Quantcast
×
 
 
08/06/2019 06:00:00

"L'esecuzione" di Jacopo Iacoboni: fa bene alla salute, e alla democrazia...

 di Domenico Cacopardo

Dopo L’esperimento (2018), Laterza editore, dedicato al mondo grillino, soprattutto alle architetture societarie e social, e a tutto il non-detto della cucina del Movimento, Jacopo Iacoboni torna in libreria con L’esecuzione (stesso editore, euro 18,00), il passaggio dalle piazze (di Grillo) al governo.

Un passaggio risultato effimero, alla luce di un anno circa di consultazioni post 4 marzo 2018, di sonore sconfitte, l’ultima delle quali il 26 maggio 2019 (elezioni europee) e di una costruzione –come dimostrano i due volumi di Iacoboni-, tutta intellettualistica, della mente di un visionario, dagli interessi personali solidi e concreti. E opachi.

Cioè di Gianroberto Casaleggio, il dr. Stranamore di questa folle avventura, che stabiliva: «parlamentari o ministri dovranno essere dei portavoce esecutori del nostro programma, revocabili con il recall. La delega parlamentare è morta, il compito dei nostri eletti è solo un’esecuzione delle nostre idee.» Del resto, il figlio Davide, erede dell’azienda e del partito che da esso promana, aggiunge: «Tra qualche lustro è possibile che il Parlamento non sarà più necessario» (i congiuntivi non albergano nella mente dell’establishment a 5Stelle).

Tante le cose significative sottolineate da Iacoboni con la tecnica «ex ore tuo iudico», che trova nelle affermazioni del soggetto politico che esamina, le ragioni del suo essere come è. Insomma, come l’entomologo esamina col microscopio i rincoti, trovando nella struttura dei loro arti le ragioni della loro dannosità, così Iacoboni riesce a individuare nella morfologia grillina tutte le manifestazioni che poi, quotidianamente, ne esprimono la natura profonda e le sue superficiali manifestazioni. Compreso il formarsi di una dirigenza privilegiata e inamobivile, contornata da cortigiani ossequienti e adulatori.

Il primo problema che lo studio si pone –con risultati sorprendenti- è il rapporto tra 5Stelle e Lega che non è, come molti ritengono, un incontro casuale frutto di elezioni che hanno dato ai due partiti la prima e la seconda posizione. Ebbene, la convergenza non nasce nell’aprile 2018, ma è stata ben prima immaginata da Gianroberto Casaleggio che ha indicato i tre presupposti concreti che l’avrebbero, un giorno (venuto poi l’anno scorso) determinata: rivoluzione nordista contro fisco e tasse; chiusura ai migranti; eventuale uscita dall’euro. Non solo, ma il guru fondatore aveva un passato di vicinanza alla Lega, tanto che quando scrisse il programma dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, lo definì più leghista degli stessi leghisti.

Se c’è stata un’illusione, è stata quella di un’intesa a sinistra. I 5Stelle non nascono per andare al potere col centro-sinistra: il divieto di Gianroberto, ripreso da Davide è assoluto. È questa la vera eredità dinastica lasciata dal padre al figlio, oltre naturalmente alle chiavi dell’Associazione Rousseau, della quale il movimento costituirà sempre più un asset e un ramo d’impresa.

È il capitolo dedicato al razzismo di Grillo e dei vertici del movimento a lasciare stupefatti: «confini sconsacrati»; i rom «vulcano, bomba a tempo da disinnescare», «lazzaretto Italia»; un’equivalenza sostanziale, di fatto tra immigrato e untore, portatore di malattie; «il passaporto sanitario».

Al punto in cui siamo, nonostante la sonora sconfitta elettorale di domenica 26 maggio, i 5Stelle non sono da archiviare e da gettare nelle cantine della storia. Sono oggi, se possibile, ancora più pericolosi di ieri visto che hanno davanti a loro due sole possibilità: restare attaccati al governo come una patella allo scoglio; puntare a un’intesa col Pd, reduce da un risultato di sopravvivenza e in mano a un gruppo dirigente, vecchio, decrepito e autoreferenziale, alla ricerca di un’occasione per rientrare in gioco, senza la fatica di costruire un programma adeguato alle attuali contingenze, e di individuare un leader dotato di carisma e di comunicativa (la cui importanza lo spagnolo Sanchez ha in questi giorni confermato).

Per chi ama il nostro Paese, per il sangue democratico che scorre nelle vene di tanti italiani, la maggioranza, il libro di Iacoboni è un vero e proprio prontuario per comprendere quanto l’impostura e la mistificazione prevalgano sulla verità o su quei brandelli di verità che di tanto in tanto (ma la gente ha compreso bugie e manipolazioni allontanandosene) riescono a superare le cortine fumogene sapientemente manovrate dagli uomini della comunicazione, i veri padroni delle sorti politiche dei partiti.

Leggerlo e meditarlo, fa bene alla salute. E alla democrazia.

 

www.cacopardo.it