Che vergogna. Il governo Conte si oppone alla richiesta di risarcimento per Giuseppe Gulotta per la strage di Alcamo Marina. I lettori di Tp24 conoscono bene la vicenda. Innocente, Gulotta è stato torturato ed è stato in galera per 22 anni.
Scagionato dopo un calvario lungo 36 anni, Giuseppe Gulotta, che fu incastrato per la strage di Alcamo Marina del 1976, ha chiesto su indicazione dei giudici i danni a Carabinieri e ministri della Difesa e dell’Interno. Ma l’Avvocatura dello Stato chiede la condanna per “lite temeraria”.
La vicenda la riporta Linkiesta (qui il link).
Quanto vale torturare un uomo, produrre falsi verbali, imbastire una frode processuale e spedirlo all’ergastolo?
A stabilirlo sarà il tribunale di Firenze il prossimo 26 novembre in un processo civile unico nella storia giudiziaria italiana: per la prima volta a finire "alla sbarra" saranno tre sottoufficiali dei Carabinieri e con loro i vertici politici del governo, da Giuseppe Conte ai ministri della difesa e dell’interno, Lorenzo Guerini e Luciana Lamorgese.
Ci sono voluti 38 anni perché la Cassazione, dopo un processo di revisione, stabilisse che la verità ufficiale su Alcamo Marina era viziata da una serie impressionante di abusi, torture e prove falsificate. Il risarcimento, secondo la Suprema Corte, è a carico di chi quei reati li ha commessi, quindi ai diretti responsabili e alla catena gerarchica pro-tempore. Nonostante questo l'avvocatura dello Stato ha scelto una soluzione durissima: quelle torture, quegli abusi non ci sono mai stati, Gulotta anche se è stato assolto non merita un risarcimento.
Il processo fiorentino è un unicum e la sentenza costituirà un precedente: per la prima volta un cittadino italiano chiede un risarcimento danni all’Arma dei Carabinieri.
Per lo Stato Gulotta, nonostante le sentenze della Cassazione, è ancora colpevole. Lo raccontano le memorie dell'avvocatura dello Stato in ogni grado di giudizio: non ci fu nessun atto di tortura, né ci sono prove che lo attestano.
«Gulotta si limita a produrre una serie di carte - scrivono oggi i legali del Governo - che non dimostrano il fatto dannoso».