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02/08/2018 07:12:00

Mafia, sequestro di beni per Giovanni Savalle. "E' vicino a Messina Denaro". I particolari

14,45 -  Giovanni Savalle, imprenditore alberghiero accusato di essere vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui la Finanza e il Ros hanno sequestrato un patrimonio da 60 milioni ebbe un finanziamento da "Banca Etruria" grazie ai suoi rapporti privilegiati con un membro del Cda, in un periodo in cui le aziende del "Gruppo Savalle" erano prossime al fallimento.


E' uno dei particolari emersi dalle indagini patrimoniali coordinate dalla Dda di Palermo che hanno portato al sequestro. All'imprenditore sono stati sequestrati quote e intero capitale di società, beni aziendali, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e finanziari anche esteri.

La vicinanza al capomafia di Castelvetrano avrebbe consentito a Savalle di accumulare una fortuna e assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia di Trapani.

Il sequestro riguarda 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e la struttura dell'ex ex Kempisnsky per un valore complessivo di 62.922.867 euro.

Scrive Il Fatto Quotidiano:

"Un signor Nessuno. Mai un’indagine, nemmeno un collegamento, seppur lontano, con gli ambienti mafiosi. Giovanni Savalle era un perfetto sconosciuto agli uomini dell’Antimafia siciliana. Qualche precedente per reati economici e finanziari, niente di più. Adesso il ragionere 53enne, imprenditore alberghiero originario di Castelvetrano come il superboss latitante di Cosa Nostra, viene visto sotto un’altra luce dai finanzieri del Gico di Palermo e dai carabinieri del Ros, che gli hanno sequestrato un patrimonio di oltre 60 milioni di euro.

Certo, per la stampa nazionale Savalle può essere un signor nessuno, ma noi di Tp24 c'eravamo occupati diverse volte di lui e delle sue "imprese"...

13,00 -  “Giovanni Savalle risponde all’identikit dell’imprenditore che per anni ha sfruttato le conoscenze con esponenti mafiosi di rilievo (tra cui Filippo Guttadauro). Questi rapporti hanno consentito di qualificarne la pericolosità sociale e l’ipotesi che i beni sequestrati siano frutto di attività delittuose dell’organizzazione criminale”.

Lo ha detto il colonnello Fabio Bottino, comandante del primo reparto del Ros, illustrando alcuni dettagli dell’operazione congiunta con la Guardia di Finanza nei confronti dell’imprenditore trapanese.


Tra i vari elementi che hanno contribuito all’indagine anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. “In particolare quelle di Marcello Fondacaro, calabrese, collaboratore di giustizia e prima affiliato alla ndrangheta in quota alla potente famiglia dei Piromalli”, ha spiegato Bottino.

“Si tratta di una importante operazione condotta assieme al Ros dei carabinieri che porta oggi al sequestro di un ingentissimo patrimonio che fa capo a un imprenditore che è indiziato di appartenere a cosa nostra oltre che a manifestare degli indici di pericolosità dovuti a una serie innumerevole di reati di bancarotta, di frode fiscale e di frode ai bilanci pubblici sotto forma di illecita percezione di contribuzione da parte dello Stato e dell’Ue”.


Lo ha detto il colonnello Francesco Mazzotta, Comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza del comando provinciale di Palermo, a margine della conferenza stampa sul sequestro di beni al cassiere di Matteo Messina Denaro, l’imprenditore Giovanni Savalle, esperto fiscale-tributario ed imprenditore operante nel settore alberghiero ed immobiliare. Tutte le informazioni le potete leggere cliccando qui.

“Savalle già attorno attorno al 2000 ha chiesto con alcune società un prestito alla Bnl per 16 milioni di euro – ha detto Danilo Persano, tenente colonnello del Nucleo economico-finanziario della guardia di finanza di Palermo – Soldi che non sono stati restituiti all’istituto bancario così come quelli chiesti e ottenuti da Banca Etruria”.

Secondo gli investigatori “Savalle ha commesso numerosi reati di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dell’UE, distraendo risorse economiche alle attività che gestiva. Sicuramente i soldi che ha investito sono del tutto sproporzionati rispetto alle sue fonti lecite di reddito”.

Due giorni prima che Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, sposato con Rosalia Messina Denaro, fosse arrestato dai carabinieri, Giovanni Savalle ha invitato a cena la figlia Maria al “Kempisky Hotel Giardino di Costanza & C s.p.a. Resort”. Dopo l’arresto il 17 luglio del 2006 Savalle “ha assunto in una società la figlia di Filippo, Maria Guttadauro – spiegano gli investigatori nel corso della conferenza stampa – Sola dipendente della società.

Al genero Girolamo Bellomo garantì delle commesse. A figlia fu assunta dal 7 febbraio 2007 al 5 giugno 2008 al “Consorzio Turistico per lo Sviluppo della Sicilia Xenios” con sede in Mazara del Vallo via Castiglione 15 esercente l’attività di “altre attività di servizi n.c.a.”. attivo dal 22.2.2000. Giovanni Savalle è stato legale rappresentante del consorzio poi è stato sostituito nella carica dalla cognata Valeria Norrito.

Il reddito imponibile della dipendente Maria Guttadauro è 15.650 euro nel 2007 ed 8.793.00 nell’anno 2008”. “Savalle invece negli anni – aggiungono i finanzieri – ha dichiarato redditi dai meno di mille euro ai 150 mila euro l’anno. Redditi lontani dalle reali entrate in questi anni del commercialista”.

10,30 - Ecco il dettaglio del sequestro a Savalle, nel comunicato stampa della Dia:

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo ed il R.O.S. dei Carabinieri hanno dato esecuzione, in un’operazione congiunta coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, ad un provvedimento di sequestro, emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione, nei confronti di Savalle Giovanni, esperto fiscale-tributario ed imprenditore operante nel settore alberghiero ed immobiliare.

L’imprenditore, al quale sono stati sequestrati una pluralità di beni (quote o intero capitale sociale delle società, complesso dei beni aziendali, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e finanziari anche esteri) nella disponibilità anche dei suoi più stretti familiari, per un valore complessivo superiore ai 60 milioni di euro, alla luce delle indagini svolte è risultato essere contiguo ad esponenti del mandamento mafioso di Castelvetrano inseriti nel circuito di favoreggiamento del latitante Matteo Messina Denaro.

Tali rapporti hanno consentito, nel tempo, alle imprese di Savalle di assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia di Trapani. É evidente infatti che lo stesso, nell’ambito della sua crescita imprenditoriale, ha goduto dell’appoggio e della “vicinanza” di influenti membri dell’associazione mafiosa accumulando così un enorme patrimonio personale solo formalmente lecito.

La pericolosità sociale del Savalle è riscontrabile sia in numerosi procedimenti penali nel settore tributario (relativi a dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, mancato pagamento di imposte etc.) e nel settore fallimentare (bancarotta fraudolenta), sia in alcuni filoni di indagini condotte dal R.O.S. nell’ambito della ricerca del noto latitante castelvetranese.

Ulteriormente emergono significativi elementi dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia nonché dall’esito di una indagine della Procura di Torre Annunziata del 2014, avente ad oggetto l’esame dei numerosi appalti affidati per il recupero ed il restauro dell’area archeologica di Pompei, “pilotati” in direzione sempre delle stesse imprese.

Nel corso delle indagini svolte dai finanzieri del G.I.C.O. di Palermo e dai carabinieri del R.O.S., sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è emerso, inoltre, come abbia ricevuto un finanziamento con una nota banca grazie ai rapporti privilegiati avuti con un membro del C.d.A., in un periodo in cui le aziende del suo gruppo erano in stato di decozione e, pertanto, prive di alcun merito creditizio.

Tra i numerosi beni sottoposti a sequestro spiccano il fabbricato adibito ad albergo di lusso sito a Mazara del Vallo, attualmente gestito da una società totalmente estranea al provvedimento ablativo, la quale quindi prosegue regolarmente la propria attività di impresa, nonché alcuni conti correnti bancari attestati in Svizzera.

Il provvedimento ha quindi interessato, nel dettaglio, 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari (sia in Italia che all’estero), 47 fabbricati e 8 autoveicoli, per un valore complessivo stimato in € 62.922.867,00.

Le società sottoposte a sequestro sono state già affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Trapani – S.M.P., il quale già da oggi gestisce le aziende nell’interesse della collettività, dei clienti, dei fornitori e dei dipendenti.

07,00 -  Arriva un sequestro di beni da 60 milioni di euro per Giovanni Savalle. Nato a Castelvetrano, molto attivo a Mazara del Vallo, Savalle secondo atti di svariate inchieste e polizie giudiziarie – dal Ros alla Guardia di Finanza, dalla Polizia di Stato alla Dia - è legato al suo concittadino Matteo Messina Denaro, l’inafferrabile numero uno di Cosa Nostra. 

Il nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo ed il Ros dei carabinieri hanno dato esecuzione, in un’operazione congiunta e coordinata dalla procura della repubblica di Palermo, ad un provvedimento di sequestro, emesso dal tribunale di Trapani - sezione penale e misure di prevenzione. 

Di Savalle su Tp24.it ci siamo occupati diverse volte, soprattutto della sua società, la Mediterranea Spa. Nel 2013 era proprietaria dell'hotel a cinque stelle "Giardino di Costanza", situato a Mazara del Vallo, costruito nel 2004 grazie al contributo comunitario di sei milioni di euro. “Detta società - scrivono gli investigatori - è stata poi dichiarata fallita con un buco di 42 milioni di euro. Qui c'è il nostro articolo del 2013. 

L'indagine per truffa ed il fallimento avrebbero pregiudicato i piani di sviluppo del gruppo che aveva in corso la realizzazione di un campo da golf e un approdo turistico che dovevano avere finanziamenti pubblici pari a 20 milioni di euro. Savalle comunque ha ottenuto dal Tribunale di Marsala il diritto a vivere nel lussuoso attico del resort per soli seimila euro di canone l'anno".

Savalle ha goduto dell'appoggio di mafiosi quali Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Giuseppe Gregoli, braccio economico del latitante e business man della grande distribuzione alimentare, l'imprenditore Rosario Cascio.