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18/04/2013 04:31:15

Ecco come si è tradito Antonio Incandela, l'assassino di Don Michele Di Stefano

 La stessa notte del delitto, lo scorso 26 febbraio, il presunto omicida ha effettuato un prelevamento di 250 euro presso un istituto di credito di Fulgatore.

Alle 6 del mattino ha tentato un altro prelevamento a Trapani e l’indomani a Marsala. Ma questi ultimi due tentativi sono falliti. La svolta – come hanno sottolineato in conferenza stampa il procuratore Marcello Viola ed il sostituto Massimo Palmeri – è avvenuta quando la madre di Incandela ha denunciato ai carabinieri lo smarrimento di una carta postamat con la quale il giovane ha effettuato un prelevamento di 200 euro.

Confrontando le immagini riprese dalle videocamere delle banche e della posta, anche se sono di cattiva qualità, gli inquirenti hanno notato delle somiglianze. Hanno fatto quindi vedere il filmato ripreso dalla telecamera di Poste italiane alla madre, che ha riconosciuto il figlio.

Fermato ed interrogato, il giovane ha ”confessato” fornendo particolari che solo gli investigatori e l’assassino potevano sapere”, puntualizza il sostituto procuratore Palmeri.L'ultima omelia di don Michele lo ha irritato.

IL MOVENTE. Antonio Incandel a ha pensato che il sacerdote si riferisse a lui parlando di "quelle mele marce" all'interno della piccola comunità di Fulgatore che avevano a che fare con qualche incendio doloso verificatosi negli ultimi tempi. E visti i suoi precedenti penali per incendio ha pensato di essere stato additato agli altri fedeli. Da qui la folle idea della vendetta. "Non volevo ucciderlo, solo dargli una lezione, solo dopo mi sono accorto che era morto e ho simulato una rapina", ha detto Incandela nella confessione ai carabinieri

Antonio Incandela era stato anche alunno a scuola  di don Michele Di Stefano.