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08/01/2015 06:35:00

Mafia, processo Eden. Riprendono le testimonianze. Tocca a Vincenzo Panicola

 Riprende oggi a Marsala il processo scaturito dall’operazione antimafia Eden, che nel dicembre 2013 fece terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano latitante da 21 anni.
Sono udienze, queste, in cui si stanno ascoltando diversi testimoni importanti. I pm nelle scorse settimane sono andati a Roma ad ascoltare i pentiti palermitani Stefano Lo Verso e Sergio Rosario Flamia. Nelle testimonianze di Lo Verso e Flamia è stata focalizzata soprattutto la figura di Francesco Guttadauro, che è stato riconosciuto da entrambi i collaboratori di giustizia nell’album fotografico che è stato loro mostrato. Lo Verso, originario di Ficarazzi, mai formalmente “punciutu”, ha riferito, in particolare, di aver saputo che Guttadauro “è il nipote del cuore di Matteo Messina Denaro”. Nell’udienza di oggi potrebbe essere ascoltato invece Vincenzo Panicola, cognato di Matteo Messina Denaro, spostato con la sorella Anna Patrizia, anche lei arrestata nel blitz. Altro teste citato dalla difesa degli imputati sarà Matteo Filardo, cugino del boss.
Nell’ultima udienza è stato il collaborante Lorenzo Cimarosa il teste più interessante tra quelli ascoltati, in Tribunale, a Marsala, nell’ultima udienza del processo ad alcuni dei personaggi coinvolti nell’operazione antimafia “Eden”. E cioè, Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro, nipote del boss latitante Matteo Messina Denaro, Antonino Lo Sciuto, tutti accusati di associazione mafiosa (i primi due anche di estorsione e tentata estorsione), Vincenzo Torino, che deve rispondere di intestazione fittizia di beni, e Girolama La Cascia per false dichiarazioni al pubblico ministero. Quest’ultima, per l’accusa, anche vittima di estorsione ad opera della sorella del boss. “Nel testamento di Caterina Bonagiuso – ha dichiarato Cimarosa - non c’era Anna Patrizia Messina Denaro. E poi lei non era figlioccia della Bonagiuso. Figlioccia era sua sorella Bice. Me lo ha detto mia suocera, Santangelo Rosa”. Quest’ultima è zia di Anna Patrizia Messina Denaro, in quanto sorella della madre. “Mia suocera – ha proseguito Cimarosa, cugino acquisito di Anna Patrizia Messina Denaro – mi disse: ‘Cosa vuole Patrizia?”. Il difensore di quest’ultima, l’avvocato Celestino Cardinale, ha però obiettato che agli atti del procedimento ha già prodotto il certificato di battesimo della sua cliente. Il presidente Gioacchino Natoli lo ha, quindi, invitato a cercare nei fascicoli del processo. Spulciate un po’ di carte, però, il legale non ha trovato il certificato, ma ha detto di essere sicuro di averlo prodotto. “Lo troverò” ha concluso l’avvocato Cardinale. Il dettaglio non è da poco. E’ proprio sulla base di questo particolare, infatti, che Anna Patrizia Messina Denaro avrebbe preteso e ottenuto, secondo l’accusa, 70 mila euro dalla La Cascia, che ereditò una cospicua somma. Nel corso della sua testimonianza, Cimarosa ha parlato anche della riunione fatta nello studio dell’odontotecnico Lucio Sciortino, a Castelvetrano, dove lavorava la La Cascia. “Fu Giuseppe Giardina (altro erede, ndr) – ha spiegato Cimarosa – a chiedermi di accompagnarlo da Sciortino per parlare con la signora La Cascia, ma quando lui alzò la voce con quest’ultima, io me ne andai. Lui dovette fare lo stesso perché era con me. Giardina non si lamentò più in merito all’eredità quando ebbe 5 mila dei 70 mila euro avuti da Anna Patrizia Messina Denaro. Fu lui a dirmi che ebbe quei 5 mila euro”. Ascoltato subito dopo, però, Giuseppe Giardina ha negato di aver ricevuto quel denaro. “Da Anna Patrizia Messina Denaro – ha affermato - non ho avuto niente”. Giardina curava i terreni dell’anziana ex insegnante e pare ci sia rimasto male quando ha saputo di non avere ereditato granché. Anche perché, come ha dichiarato all’inizio della sua testimonianza, la Bonagiuso, tre anni prima di morire, gli avrebbe detto che lui sarebbe stato “erede universale”. Sul pretorio è salita anche Cecilia Palmina Zancana, parente ed altra erede. “Con Giuseppe Giardina – ha spiegato - eravamo compagni di liceo. Curava i terreni della zia Caterina Bonagiuso, cugina di mio padre. Ho ereditato un appezzamento di terreno e una casa. A fine ottobre o novembre 2010, sul tavolo della cucina della zia c’erano diversi testamenti, non ricordo se firmati, e in uno c’era il nome di Anna Patrizia Messina Denaro. Non so, però, quali beni avrebbe dovuto avere. Successivamente, quei testamenti, alcuni dei quali vecchi e sbarrati con tratti di penna, non c’erano più. Vidi Anna Patrizia Messina Denaro in casa della zia il giorno della sepoltura”. Alla fine ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee Girolama La Cascia: “Conoscevo la signorina Bonagiuso da oltre 40 anni – ha detto - Nell’aprile 2010, Bonagiuso mi fece vedere l’Espresso con articolo che parlava dei Messina Denaro. Mi chiese se era vero, io risposi: non so. Una sera, due giorni dopo aver fatto testamento, mi disse che dopo la sua morte avrei dovuto dare del denaro, specificando la somma, alla sua figlioccia”. Nel corso dell’udienza, è venuto fuori anche un particolare piccante. Dalle indagini (intercettazioni telefoniche) è emerso che tra Girolama La Cascia, donna sposata, e l’odontotecnico Sciortino (entrambi dipendenti dello studio dentistico del dottor Ditta) c’era una relazione sentimentale.