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24/04/2013 04:59:43

"Campus Belli", l'esame degli imputati La Rosa e Moceri. Patti nuova udienza. Sequestrato un albergo a Castellammare

Oggi sono stati esaminati gli imputati Cataldo La Rosa e Antonino Moceri. Leonardo Bonafede in videoconferenza dal carcere di Secondigliano non ha voluto sottoporsi all'esame. Anche Ciro Caravà si è avvalso della facoltà di non rispondere.  Cataldo La Rosa, tramite videoconferenza dal carcere di Opera a Milano, ha risposto sulla sua attività lavorativa all'interno dell'Eurofarida, i cui titolari sono Antonino Moceri e Antonino Tancredi.  Ha riferito di lavorare per la loro azienda anche se di fatto  alle dipedendenze dei cugini Guarino.

Dai titolari dell'Eurofarida che sono suoi co-imputati, ha detto di essere creditore di ventiduemilaottocento euro, dei quali ha ricevuto solo un acconto di ottocento euro a fine 2011. Moceri Antonino, invece, ha parlato della sua azienda, ricostruendo i vari passaggi per l'acquisizione, la richiesta di finanziamenti perchè le banche non gli facevano più credito per via di un protesto di tremila euro, che in realtà era di un'altra persona, un certo Calogero Salvatore. Ai due imputati è stato chiesto nel controesame del pm Padova, perchè e chi era la persona che in alcune intercettazioni telefoniche chiamano Armando. Entrambi gli imputati dicono che non può essere Leonardo Bonafede, perchè sono soliti chiamarlo "Zi Nardo", salvo dire nel caso di La Rosa, che forse sarà scappato di chiamarlo così, anche se non ha spiegato il perchè. Ad ulteriore domanda del pm che ricordava un'altra intercettazione in cui parla sempre di tale Armando, l'imputato ha risposto che si tratta di Armando Maggi, un allenatore e prepatore di cavalli che vive a Roma. Moceri, a domanda del Tribunale, fatta dal giudice a latere Roberto Riggio, se per lui l'Armando di cui parla nelle conversazioni registrate è Leonardo Bonafede, ha risposto, dapprima dicendo che per la prima volta il nome Armando lo ha sentito nell'aula del Tribunale, per poi dire che in realtà può essere che si riferisse a  Leonardo Bonafede.

Per quanto riguarda la vendita dell'azienda a Giuseppe Grigoli ha detto che il proprietario della Despar è andato più volte a vedere i loro magazzini, confermando l'incontro avvenuto alla presenza di Salvatore Messina Denaro, Vincenzo Scirè, Grigoli e suo nipote Giuseppe Triolo. Il Tribunale a fine udienza ha richiesto ulteriori accertamenti riguardo al collaboratore Pietro Bono, visto che ha inviato un certificato medico che di fatto certifica una condizione di "decadimento cognitivo", e ha invitato il pm a seguire la parte amministrativa di questa ordinanza. A fine udienza Ciro Caravà ha voluto fare un dichiarazione spontanea: "Dopo l'arresto di Grigoli, io nella qualità di Sindaco chiesi al nipote Antonino Grigoli (Consigliere Comunale) di chiarire la sua posizione, lo dissi in consiglio comunale". Prossima udienza fissata il 2 maggio, verrano ascoltati i testi della difesa. L'8 maggio, invece, si continuerà  con l'esame degli imputati. 

 

 

Nuova udienza oggi del procedimento di prevenzione a carico dell'ex patro della Valtur Carmelo Patti. 

Nell'ultima udienza è stato ascoltato Mario Porcaro, ex presidente del Collegio dei sindaci di Valtur. Porcaro, che è anche consulente, 

ha ricostruito la fitta rete di intrecci e le vicende che hanno portato alla scissione tra il ramo industriale e quello turistico del complesso aziendale messo

su dall'imprenditore castelvetranese. 

 

 

 

SEQUESTRO. Sequestrato a Castellammare del Golfo  un complesso turistico-alberghiero, attivita' commerciali e disponibilita' finanziarie per un valore di circa 6 milioni di euro.   Interessato dal provvedimento un imprenditore di 64 anni, originario di Castellammare del Golfo, condannato nel 1998 per associazione di stampo mafioso e per danneggiamento aggravato dal metodo mafioso. L'anno successivo e' stato sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno, per la durata di 3 anni e sei mesi, oltre al sequestro di beni immobili e quote societarie. Sigilli, dunque, al resort, composto da tredici mini appartamenti a schiera e piscina, alla relativa societa' di gestione, alle attivita' di bar e pasticceria a Castellammare del Golfo, nonche' disponibilita' finanziarie, tra le quali conti correnti e depositi a risparmio. Le indagini economico finanziarie, ora concluse dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria delle fiamme gialle, hanno dimostrato come, in concomitanza del sequestro patrimoniale a suo tempo disposto nei riguardi dell'imprenditore, quest'ultimo abbia trasferito, solo formalmente, la titolarita' di societa' ed aziende ai figli, all'epoca poco piu' che ventenni, che negli anni successivi hanno compiuto diverse operazioni d'investimento, fra cui la costruzione del villaggio-residence. La natura fittizia di tali trasferimenti e' emersa in particolare dall'attiva e costante partecipazione dell'uomo a importanti atti di gestione delle aziende stesse.

CAMPUS BELLI. Nuova udienza del processo "Campus Belli", che vedrà oggi l'esame degli imputati Moceri, Tancredi, Lipari e La Rosa e degli altri che avevano dato disponibilità, e la ricitazione in videoconferenza del teste Pietro Bono, imputato di reato connesso.  "Loro sono quelli che sono. Matteo e Salvatore Messina Denaro sono i mafiosi della Provincia di Trapani e a loro non si poteva dire di no". Così ha risposto Giuseppe Grigoli, in Tribunale a Marsala, deponendo come teste imputato di reato connesso nell'ultima udienza del processo.  Grigoli Ha iniziato dalle origini. Dal lontano 1973, quando iniziò ad occuparsi di alimentari e di supermercati dopo aver lavorato nella fabbrica di sapone del padre. Ha ricostruito i passaggi delle varie società da lui costituite. Dalla Grigoli Giuseppe, la prima, operante dal '73 all'83, alla Grigoli Distribuzione e infine alla 6Gdo. 

ASSOLTO MANGIARACINA.  E a proposito di Campobello, è stato assolto dall'accusa di diffamazione l'ex consigliere comunale di Campobello di Mazara, Vito Mangiaracina, noto per le battaglie contro l'ex sindaco di Campobello, Ciro Carava'. L'ex consigliere, difeso dall'Avvocato Valerio Vartolo, era imputato, dinanzi al Tribunale di Castelvetrano, a seguito di una denuncia presentata dall'architetto Rosa Isgro', dirigente del Comune di Campibello. Il Mangiaracina, con una interrogazione al Sindaco aveva chiesto di conoscere se esistessero ritardi nella firma di alcune pratiche relative alla sanatoria di immobili. A seguito dell'interrogazione la dirigente del comune aveva presentato una querela perché riteneva lesa la sua immagine. Il Tribunale però ha accolto la tesi difensiva, assolvendo il Mangiaracina. Secondo il difensore, Valerio Vartolo, la pronuncia del Tribunale è importante perché garantisce il principio secondo cui l'espletamento dei doveri e dei diritti di un consigliere comunale non può in alcun modo essere soggetto a limiti stringenti ne può essere sottoposto al rischio delle querele, il cui uso, spesso disinvolto, è troppo largamente diffuso.