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20/04/2018 06:50:00

Marsala, il Pd blocca il consiglio comunale. Vinci rientra nel Pd, Venuti lo bacchetta

 Continua a tenere banco a Palazzo VII Aprile, in consiglio comunale, la questione del Partito Democratico.

I cinque consiglieri comunali si erano autosospesi poiché entranti in contrasto tra di loro. In un secondo momento all' autoconvocazione hanno risposto solo in tre, Federica Meo, Calogero Ferreri e Mario Rodriquez, ricostituendo il gruppo del PD in Aula ed eleggendo la Meo come capogruppo.
Gli altri due, Antonio Vinci e Angelo Di Girolamo hanno continuato a scrivere delle interrogazioni all'Amministrazione Comunale senza più utilizzare simbolo e sigla del
partito. Di fatto continuavano ad essere autosospesi, quindi gruppo misto.

Lo stesso segretario comunale, Bernardo Triolo, aveva specificato come il caso dell'autospensione non fosse contemplato nel regolamento del consiglio comunale di Marsala.

Eppure a dichiararsi “autosospesi” non sono stati dei pivellini della politica, al loro primo debutto in consiglio, ma consiglieri che calvalcano da ben 25 anni la scena. Non hanno avuto tempo e modo di leggere il regolamento. C'è tempo.
E allora Vinci e Di Girolamo rientrano nel PD, tutti insieme appassionatamente, come nulla fosse accaduto. Si entra e si esce da un partito, e da un gruppo consiliare, come fosse il bar della piazza, noncuranti delle regole istituzionali e del rispetto partitico che impone obblighi e oneri.
Una porta, scorrevole. Si apre e si chiude con uno schioccare di dita, tanto a regolare i rapporti c'è Domenico Venuti, il commissario appena arrivato che ha già inteso più di qualcosa: non è arrivato per far finta che le farfalle volino.
Vinci rientra nel gruppo consiliare, tuttavia, ribadisce la piena validità della direzione del partito che ha chiesto il ritiro degli assessori dem. Nessun passo indietro, si allinea al dettato della direzione. Ma quale? C'è un commissario che è arrivato, voluto e nominato da Fausto Raciti. Classe dirigente locale azzerata, si è passato sopra le loro teste pur di rimettere ordine e ripartire. Su questo dovrebbero interrogarsi. Il contesto politico sociale va saputo leggere per non risultare inopportuni.
Ritorno in tono polemico, dunque, nei confronti dei colleghi di partito, i presupposti sono quelli di sempre: teatrini napoletani.
Per Vinci ci sono due PD a Marsala, uno che è fa capo al sindaco Alberto Di Girolamo, l'altro ai deputati regionali Baldo Gucciardi e Peppino Lupo.
Il consigliere bypassa un momento fondamentale: Gucciardi ha già deliberatamente scelto, rendendo pubbliche le proprie dichiarazioni, di sconfessare la direzione del partito che chiedeva il ritiro degli assessori.
L'arringa di Vinci va avanti ininterrottamente, con la complicità del presidente del consiglio, Enzo Sturiano, che non lo interrompe , per ben 41 minuti e 48 secondi,manco fosse la presentazione di un disegno di legge. Dopo Fidel Castro e il suo discorso da 4 ore e 29 minuti alle Nazioni Unite c'è Antonio Vinci al consiglio comunale di Marsala.
Ma le tarantelle del PD non sono finite qui, si continua a monopolizzare la seduta consiliare per parlare di questioni attinenti il partito. Ma non hanno una sede?
La Meo, conoscendo lo statuto dei dem, riscontra nel Vinci un agire autonomo, l'ingresso nel PD deve seguire una riunione con il commissario del circolo marsalese.
Insomma Vinci al momento è fuori dal gruppo, si scaglia contro la Meo “Non ho bisogno di ratificare nessun ingresso a nessuno. Io sono il fondatore del PD che è il mio partito”.

Abbiamo raggiunto Domenico Venuti, il quale in merito alla questione ha rilasciato una dichiarazione, in contrapposizione a quanto sostenuto da Vinci: “ La posizione espressa dalla capogruppo Federica Meo, a cui vanno gli auguri di buon lavoro, è perfettamente in linea con le dinamiche di un partito, che è uno a Marsala come a Bolzano. Mi sembra naturale che, prima di formalizzare nuove adesioni, un gruppo consiliare si confronti con la forza politica che rappresenta, tanto più vista la situazione del PD marsalese ed alcune posizioni che vanno chiarite nelle sedi preposte e non continuando ad esporre il partito a continue sceneggiate all'interno del consiglio comunale, sede che dovrebbe essere destinata a discutere delle esigenze dei cittadini e non della classe politica”.

Cinquanta minuti di consiglio comunale per parlare delle dinamiche dei dem, la chiarezza in Aula dovrebbe farla il sindaco. Del resto è in capo al Primo Cittadino l'obbligo di spiegare alla città con quale tipo di maggioranza intende proseguire, se la sua Giunta è tecnica o politica monocolore. Sono quasi tre anni di Amministrazione e poche le risposte.
Una resa dei conti dentro al PD che lascerà lo strascico delle polemiche ancora per un po', maldestri e sconclusionati tentativi di ricompattare sotto la veste della critica acerba perenne.
Le divergenze emerse hanno fatto evidenziato il forte stato confusionale in totale contraddizione interna.
Bisognerebbe comprendere che un partito non può essere acefalo e diviso in tanti gruppettini, se questa è la strada che intenderanno seguire più che una prateria troveranno il deserto dei Tartari.