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21/12/2019 14:57:00

Clamoroso in Tribunale: il giudice legge la sentenza, ma prima doveva parlare la difesa...

Per la serie "Ah, non è Lercio". In un tribunale un giudice ha letto la sentenza di un processo, ma si è dimentica che ancora dove esserci l'arringa della difesa. Un errore clamoroso, che sembra presagire involontariamente una prossima riforma del processo penale, magari, in cui, come piace ai Cinque Stelle, per avere un processo più veloce il giudice potrà emettere sentenza (ovviamente, di colpevolezza...) senza aver ascoltato la difesa. 

Nel caso accaduto in Piemonte, il tribunale aveva già deciso. Undici anni, da infliggere a un padre, accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia. E così, mercoledì, quando la corte è entrata in aula, ha pronunciato la sentenza. Peccato però che la difesa non avesse ancora discusso. Stupore, incredulità. E quando l'avvocato ha fatto presente il fatto, il presidente Roberto Amerio ha stracciato la sentenza, per poi decidere di astenersi. E' una clamorosa gaffe quella denunciata dalla camera penale del Piemonte.

"Al Tribunale di Asti è accaduto l’incredibile - spiega l'associazione di avvocati penalisti presieduta da Alberto De Sanctis - A conclusione di un processo avviato per accertare se sussiste il reato di violenza sessuale contestato ai genitori nei confronti della figlia minore, inizia la discussione finale nel corso della quale prendono la parola il pubblico ministero, il difensore della parte civile e il difensore di uno degli imputati. La discussione in difesa dell’altro imputato viene rinviata ad altra data. Nel corso di quest’ultima udienza accade l’abnorme paradosso. Il Tribunale in composizione collegiale rientra in aula e anziché dare la parola alla difesa per la programmata discussione rimane in piedi e, in nome del popolo italiano, dà lettura del dispositivo della sentenza che condanna entrambi gli imputati". Il gelo è calato in aula, il pubblico ministero e i difensori sono rimasti senza parole.

L’avvocato che avrebbe dovuto prendere la parola in difesa del proprio assistito (in quell’istante non più imputato in attesa di giudizio bensì già condannato, per la precisione ad undici anni di reclusione) segnala al Presidente l’”anomalia”. A quel punto il Presidente “straccia” (materialmente) il foglio sul quale era stato scritto il dispositivo appena letto e invita l’avvocato a concludere. A fronte delle perplessità manifestate dal difensore di illustrare e formulare le proprie conclusioni ad un Tribunale che ha già deciso, il collegio si ritira in camera di consiglio e quando rientra in aula dichiara di astenersi".

L’astensione del Tribunale sembra sia stata respinta. "Questi fatti - commenta la camera penale del Piemonte - meritano un doveroso e serio approfondimento sotto molteplici profili (verbalizzazione dell’accaduto ad opera del cancelliere d’udienza, condotte poste in essere nel corso di un’udienza pubblica alla quale presenziava un pubblico ministero, etc.) nelle competenti sedi ma sin d’ora ci consegnano la fotografia dello stato della giustizia nel nostro Paese. Non bastava la giustizia "senza tempo": con la riforma epocale dell’istituto della prescrizione il Parlamento dal 1° gennaio 2020 ha deciso che una sentenza di assoluzione o di condanna può intervenire per qualunque tipo di reato quando vuole, senza alcun limite di tempo dal fatto. Con l’episodio accaduto al Tribunale di Asti si esperimenta anche la giustizia "senza avvocato": manifestazione abnorme di un clima che quotidianamente serpeggia negli ambienti giudiziari; il desiderio di sbarazzarsi dell’avvocato inutile “orpello” fastidioso che impedisce e rallenta il magistrato nell’esercizio del suo potere".

Il presidente del tribunale di Asti, Giancarlo Girolami, risponde: "Sto raccogliendo tutti gli elementi di questa vicenda, che è molto delicata. Al momento non ho ancora terminato di ascoltare tutti i protagonisti che erano in aula. Non so, quindi, se sia stato commesso un reato, un illecito oppure un errore. Quando avrò terminato la mia indagine potrò esprimermi".