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28/03/2013 05:13:42

Mafia, confermata condanna a Capizzi per estorsione a Grigoli. Arrestato Greco. Il punto su Golem

Capizzi dovrà scontare la pena in continuazione con la precedente condanna definitiva a 8 anni inflitta nell’ambito del processo “Welcome Back”. Per il fratello Carmelo, invece,condannato in Appello a 4 anni e 6 mesi, la Suprema corte ha annullato la sentenza di condanna rinviando ad altra sezione della Corte d’Appello di Palermo.

GRECO. Coinvolto nell'operazione antimafia «Black Out» (10 maggio 2007), torna in carcere il 45enne sorvegliato speciale marsalese Gaetano Davide Greco. Ad arrestarlo, in esecuzione di un provvedimento della Procura generale di Palermo, sono stati gli agenti del locale Commissariato diretto da Piero Angelo Sciacca, che  l'hanno rintracciato in contrada Pastorella. A far scattare le manette è stata una squadra composta da poliziotti dell'anticrimine e dell'investigativa. Giudicato con rito abbreviato e condannato per associazione mafiosa, Greco è stato rinchiuso nel carcere di Trapani. Dietro le sbarre dovrà la pena residua di un anno, un mese e 22 giorni. I magistrati (prima il gup di Palermo e poi la Corte d'appello) hanno, infatti, stabilito che faceva parte di Cosa Nostra, essendo «organico» della famiglia mafiosa marsalese capeggiata da Natale Bonafede. Greco, secondo l'accusa, avrebbe avuto «compiti di copertura e supporto logistico dei vertici della consorteria, all'epoca latitanti». Stessa contestazione mossa ad uno degli arrestati eccellenti nell'operazione «Black Out», Carlo «Cola» Licari, titolare del Bar Moderno di Porta Nuova, che in appello fu condannato a otto anni di reclusione. Quando uscirà dal carcere, Greco sarà sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni.

VILLA.  La Corte di Cassazione alleggerisce la posizione di Gioacchino Villa, 48 anni, dipendente della "Ecol Sicula", tra gli arrestati il 7 dicembre dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e del Ros nell'ambito dell'operazione antimafia "Mandamento". «La Suprema Corte - dice il legale di fiducia dell'uomo, Massimo Mattozzi - ha accolto parzialmente il ricorso che ho presentato per il mio assistito e gli ha revocato l'addebito di favoreggiamento e assistenza alla famiglia Nastasi, ma ha confermato l'accusa di associazione mafiosa in seguito alla quale rimane in carcere».
Per gli inquirenti l'indagato sarebbe stato molto vicino sia a Santo Sacco, l'ex consigliere provinciale finito in manette durante la stessa operazione, sia ad Antonino Nastasi, condannato per mafia, attualmente ristretto in regime di 41 bis e al quale originariamente faceva riferimento la "Ecol Sicula" poi confluita nella "Spallino Servizi srl" le cui quote societarie a dicembre furono poste sotto sequestro preventivo con quelle della società "Salemitana calcestruzzi s.r.l." (valore complessivo 10 milioni di euro). Continua a rimanere in carcere anche Santo Sacco al quale si contestano reati risalenti all'epoca in cui era consigliere comunale.

GOLEM. E' di appalti che si è parlato, ieri, in Tribunale, a Marsala, nel processo a Matteo Messina Denaro e a 13 suoi presunti fiancheggiatori (operazione «Golem 2»). Ascoltato in videoconferenza il pentito agrigentino Calogero Rizzuto ha detto: «Il 90% delle ditte che prendono i subappalti sono nostre». Rispondendo al pm Paolo Guido ha, poi, riferito dei rapporti che l'imprenditore edile Marco Giovanni Adamo avrebbe avuto con Messina Denaro. «Guzzo - ha detto Rizzuto - mi disse che Adamo curava i lavori di metanizzazione da Menfi a Trapani. Era venuto proprio a nome di Matteo. Aveva dato già 10mila euro come rata alla famiglia mafiosa».