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27/12/2012 19:20:03

Stefano Pellini e le Musiche intorno alla via Aemilia

Così, il viaggiatore è costantemente diviso tra la tentazione di scendere a ogni stazione per abitarci oltre il tempo del puro ascolto e la volontà di rimanere a bordo, nell'attesa di esplorare le tappe a venire. Perché ogni luogo visitato è al contempo continente a sé stante e elemento imprescindibile di quel "vibrante paesaggio sonoro dispiegato nel tempo" di cui parla con febbrile compartecipazione emotiva un passeggero eccellente come Giulio Iacoli che, da buon comparatista, ricalca sulla carta da musica una non meno avventurosa mappa letteraria. Ed è proprio sul pedale di questa fascinazione che non sarebbe del tutto peregrino immaginare, per esempio, che uno dei libertini tondelliani magari avrebbe scorrazzato per le vie notturne di Bologna, scortato dalla linea melodica del delizioso “Andantino amoroso” dalla Sinfonia per organo di Giuseppe Sarti, se solo avesse avuto la ventura di attraversare le tracce di questo cd.

L’esplorazione memoriale compiuta con perizia e passione da Pellini alterna pagine canoniche del repertorio organistico a esecuzioni più rare, con qualche irresistibile chicca (come la trascrizione-variazione dal Rigoletto in luogo della Consumazione liturgica): dalla bellissima Toccata sopra i pedali per l’organo, e senza di Girolamo Frescobaldi alla Sinfonia in do maggiore di Ferdinando Provesi (compositore di straordinaria potenza ‘mimetica’, a giudicare da questo brano), passando per la prima incisione assoluta della Toccata per organo di Martino de Leonardis (un autore di cui – da quanto ci è dato di sapere –  non si hanno notizie certe), fino a un brano particolarmente intenso come Elevazione di un non meglio identificato Anonimo bolognese del sec. XVIII, probabilmente uno dei tasselli più diafani e profondi – nell’accezione architettonica del termine –  per l’ascoltatore maniacale del mosaico sonoro proposto in questo viaggio. Che culmina non a caso con un pezzo contemporaneo come il Requiem di un’anima gentile di Massimo Berzolla: quasi a stigmatizzare la vocazione in progress del percorso diacronico e a certificare l’organo come uno strumento tutt’altro che ‘immobile’, culturalmente e compositivamente, ma per antifrasi aperto alle contaminazioni e perennemente mobile quanto a connotati timbrici, espressivi, formali – dentro e fuori la sua antica tradizione identitaria (e qui non si può fare a meno di evocare, tra gli altri, il nome di un impareggiabile demiurgo come Olivier Messiaen).

Dopo aver ascoltato tutti i brani del cd, ci si accorge tuttavia del solo deprecabile limite di questa avventura: il viaggio musicale dura appena 78’27”. Eppure non si fa nemmeno in tempo a meditarne il riascolto (magari a ritroso) che compare, a sorpresa, una traccia ulteriore: il celeberrimo Va’ pensiero di Giuseppe Verdi, in una giocosa e godibilissima versione per organo e sax soprano, eseguita inequivocabilmente dall’ormai collaudato duo Pellini-Tagliaferri: un souvenir inaspettato per i passeggeri in procinto di congedarsi, a malincuore, dalla Via Aemilia. Ma forse anche un modo soave per restituire dignità di memoria e orgoglio di stile a un aggettivo tanto ingiustamente famigerato come ‘padano’.

 

Francesco Vinci