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26/04/2018 07:03:00

Genitori condannati per maltrattamenti figli adottivi. La difesa: “Accuse ridimensionate"

 I legali della coppia marsalese condannata dal giudice Chiaramonte a un anno e mezzo di reclusione per maltrattamenti, lesioni e minacce ai figli adottivi (due sorelle e un fratello arrivati dalla Polonia nel 2004, quando avevano, rispettivamente, 11, 9 e 3 anni) fanno sentire la loro voce. Parlando di “accuse ridimensionate e pena molto ridotta rispetto a quanto chiesto dal pm” e sottolineando che “il fratellino non ha mai confermato le accuse mosse dalle sorelle”.

E’ quanto affermano gli avvocati difensori Manuela Linares e Sergio Giacalone. “Dalla lettura del dispositivo – dicono i due legali – è evidente che, avendo il giudice accolto una richiesta di risarcimento con una provvisionale di 24000 mila euro, si sia ben lontani dai 300.000 richiesti. Parimenti, la condanna ad un anno e mezzo, con pena sospesa, è ben distante dai sei anni di reclusione chiesti dall'accusa. Si precisa anche che all'esito di una causa civile, nel 2017 le figlie hanno avuto revocato l'assegno di mantenimento da parte dei genitori, in quanto non avevano i requisiti per essere mantenute oltre per avere capacità economica e reddituale”.

Secondo la difesa, la vicenda, “abbastanza triste”, nasce da “una adozione fallita per aver sottovalutato la profonda differenza fra gli adottanti e le adottate, che all'epoca sono state costrette all’adozione, malgrado avessero la madre e la zia vive”.

I tre bambini, in Polonia, furono posti in un istituto di assistenza perché la madre, disoccupata, non aveva un reddito per mantenere i figli. “L'età delicata dei tre adottati – continuano gli avvocati Linares e Giacalone - e la condizione socioculturale dei genitori adottivi sono stati altri elementi di difficoltà dell'integrazione. La vicenda ha portato, poi, a dipingere come mostruosità dei gesti che vanno inquadrati in una dinamica familiare conflittuale. Inoltre, la difesa ha sempre chiesto la verifica dell'attendibilità delle vittime, attesa anche la presa di distanza del fratello e le dichiarazioni di taluni testi. Il buon senso avrebbe imposto di pubblicare la notizia del dispositivo, riservando ogni altro commento alla lettura di una sentenza, in ogni caso di primo grado, suscettibile di impugnazione”.

E’ assai probabile, intanto, che la difesa proporrà appello alla sentenza di condanna. A rappresentare i tre figli adottivi, costituitisi parte civile, sono stati gli avvocati Salvatore e Laura Errera e Marco Perrone.