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13/02/2016 16:45:00

Il mare incatenato e la Laguna di nessuno

Lo Stagnone, luogo caro tanto ai marsalesi quanto ai numerosi visitatori che qui si soffermano per assaporare la quiete e la magia del posto, costituisce la più estesa Laguna della Sicilia. Riserva Naturale Orientata dal 1984, attualmente gestita dalla Ex Provincia di Trapani, si estende nel tratto tra Punta Alga e Capo S. Teodoro e comprende le quattro isole di San Pantaleo (Mozia), Isola Grande, Schola, Santa Maria e le saline costiere San Teodoro, Genna e Ettore Infersa.
Le calde acque della Laguna e la scarsa profondità dei suoi fondali rendono lo Stagnone il luogo ideale non solo per lo sviluppo di flora e fauna particolarmente vitale ma anche dove portare i più piccoli a sguazzare e imparare tante nuove discipline acquatiche come la canoa, il wind o kite surf.
Tanti sono i problemi che da tempo affliggono la fantastica laguna, ne abbiamo parlato mercoledì scorso durante l'ultima puntata di Mulini Contro Vento – Storie di Moderni Don Chisciotte, su Rmc 101.
La Laguna dello Stagnone non è sempre stata così come si presenta ai nostri occhi oggi, ce lo ha raccontato il Dott. Donato, appassionato studioso di storia ed ambiente che allo Stagnone di Marsala ha dedicato il libro, pubblicato nel 2013, “L'isola che non c'era. L'isola grande dello Stagnone dal XV secolo ai giorni nostri”. Dice Donato ai microfoni di Mulini Contro Vento: “L'isola Lunga non esiste in natura, è un artificio dell'uomo. In origine c'erano cinque isolette, con un processo iniziato alla fine del 1400 e conclusosi a metà del 1800 tra un isolotto e l'altro sono stati tracciati i muri di contenimento delle saline, in questa maniera il mare è stato incarcerato dando luogo all'attuale conformazione dell'Isola Lunga. Ciò ha comportato la scomparsa dei canali di comunicazione tra Stagnone e mare aperto determinando il mancato ricambio delle acque. Un processo molto antico a cui oggi è difficile porre rimedio”. A proposito della Bocca di San Teodoro o Bocca Nord, posizionata tra l'Isola Grande e la Torre di San Teodoro, il Dott.Donato sostiene: “E' inutile pensare che intervenendo sulla Bocca Nord si possano risolvere tutti i problemi della laguna. Da documenti storici risulta che già nel 1605 un tecnico dell'epoca sconsigliava di lavorare su questa bocca poichè per la sua conformazione e per il gioco delle correnti è sempre destinata ad interrarsi”. La faccenda si complica, la responsabilità è da attribuirsi dunque ai proprietari di saline che nei secoli passati hanno intrappolato il mare con la connivenza delle autorità dalle quali sono stati emessi regolari permessi, entrambi probabilmente ignari del pesante danno che si stava infliggendo al futuro del territorio. “Un piccolo aiuto – dice sempre il Dott.Donato – potrebbe consistere nel riaprire il Canale di Altavilla, canale artificiale di estrema bellezza e che fino a un decennio fa permetteva allo Stagnone di comunicare con il mare aperto”. Aggiunge inoltre Donato “la situazione attuale della strada litoranea dello Stagnone, secondo me, non è compatibile con una riserva o pre-riserva. La baraonda infernale che in estate si riversa in questa zona è decisamente indecorosa, soprattutto per la quantità di autoveicoli che qui sono liberi di posteggiare e scorrazzare senza regole”.
Non poteva mancare l'intervento della Presidentessa del Circolo Legambiente Marsala e Petrosino Letizia Pipitone: “Il problema principale dello Stagnone è sicuramente l'indifferenza da parte delle istituzioni e dei cittadini. A Marsala si vive nella bellezza e non ci si rende conto che lo Stagnone è il vero tesoro, la più grande ricchezza del territorio che però non vede riconosciuto un interesse vero nella tutela, nella conservazione, nella salvaguardia ma anche nella promozione e nello sviluppo, nel saperne trarre vantaggio e beneficio economico”. Continua la Presidentessa del Circolo Legambiente Marsala e Petrosino: ”Da tempo ci occupiamo dello Stagnone lamentando e denunciando lo stato di incuria in cui versa. Ci siamo confrontati con l'amministrazione Di Girolamo che ha ben risposto alle nostre richieste anche se ad oggi nulla è stato ancora fatto – continua l'Avv. Pipitone - dal canto di Legambiente per quel che riguarda la questione del ricambio delle acque è stato proposto di avviare una serie di studi scientifici che possano condurre a risoluzioni tempestive ed efficaci. A controllare la riserva sulla carta ci sono quattro guardie ambientali e quindici articolisti ma di fatto è impossibile trovare cartellonistica, sentieri, custodi o chicchessia a cui poter segnalare alcun tipo di violazione. Non è solo una sensazione, la realtà è che la Laguna è abbandonata a se stessa nonostante l'impegno di risorse economiche ed umane. Per non parlare poi dell'abusivismo, da mesi chiediamo lo smontaggio del chiosco “La Lupa”, ma sembra che le violazioni amministrative non abbiano rilevanza da queste parti”.
E conclude l'avvocato Letizia Pipitone: “La Laguna dello Stagnone è oggi terra di nessuno, in un periodo in cui l'amministrazione comunale non vuole o non può interferire perché la gestione della riserva spetta alla Provincia ma quest'ultima è in fase di ristrutturazione e senza fondi, il rischio è che i furbi la facciano da padroni e si torni per l'ennesima volta a fare dello Stagnone teatro di abusi. Per poter esprimere tutto il proprio potenziale la Laguna dello Stagnone dovrebbe essere amministrata da un consorzio che comprende la Provincia, il Comune di Marsala, le Università ed anche le associazioni ambientaliste”.
La dottoressa Antonella Ingianni si occupa da tempo dello Stagnone. Il problema fondamentale per lei è relativo alla gestione: “Lo Stagnone è una riserva naturale ed a questa bisogna rapportarsi in quanto tale. In una riserva bisogna entrare in punta di piedi rispettandone il delicato ecosistema, qui non si possono applicare mere logiche economiche. Per troppo tempo quest'area è stata sottomessa alla logica del bene privato a discapito del bene della comunità e se per garantirne la protezione sarà necessario istituire il pagamento di un biglietto di ingresso, che ben venga a condizione che gli introiti vengano reinvestiti nella manutenzione e gestione dell'area stessa”.
Il Dott. Di Girolamo, Sindaco della Città di Marsala, non si tira indietro di fronte alla necessità di prendersi cura dello Stagnone nei limiti delle capacità dell'amministrazione. Non è il primo caso in cui l'amministrazione comunale deve farsi carico di oneri per opere di manutenzione che di fatto spetterebbero alla Provincia o alla Regione, si pensi al Parco Archeologico in cui i lavori sono attualmente in corso. Di Girolamo sostiene: “l'amministrazione comunale non ha i fondi per poter gestire la Riserva Naturale dello Stagnone ma se venissimo chiamati a farlo a quel punto avremmo bisogno del sostegno della Provincia o della Regione”. E per quel che riguarda la questione del pagamento del ticket di ingresso Di Girolamo dice che “è ancora tutta da chiarire”.

Un giorno mi capitò di ascoltare le parole di un cittadino che lamentando la scarsa valorizzazione del luogo sosteneva che il problema fosse nel nome: “basta cu' stu stagnune! Questo nome fa pensare a qualcosa di sporco e puzzolente e non richiama affatto la magia e la rilassatezza che il posto è capace di donare. Se vogliamo che la storia cambi allora dovremmo cominciare a chiamarlo... Laguna dei Fenici”. Se vogliamo che la storia di questo luogo devi dal suo attuale destino di “Laguna di Nessuno”, riserva di inestimabile bellezza e ricchezza che in buona parte determina l'identità di noi marsalesi “stagnanti” è necessario prima di tutto cambiare il nostro approccio alla riserva naturale, magari smettendo di considerarla un mero scenario da fotografare e un bene da sfruttare ma prendendocene cura, rispettandola e proteggendola.

Sara Manzo