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25/09/2018 06:00:00

Trapani, le "Vie dei tesori"; e quelle dei volontari...

 Dopo diverse visite, voglio condividere una riflessione su “Le vie dei Tesori” a Trapani.

Premetto che voglio davvero plaudere ai ragazzi di Agorà, che hanno avuto questa intuizione ed all’impegno loro e delle associazioni aderenti.

Il problema di iniziative come queste - ma anche Fai, Giornate del Fec e via discorrendo - è affidare la divulgazione a volontari: che non sempre hanno una formazione adeguata.

Il volontarismo - in un Paese che ha addirittura il 40% di disoccupazione giovanile, il tasso più alto tra i Paesi OCSE - è una piaga vera e propria. In un’Italia in cui i Beni Culturali costituiscono il 6% della ricchezza del Paese, il volontarismo diventa arroganza di generazioni più vecchie quando non sfocia nella prospettiva del lavoro retribuito. Ma ancora, e soprattutto, diventa frustrazione per migliaia di persone che per anni si sono formate con impegno e sacrificio per acquisire competenze specialistiche. Volontarismo, soventemente, significa mancanza di competenze: turisti stranieri che, pur avendo pagato Il ticket, non possono usufruire della visita guidata perchè non è in lingua; Plinio il Vecchio che vive per almeno 300 anni e la dominazione araba scapolata di 500; la sezione aurea che diventa la decorazione in foglia d’oro, le domande dei turisti girate alla portinaia della Chiesa; guide stanche e svogliate, che ripetono a pappagallo informazioni che si accatastano nella loro mente non abituata e difendono le castronerie con “ma lo ha scritto Caio!” (Ecco, diciamo pure che Caio e Sempronio non sono neanche eccellenze del settore, e sarebbe pure ora di ridimensionare i semplici cultori). Tutto ció si traduce in un’occasione mancata per la Città, sotto diversi aspetti.
Uno, il “brand Trapani” è perfettamente inutile venderlo ai trapanesi: bello anche per noi, ovvio, visitare la Colombaia o la Giudecca, ma non siamo noi (che siamo una grossa parte di quei 3200 partecipanti) che creiamo indotto turistico. Noi guardiamo, trascorriamo una mattinata e torniamo a casa. È il turista che viene, mangia, beve, compra e, se gli piace, ritorna. Quindi, se mandi via il francese e al Toscano racconti una minchiata, col cavolo che a Trapani ritorna. Perchè , badate, il turista che visita la chiesa barocca è quello con una cultura media- alta che forse nello zaino ha la guida del Touring.
Due, raccontare un luogo significa occasione di crescita culturale: stai veicolando informazioni, e poco importa se il destinatario non capisce un accidenti, è la tua professionalità che richiede la maggiore preparazione possibile; stai veicolando la Storia e la Bellezza, non vendi caccavetta e semenza. Nessuno può aver nulla contro i volontari, tantomeno con l’Associazione che si è fatta carico di dare un’occasione alla Città - e che, suo malgrado, ne paga il fío - ma non si usi la retorica del volontariato per legittimare una macchina che rischia di rivendicare lo sfruttamento. Ancora oggi, malgrado l’esistenza di una chiara normativa di riferimento nelle discipline afferenti i Beni Culturali, la conoscenza e la trasmissione del patrimonio culturale vengono per lo più considerate attività del mondo del volontariato e del dilettantismo e questo significa denigrare la Storia, l’Arte e la Conoscenza.
Personalmente, ho suggerito ai ragazzi di Agorà di costituirsi in cooperativa, conseguire il patentino di guida turistica, e di dare vita ad un progetto di divulgazione e fruizione del patrimonio locale con un progetto sviluppato da loro e che crei lavoro e competenze specifiche. E, per chi se lo chieda, ho messo a loro disposizione la mia professionalità gratuitamente. Perchè no, non sono “nemica della contentezza”, ma non posso rassegnarmi al provincialismo; al “basta che si faccia qualcosa”, oppongo con forza il “fare bene”. E, onestamente, credo che questi ragazzi (insieme ad altri, per esempio Trapani per il Futuro) abbiano tutte le idee buone, magari devono affinare gli strumenti. E preferirei vedere loro a traghettare la nostra Città nel futuro, piuttosto che i soliti noti che si riciclano da un partito ad un’associazione e viceversa senza concludere nulla.
Forza ragazzi, ma non cedete all’approssimazione, preferite la grandezza al gonfiore e non abbiate paura di reclamare il riconoscimento dei meriti e delle professionalità. O, tra dieci anni, vi troverete voi al mio posto a scrivere, con mestizia, queste righe.

Valentina Colli