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19/12/2013 06:40:00

"Così sono stati comprati i voti dalla mafia per Doriana Licata"

E’ ancora molto usato il sistema della compravendita di voti. Cosa nostra in provincia di Trapani si sarebbe attivata anche alle ultime elezioni regionali. Questo viene fuori dalle carte dell’inchiesta che ha portato in carcere 30 presunti fiancheggiatori del super latitante Matteo Messina Denaro.Tra gli arrestati anche Aldo Licata, Nicolò Polizzi e il figlio Pietro Luca Polizzi. Aldo è fratello di Doriana Licata, ex assessore provinciale, esponente prima di Forza Sud (che il padre ha contribuito a fondare) poi Grande Sud, e infine candidata alle ultime regionali con il Partito dei siciliani-Mpa di Raffaele Lombardo. Aldo Licata, secondo le indagini degli inquirenti, si sarebbe attivato per comprare voti per la sorella. Avrebbe pensato a tutti Pietro Polizzi, ritenuto organico alla famiglia mafiosa di Campobello e stretto amico di Aldo Licata.

 

SCORRIBANDE
Pietro Polizzi è figlio di Nicolò, ritenuto uomo di spicco della consorteria mafiosa di Campobello e legato da una amicizia storica con Matteo Messina Denaro. Tra Pietro Polizzi è Aldo Licata c’è una vecchia amicizia, condividono la passione per le auto. Una volta volevano anche correre insieme ad una gara, con la Ferrari di Aldo Licata. L’avrebbe guidata Piero, che al volante pare essere un fenomeno. Sulle sue capacità di guida si sarebbe espresso anche Matteo Messina Denaro. A fine anni novanta Pietro Polizzi accompagnò Matteo Messina Denaro, da qualche anno latitante, a Catania. Gli diede indicazione il padre, allora in carcere, dove trovarlo. Poi il boss di Castelvetrano parlò con Nicolò Polizzi, sul figlio. “tuo figlio è number one - racconta Pietro Polizzia a un amico -... gli devi dire solo dice che non deve fare più bordello...”.
Se Pietro Polizzi proviene da una famiglia di spicco nella consorteria mafiosa, Licata è di più alto rango. E’ nipote di Carmelo Patti, il patron della Valtur su cui pende una richiesta di sequestro di beni per 5 miliardi di euro, la più alta di sempre. Aldo Licata appartiene a una famiglia di imprenditori che hanno fatto affari con il gas e le energie alternative. Soprattutto in Campania. La meravigliosa isola di Capri, dagli anni trenta è fornita dall’energia prodotta dalla centrale elettrica della famiglia del suocero. Come scrivono gli inquirenti nell’informativa, in passato anche altri parenti di Licata avevano tentato la scalata politica, anche a livello nazionale.


UN VOTO 50 EURO
Questa amicizia si deve monetizzare. C’è Doriana Licata, la sorella di Aldo, che si vuole candidare all’Assemblea Regionale Siciliana. Già nel 2010 c’era questa intenzione. “A Doriana Licata se l’è tirata pure lui...Doriana Licata alla Regione si deve candidare e vuole aiuto…”. A parlare e Nicolò Polizzi, papà di Pietro. I polizzi cominciano a mettersi in moto nel 2011. Padre e figlio vengono intercettati mentre discotuono della strategia per appoggiare il partito di Miccichè, Forza del Sud, che poi sarebbe diventato Grande sud. Discutono delle tariffe per i voti. Bisogna fare un listino prezzi “equo”, in base alla caratura del politico, al bacino elettorale, alla carica ambita. Perchè nel 2011 ci sono ancora tante porte aperte nella politica regionale. Ancora Lombardo non si è dimesso, ma ci sono anche le amministrative a Campobello. “E’ normale che le persone che partecipano a finanziare un partito la pagano ‘la quota associativa’...Uno gli deve dire i soldi dopo, ad operazione conclusa. Dice: tu in questo paese quanti consiglieri hai? Quanto porta cinquecento voti? A cosa conclusa ci sono diecimila euro...ciascuno...a cose fatte a dire...prima gli dici: ci vuole diecimila,quindicimila euro a paese a consigliere a dire, due mila ora e gli altri 13 a cose fatte ‘affacciannu u Santu’... devono comparire da quattrocento a cinquecento voti…”. A parlare è Nicolò Polizzi che spiega come vanno le cose al figlio. E racconta che “...una volta a Trapani qualche cinquanta euro a voto gli è costato, i soldi li aveva quel cornuto…”.
Aldo Licata avrebbe chiesto voti in cambio di soldi anche a Gaspare Lipari, arrestato nel corso dell’operazione Capus Belli nel dicembre 2011, che portò in cella, tra gli altri anche il sindaco di Campobello Ciro Caravà. La vicenda viene fuori da una conversazione intercettata tra Nicolò Polizzi e la moglie. L’intercettazione è molto utile agli inquirenti e fa venire il sospetto che anche altre elezioni siano state truccate. La somma da sborsare sarebbe stata di 50 mila euro. Ma ci sarebbero stati diverbi, perchè Lipari voleva tutti i soldi subito, per un paccheto da mille voti.


LE ELEZIONI REGIONALI E GLI AIUTI DA MARSALA E TRAPANI
A giugno 2012 Pietro Polizzi comincia a muoversi per procurare voti a Doriana Licata. Non solo a Campobello dove, dice alla mamma, “ho già creato una bella situazione per sua sorella...ora se me le fanno mantenere le cose gli hoo tetto Doriana se noi manteniamo io non ne ho problemi a rintracciare persone perchè noi oltretutto abbiamo sempre fritto bene quindi a noi no non ce lo dice nessuno”. Le regionali sono regionali. Allora bisogna cercare voti ovunque. Anche a Marsala, ad esempio. Si contatta Pietro Centonze, che è indicato appartenente alla famiglia mafiosa di Marsala, coinvolto nell’operazione Peronospera II, condannato per estorsione, ricettazione, intestazione fittizia, favoreggiamento, sottoposto alla misura di sorveglianza speciale per mafia e nipote del boss Natale Bonafede. “Quella cosa di Marsala dobbiamo proseguire. Aldo Licata, Pietro Polizzi e Pietro Centonze si sarebbero incontrati più volte a ridosso delle elezioni regionali per organizzare il tutto, per mettersi d’accordo sulla spartizione dei voti. Assieme a loro ci sarebbe stato nella raccolta dei voti a favore di Doriana Licata anche Gianfranco Gianni, vicino alla famiglia mafiosa di Trapani, avrebbe favorito tra gli altri la latitanza di Vincenzo Virga e Andrea Mangiaracina. I piani erano che Centonze avrebbe procurato i voti per Marsala, Petrosino, Mazara; Gianni a Trapani e dintorni. La raccolta dei voti, dalle parole di Polizzi a Centonze stava andando bene. “Poco fa sono arrivati uccelli lì...di Marsala...lo sai quianti voti ci danno a Marsala … a quei capi elettori trecento voti...a Trapani centocinquanta voti a Campobello 800 per come dicono gli altri ora vediamo”. I voti ovviamente venivano controllati. "Mi devono dare il numero di sezione e la scuola dove vanno a votare. Appena non spuntano lo vedo, non si può scappare. Non è che mi possono dire sì e poi non vanno a votare", spiegava Pietro Polizzi alla madre. Infatti il giorno delle elezioni, a urne ancora aperte, Centonze riesce a dare già i primi risultati. Un exit poll interno. “Quello che dicevi tu ragione aveva, il discorso dei trecento a Marsala, ma una sola sezione erano”. A Campobello di Mazara Doriana Licata prese 828 voti, a Marsala 889, a Mazara 550, a Trapani 532. Non venne eletta per una manciata di voti, con 4686 preferenze, piazzandosi seconda in lista dopo Giovanni Lo Sciuto.

 

SALDARE I DEBITI
Ma Aldo Licata deve comunque pagare i servizi della consorteria per il lavoro di raccolta voti. Tentenna un po’, non ha subito la somma. C’è da aspettare qualche giorno. Poi il 5 novembre vengono dati i soldi a Centonze e Gianni tramite Pietro Polizzi e Stefano De Biase Si incontrano in un ristorante i quattro. All’uscita i Carabinieri fermano Centonze e gli trovano addosso 9 mila euro in banconote in banconote da 100 e 50 euro. Secondo gli inquirenti è la conferma che si sarebbe trattato di una parte della somma per i voti. Ma sarebbe rimasto ancora altro da saldare. Anche perchè nei giorni seguenti ci sono nervi tesi. Con Polizzi che batteva cassa a Licata. L’indagine non ha però chiarito se Licata abbia saldato il debito. In tutto ciò Doriana Licata, che non è indagata, si è dimessa da vice coordinatore regionale dei Democratici Riformisti e ha detto di avere “fiducia nella magistratura e presto sarà palese la totale estraneità di mio fratello”.