Trapani, ecco cosa succede dentro l'ex CIE Serraino Vulpitta
Il CIE del Serraino Vulpitta è stato chiuso nel settembre 2014 , ma al suo interno continuano ad esserci immigrati. Non sono rinchiusi nelle celle, come quando il centro di identificazione ed espulsione era aperto, ma la situazione non è certo rosea. Hanno divelto la recinzione e attualmente occupano abusivamente la zona dietro il padiglione principale della struttura e l’edificio stesso. Hanno creato degli alloggi di fortuna dove vivono intere famiglie, anche con bambini. All’interno dell’area hanno anche dei bilancieri da pesistica, con cui giornalmente si allenano.
La struttura dove fino a qualche anno fa sorgeva il primo centro di permanenza temporanea in Italia, poi diventato centro di identificazione ed espulsione, dovrebbe essere abbandonata e vuota. Sicuramente è abbandonata, la porta di ingresso è sbarrata, alcune finestre sono murate e il prospetto cade a pezzi. Vuota, invece, non lo è. Alcuni, non si sa quanti, immigrati hanno deciso che quella è la loro “casa”. Hanno fatto una apertura nella recinzione e hanno creato una baraccopoli. Sono delle strutture improvvisate, fatte di vecchie lamiere e altro materiale utilizzato come tetto e come divisorio tra una stanza e l’altra. Gli abitanti della zona confermano ciò che abbiamo potuto documentare con le riprese video, un continuo uscire ed entrare in un posto che dovrebbe essere disabitato.
Il centro nella sua ultima versione, serviva per identificare e successivamente espellere dal nostro paese, quegli immigrati che non erano in possesso di un documento di riconoscimento. In un periodo di continui sbarchi fantasma nelle nostre coste , non sappiamo chi arriva, se sono realmente persone che scappano dalla guerra e della sofferenza. Nel caso di questa occupazione abusiva di una struttura chiusa, perché non idonea ad avere all’interno delle celle di detenzione che rispettassero i diritti dell’uomo, ci si deve chiedere chi ci vive. Sono presenti intere famiglie con bambini, che non meritano di vivere in queste condizioni, lo Stato, si dovrebbe attivare per aiutare queste persone. Non basta indossare una maglietta rossa, c’è la necessità di fare azioni concrete per prevenire il radicamento di terroristi e per dare una speranza a chi ha realmente la necessità di una aiuto.
Oltre coloro che occupano la zona esterna, anche dentro l’edificio ex CIE, sono presenti immigrati che vivono all’interno di quelle che una volta erano delle celle e degli uffici. Non hanno luce ed acqua, le condizioni in cui vivono sono critiche. Fanno la spesa nel vicino supermercato, pagando con ciò che riescono a racimolare chiedendo l’elemosina in giro per la città. Hanno creato, inoltre, una palestra all’aperto, in cui hanno bilancieri da pesistica e pesi.
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