Quantcast
×
 
 
23/01/2020 10:52:00

Finge 17 gravidanze in 19 anni per incassare bonus bebè e indennità: 130.000 euro

 Ha finto in quasi venti anni ben diciassette gravidanze per truffare l'Inps, incassando bonus bebè e indennità varie. 

Ad architettare la truffa una donna di 51 anni e il convivente di cinque anni più grandi.

A loro, dopo una lunga indagine, sono arrivati i Carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro di Roma che, nella mattinata del 22 gennaio, hanno eseguito un provvedimento di misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria emesso dal Gip, su richiesta avanzata dalla Procura di Roma.

Gravidanze inventate e documenti falsi per truffare l'Inps
La donna, dipendente di un MC Donald's della Capitale, tra il 2001 ed il 2019 aveva dichiarato al suo datore di lavoro di aver sostenuto ben 17 gravidanze conseguendo durante quindi la prevista "astensione dal lavoro" nonché la successiva indennità dall'Inps.

Le indagini hanno permesso di accertare che la 51enne aveva di fatto solo tre figli, di cui l'ultimo concepito nel 2000 e che tutte le successive gravidanze dichiarate erano state invece inventate e le bugie sostenute grazie una documenti falsi.

In particolare la donna, insieme compagno, hanno presentato alla ASL Roma 1 e all'Ispettorato del Lavoro di Roma certificati medici falsi (da loro stessi compitali e con la firma di una ignara ginecologa) che attestavano esistenza delle gravidanze in modo tale da ottenere per i primi 4 mesi "l'astensione dal lavoro facoltativo per gravidanza a rischio" e per i successivi 5 mesi il provvedimento di "astensione dal lavoro obbligatorio".

Non solo. Per ottenere l'indennità di maternità ed il bonus bebè dall'Inps i due hanno presentato all'ente altrettante "dichiarazioni di nascita" falsi emessi dal Reparto Ostetricia - Ginecologia del Policlinico Umberto I, all'oscuro di tutto.

I nomi dei figli mai nati
Gli accertamenti condotti dai Carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro hanno evideziato come la 51enne, in occasione del ritiro del provvedimento di astensione al lavoro, "si presentava al cospetto dei funzionari ASL mostrando una visibile prominenza sotto le vesti all'altezza dell'addome proprio per rendere credibile la gravidanza, per poi rimuoverla appena venuta in possesso del provvedimento". Una "prominenza" che non era altro che un cuscino ben legato.

Le indagini hanno permesso di dimostrare anche che le "dichiarazioni di nascita", non trovavano riscontro nei registri del Policlinico Umberto I. Nei giorni indicati nelle dichiarazioni, è infatti emerso come non siano mai stati partoriti i neonati dichiarati dall'indagata, a cui la donna aveva addirittura dato i nomi di Benedetta, Letizia, Abramo, Angelica ed Ismaele. I due conviventi sono ora accusati di "falsità materiale ed ideologica", "errore determinato dall'altrui inganno e "truffa ai danni dell'Inps".