Quantcast
×
 
 
28/12/2012 00:43:24

Brutti sporchi e cattivi: siamo così noi meridionali?

Dopo aver passato in rassegna tutti i vizi, veri o presunti dei meridionali, l'autore giunge alla conclusione che il Sud non ha più niente da aspettarsi dagli altri, Stato o Comunità Europea, avendo ricevuto più del dovuto. La speranza che indica l'autore é che i meridionali si rialzino con le loro forze, facciano sistema, valorizzino se stessi e la propria terra, e s'inseriscano nel flusso della modernità.

La speranza é l'ultima a morire, e se qualcuno é disposto a crederci, nessuno glielo può impedire. Ma la storia d'Italia, dall'Unità ad oggi non depone a favore della ricostruzione economico - sociale che fa Valentini.

 L'ultimo re borbonico, lasciando Napoli per rifugiarsi a Gaeta, disse ai sui fedeli, rivolto ai sudditi che abbandonava:"Adesso fate festa, ma i Savoia non vi lasceranno nemmeno gli occhi per piangere". Il regno delle Due Sicilie non aveva debiti finché é esistito. Con l'Unità divenne parte del Regno d'Italia, che invece debiti ne aveva accumulati parecchio, anche per le necessità militari delle guerre d'Indipendenza e della Campagna per l'Italia unita. Questi debiti dovevano essere estinti, e fu necessario aumentare  le tasse. Le statistiche del tempo riportano che il carico fiscale addossato al Mezzogiorno fu superiore al suo patrimonio complessivo: nel Settentrione fu inferiore. Inoltre, la gran parte del carico fiscale nel Mezzogiorno cadde addosso ai proletari contadini, non esistendo un grande proletariato industriale. I proletari contadini meridionali erano talmente poveri, tartassati e ignoranti che non diventarono, se non molto tardi, con l'avvento della Repubblica, forza d'urto per la modernizzazione dello Stato. Al contrario al Nord i proletari contadini avevano un alleato naturale nei smaliziati e sindacalmente organizzati proletari delle fabbriche. Il proletariato del Nord, più agguerrito e meglio difeso, risentì in minor misura e per minor tempo l'oppressione statale. Fu forza attiva di progresso.

 Data la composizione sociale della popolazione, per tutto il periodo del Regno era illusorio sperare che il Sud potesse evolversi come il Nord. Lo Stato avrebbe dovuto modificare i rapporti economico - sociali fra le classi, eliminando il latifondo improduttivo, favorendo la piccola proprietà contadina, incrementando la rete ferroviaria e stradale, investendo nell'alfabetizzazione. Questi programmi, assenti per un secolo, sono arrivati con l'avvento della Repubblica. Ma il divario tra il Nord e il Sud a quel punto si era aggravato, piuttosto che diminuire. Per rimettere in sesto il Sud, la Repubblica avrebbe dovuto realizzare molto di più nel campo dell'istruzione, della formazione  e delle infrastrutture. Lo Stato, condizionato dal malaffare politico e civico, ha preferito elargire enormi risorse finanziarie improduttive, piuttosto che fare investimenti mirati. La politica ha continuano a favorire il Nord. La debolezza dell'industria e del commercio meridionali, assieme a un'agricoltura arretrata, é stata fonte di ulteriori guadagni per i capitalisti settentrionali. Da Meridione sono saliti al Settentrione, e hanno dato ulteriore ricchezza, masse di operai e tecnici. Al Sud sono stati spediti i prodotti del Nord confezionati dagli immigrati meridionali.

 Tutto questo fino a ieri, e in parte fino ad oggi.

 Leonardo Agate