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18/07/2018 08:32:00

Ieri la giornata della vergogna. La donna e il bimbo lasciati morire in mare

Una donna che da 48 ore era alla deriva sul relitto di un gommone è stata salvata ieri mattina dall’equipaggio della ong spagnola Proactiva Open Arms a circa 80 miglia dalla costa libica.

La donna  si chiama Josephine ed è camerunense. La stessa ong ha pubblicato su Twitter il video e le foto di due corpi in mare e ha accusato la guardia costiera libica di aver «lasciato morire una donna e un bambino che erano a bordo di un gommone in difficoltà».

Nelle immagini si vedono i corpi di una donna e di un bambino, ormai privi di vita e appoggiati a quello che resta del gommone. «La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria – ha scritto il fondatore di Open Arms, Oscar Camps – ma non ha detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno affondato la nave perché s’erano rifiutate di salire sulle motovedette». Secondo fonti del Viminale, la versione di Open Arms «è una fake news». Salvini, chiamato in causa dalla stessa ong, ha replicato così: «Bugie e insulti di qualche ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti, e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro».

Scrive Mattia Feltri su La Stampa:

Ieri la Ong Proactiva Open Arms ha diffuso le immagini di una mamma e di un bambino morti in mezzo al mare. Il bambino avrà avuto quattro o cinque anni. Era nudo, galleggiava, in una foto si vede un uomo che gli regge la testa. La Ong ha accusato la guardia costiera libica di omissione di soccorso. Il ministro Salvini ha replicato prontamente che era una bugia. Intendeva che non c’era stata nessuna omissione, le cose erano andate in altro modo. Poi una nota del Viminale lo ha confermato, promettendo di fornire le prove. Sui social si è aspramente dibattuto fra chi diceva fosse colpa di Salvini, le mani sporche di sangue eccetera, e chi diceva fosse solo una lurida fake inventata dai complici degli scafisti, come avvertiva il governo, e di nuovo eccetera. Qualcuno ricordava che gli accordi con la Libia li aveva stretti il Pd, e l’indignazione era un’odiosa eruzione di ipocrisia, e sempre eccetera. Qualcuno spiegava che sui barconi ci sono sempre dei bambini, una astuta mossa dei trafficanti per imporre forte il dovere del soccorso. Stavolta era solo andata male. Finché uno ha ricordato Mia, il cane che l’altro giorno è stato buttato in mare con una pietra al collo da cui è riuscito a liberarsi per tornare a riva. C’è stata molta commozione per il cane. Chi non s’è commosso? Si sono promessi inasprimenti delle pene e lotta senza quartiere alla barbarie. Era interessante notare che il cane per fortuna s’era salvato, mentre il bambino era morto come un cane, e attorno al suo piccolo corpo nudo si è sollevata un bel po’ di battaglia politica in più, e un bel po’ di commozione in meno.

 

«L’Agenzia Ue della Guardia di frontiera e costiera fa sapere che nella prima metà del 2018 il totale delle persone individuate lungo la rotta del Mediterraneo è sceso a circa 16.100, in calo dell’81% rispetto a un anno fa. Sempre secondo Frontex l’emergenza adesso si è spostata in Spagna. Il numero dei migranti giunti nella penisola iberica in giugno è pari a 6.400, in aumento del 166% rispetto al 2017» scrive Libero.

 
Aumentano i migranti morti in mare
Dall’inizio dell’anno al 15 luglio sono arrivati in Europa via mare 50.872 migranti e 1.443 di questi sono morti mentre tentavano di raggiungere le coste europee. I numeri sono dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Il totale degli arrivi è pari a circa la metà del dato di 109.746 registrato nello stesso periodo del 2017. Anche il numero dei morti è inferiore rispetto allo scorso anno scorso (2.381) ma è proporzionalmente maggiore rispetto al numero delle partenze.

 

Vos Thalassa
Il gip di Trapani ha convalidato il fermo dei due migranti africani finiti in manette per l'aggressione all'equipaggio e al comandante del rimorchiatore Vos Thalassa che li aveva soccorsi, insieme ad altri profughi, mentre navigavano in acque libiche. Sono accusati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Per entrambi è stata disposta la custodia cautelare in carcere.