezionare le notizie lo fa con i criteri del fare “curtigghio”. O non si risica nemmeno di dare un filo di interpretazione a ciò che passa dalla posta. Il lavoro del copia e incolla è semplice e a quanto pare paga bene. Ma il senso di fare informazione, almeno come la vediamo noi, è un’altra cosa. È facile aprire un blog e schiaffarci su qualcosa al limite dell’istigazione alla xenofobia. Fare informazione è innanzitutto avere rispetto per chi legge e ascolta. C'è un problema di responsabilità nel fare informazione locale sul quale non possiamo più tacere, perchè rischia di compromettere l'intera categoria.
È offensivo verso il lettore se il “giornalista” di Marsalaviva.it, Massimo D'Aguanno, ne è anche il proprietario, è candidato consigliere comunale e intervista il candidato sindaco che sostiene. Di questi doppi, tripli ruoli ci siamo abituati. Ma non fa che creare sempre più confusione, e rigurgiti. Almeno a noi.
Fare informazione è capire, interpretare e raccontare. E non fare da semplice cassa di risonanza. Di questo giornalismo piccolo, ma molto piccolo, in provincia di Trapani, in Sicilia, nel resto del Paese ce n’è tanto.
Giusto ieri parlavo con un collega, che scrive per un giornale della provincia di Roma, di come ci siano tanti giornali locali quotidianamente minacciati di querela o che si vedono arrivare sempre più spesso richieste di risarcimento danni pretestuose. Di come non costa nulla a queste persone dare mandato ai propri avvocati, non per difendere un sacrosanto diritto alla reputazione ma semplicemente per metterti il tappo. Ma il problema non sono i facoltosi signori che ti minacciano di querela per un tuo articolo, che chiedono decine di migliaia di euro perché hai fatto il tuo lavoro. L’inghippo sta nell’altro giornalismo. Quello che dà libero sfogo ai potenti, che li autorizza a considerare le persone in vendita, che non si intromette, e se ne sta chiuso in cortile.

Francesco Appari