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25/06/2019 06:00:00

Andrea Bulgarella /2: "A Trapani impossibile fare impresa. Chiudo tutto, ecco perché"

  Continuiamo con la seconda ed ultima parte la nostra intervista ad Andrea Bulgarella, il più noto tra gli imprenditori di Trapani, a capo di uno dei principali gruppi in Italia nel settore alberghiero e nel recupero di edifici di pregio e storici. Bulgarella è finito, suo malgrado, al centro di una vicenda giudiziaria paradossale, un'inchiesta per la quale solo ora è stato emesso il definitivo provvedimento di archiviazione. La prima parte dell'intervista la potete leggere cliccando qui. 

Andrea Bulgarella, la sua vicenda, adesso conclusa, è diventata una specie di caso di scuola, emblema della malagiustizia.

 Io non ce l’ho con i magistrati, lo dico sempre. Fate le inchieste, ma fatele bene. Io invece sono finito dentro un’inchiesta che ha provato a distruggere un’azienda e ha creato un grave danno di immagine a tutta l’attività del gruppo, dato che l’inchiesta ha avuto una grande eco sui giornali e le tv.

 

A questo proposito, possiamo dire che la saldatura tra certa stampa e alcune procure a volte può essere letale.

 Così come non ce l’ho con i magistrati, non ce l’ho neanche con i giornalisti, quelli bravi, che fanno le inchieste sui problemi veri del territorio, a loro rischio e pericolo. Ci sono però certi giornalisti che si vantano di essere tra i pochi che vanno in Procura e mantengono i rapporti con i PM, diventandone i “portavoce”. Ecco, questi giornalisti, spesso, non sembrano nutrire rispetto per chi finisce nelle maglie investigative. Io l’ho provato sulla mia pelle.

 

È stato difficile affrontare questo calvario.

Difficilissimo. Ma dalla mia ho avuto la forza della ragione, e dei fatti. E poi ho pensato sempre ai miei lavoratori, alle maestranze, e a tutte le persone che collaborano con me, e che non mi hanno lasciato mai solo.

 

Quanto è pesato, in questa vicenda, il suo essere “siciliano”, e per giunta di Trapani?

Tantissimo. Ormai è una condanna: un imprenditore siciliano non può lavorare, perché subito, se ha successo, gli costruiscono intorno l’ombra della mafia. Collaboro con molti imprenditori stranieri: quando vengono a Trapani rimangono affascinati dalla bellezza dei nostri posti, e poi mi chiedono: ma dov’è la mafia?

 

E lei che risponde?

Che la mafia esiste, che io non ho mai avuto niente a che fare con la criminalità organizzata. Ma posso dire tranquillamente che la mafia è stata anche un alibi, una scusa per massacrare questa parte del territorio. I grossi gruppi imprenditoriali del Nord hanno fatto gli accordi con la mafia, si sono divisi quello che c’era da dividersi, si sono mangiati tutto e a noi è rimasta solo la povertà, e l’etichetta dei criminali...

 

 Come si resiste a tutto ciò?

Non si può resistere. Mi dispiace dirlo. Io ho deciso di fermarmi.

 

Cioè?

Chiudo la mia impresa. E lo faccio non per colpa della mafia, non per le estorsioni (non ho mai pagato nessun criminale …) ma per colpa delle inchieste giudiziarie che mi hanno travolto senza alcun motivo, della burocrazia che ostacola ogni minimo progetto, delle banche che non aiutano chi vuole investire, della cattiva pubblicità che opprime questa nostra terra oltre ogni suo demerito.

 

Sta dicendo che è diventato difficile fare impresa da noi?

Difficile? Impossibile. Ha mai sentito parlare degli oneri di urbanizzazione? Sono i costi, enormi, che noi imprenditori dobbiamo sostenere per realizzare, come nel mio caso, un hotel.  Ebbene: io pago un sacco di soldi per le fognature, ad esempio, e il Comune si incassa questi soldi ma il servizio non me lo dà. Quindi ho un doppio costo: pago il Comune per servizi che non ho e devo sopperire con mie risorse. Vale per le fognature, come per la rete idrica, o l’illuminazione pubblica. Una truffa. O ancora: la tassa di soggiorno. Dovrebbe essere una tassa di scopo, per incrementare i servizi turistici. Viene invece utilizzata per altro, per ripianare i debiti dei Comuni, ad esempio.

Senza contare l’altro aspetto: chi come me vuole realizzare importanti lavori di recupero, aprire strutture ricettive, dare lavoro, è costretto a subire controlli a volte pretestuosi, è indagato per ogni minima violazione, viene bloccato. Chi invece non fa, nonostante abbia preso contributi pubblici, campa sereno….

 

Quale futuro vede per l’impresa siciliana?

Guardate, io rappresento uno tra i primi gruppi in Italia per i recuperi nell’edilizia di qualità, e posso dirlo tranquillamente: se non si cambia drasticamente rotta, non c’è futuro.


Ma chiude davvero la sua impresa?

Al 100%. Finirà una storia, non mando a casa nessuno, ultimerò i lavori che ho in corso e mi dedicherò solo al settore alberghiero. Ho fatto denunce, lettere aperte, ho scritto anche un libro per raccontare il sistema corrotto che piega questa parte di Sicilia. Alla fine, mi sono ritrovato indagato io, con accuse gravissime e false.  Si fanno inchieste su fesserie sottovalutando i grandi scandali dei quali nessuno parla.

Un esempio?

La zona industriale di Trapani. Quello per me è il più grande scandalo di Trapani. Doveva accogliere imprese e un centro servizi, e invece la si usa per fare attività commerciali e speculazioni incredibili. Per non parlare di tutte i lavori pubblici eseguiti, nel nostro territorio, da cartelli di imprese del nord Italia. Lavori fatti male, pagati oltre ogni misura con gare sospette, nonostante la presenza di Organi dello Stato a vigilare, come avvenuto a Trapani nel 2005 per l’America’s Cup e con le varianti in corso d’opera. Eppure mai un’inchiesta…… Ecco perché sono arrabbiato: in questo territorio le persone oneste che vogliono fare impresa in maniera pulita trovano solo intralci.