Quantcast
×
 
 
15/09/2015 10:29:00

Immigrazione. Altro tentativo di fuga dal Cie di Trapani Milo. Ecco cosa succede

12,00 - Su quanto succede all'interno del Cie di Trapani Milo interviene il Senatore del Movimento Cinque Stelle Maurizio Santangelo, per il quale "il Cie va chiuso subito". Del Cie di Milo si è parlato oggi nella conferenza stampa del Prefetto Leopoldo Falco. Ecco la dichiarazione di Santangelo:

Ieri ho fatto un'altra visita a sorpresa al Cie di Milo per verificare le condizioni dei detenuti di nazionalità marocchina e del personale civile e militare che vi lavorano, poiché ero venuto a conoscenza di tentativi di fuga dovuti al disagio subito conseguente all'alto numero di presenze e alle condizioni stesse della struttura. Ho verificato che le condizioni sono al limite del rispetto dei diritti umani, la tensione è palpabile e nonostante questa fosse la mia sesta visita al CIE non avevo mai riscontrato tanto degrado. Ho avuto modo di vedere che la struttura è carente dal punto di vista igienico-sanitario tanto che non esistono reti, i materassi sono di gommapiuma e sporchi, le docce sono fredde gli infissi sono rotti e dai tetti entra l'acqua. Una situazione che sta determinando momenti di tensione palpabili e che mi auguro non degenerino a breve. Chiedo, dunque, al Prefetto, al Questore ed a tutti gli enti competenti di attivarsi al fine di chiudere immediatamente il CIE perchè questa situazione è indecente, non degna di un paese civile e al limite della violazione dei diritti umani.

10,00 -  Nel micromondo del Cie di Trapani Milo le e ultime notti sono state più agitate del solito. Il centro non è ancora stato trasformato in hotspot e già da alcuni giorni l'atmosfera è stata parecchio nevrotica soprattutto a causa della questione irrisolta dei 116 «sedicenti» marocchini. Si trovano all'interno del centro dallo scorso 20 agosto in seguito al trasferimento disposto dal Ministero dell'Interno che li ha condotti a Trapani da Catania in cui erano sbarcati sul molo. In quei giorni veniva convalidato il provvedimento di trattenimento (della durata di 30 giorni) finalizzato al respingimento, che scadrà lunedì prossimo, ma nella notte tra domenica e lunedì alcuni di loro hanno tentato la fuga.

Sulla questione è intervenuta la campagna LasciateCIEntrare che ha aggiunto ulteriori elementi. «Al tentativo di fuga di ieri è seguita una colluttazione al termine della quale, dopo l’intervento delle forze di polizia, vi sarebbero stati diversi contusi. In particolare, un ragazzo che nel corso di una precedente visita, effettuata il 24 agosto scorso, appariva già in stato confusionale dopo un tentativo di suicidio, è stato coinvolto negli scontri che sono seguiti al tentativo di fuga ed avrebbe riportato diverse contusioni. Le sue condizioni psichiche si sarebbero ancora aggravate e destano gravi preoccupazioni». Dalla questura in merito alla tentata fuga di lunedì notte hanno fatto sapere che «la situazione è stata contenuta», ma nel pomeriggio di ieri il senatore Maurizio Santangelo, del Movimento 5 Stelle, ha colto la palla al balzo con una visita ispettiva.

«I ragazzi hanno descritto il tentativo di fuga di alcuni - ha detto non appena uscito – e secondo i registri nessuno è riuscito a lasciare il centro». Il tentativo di fuga tuttavia ha riesumato le presunte violazioni dei diritti umani avvenute in sede di convalida.  La campagna LasciateCIEntrare chiede «chiarezza» e che sia «garantità la regolarità della prossima convalida della eventuale proroga del trattenimento, alla presenza degli interessati e di un interprete». Nella nota viene chiesta perfino la chiusura immediata del centro che, su disposizione del Ministero dell'Interno, dovrebbe essere trasfromato in hotspot. «Il centro è in condizioni invivibili ed il personale è palesemente in difficoltà rispetto alla gestione soprattutto a causa del recente dietrofront sull'installazione dell'hotspot». Ed è questa infatti una delle tematiche principali che riguardano il dibattito a difesa dei diritti umani.

Recentemente su questa tipologia di centri è intervenuta anche Fiorella Rathaus, presidente del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati). «Il grande rischio è che dopo aver tanto combattuto per la chiusura dei Cie, ci ritroviamo con una nuova forma di detenzione – sottolinea -. Il problema è reale e su questo dovremo confrontarci. Le identificazioni sono una criticità da anni per il nostro paese, ora alla luce del piano sul ricollocamento sono un passaggio necessario. Ma devono camminare insieme alla sicurezza di una serie di criteri certi per la riallocazione delle persone – aggiunge – Non possiamo fare un passo indietro sul fronte dei diritti». Un micromondo non proprio carino.

Marco Bova