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01/02/2020 06:00:00

Antonio Rubino: "Per rinnovare il PD bisogna scardinare vecchi feudi e soliti feudatari"

 Antonio Rubino, lei è rimasto dentro al Partito Democratico. Non ha seguito i renziani e ha deciso di proseguire il cammino dei dem, a tesseramento chiuso da dove si riparte? Lei dirà: dai congressi. Ma la politica ha bisogno di altro…

Occorre aprire il Pd ai pezzi di società civile che si stanno ribellando al populismo salviniano e che quotidianamente lavorano, anche in questo territorio, con umiltà e passione. Per fare questo occorre coraggio, visione e rinnovamento della classe dirigente. Non lo dico per fare polemica ma lei si immagina se durante una manifestazione delle “sardine” prendesse la parola qualche c.d. big del Pd trapanese? Arriverebbero pomodori, altro che apertura

I numeri del tesseramento siciliano sono di gran lunga inferiori rispetto ai precedenti, il commissario Losacco è soddisfatto ma ha parlato di tesseramento gonfiato in passato, non è un atto di accusa verso la precedente classe dirigente?

Eventualmente sarebbe un’autocritica. Ma credo che Alberto si riferisse al fatto che il tesseramento online ha favorito il tesseramento spontaneo e non quello indotto dalle correnti. Diciamo che, anche se con numeri ridotti, il Pd siciliano diventa sempre più un partito di “militanti” e non di “iscritti”.

Nonostante i venti di pace sui territori l’aria che si respira è sempre la stessa: un gioco di numeri per appropriarsi della segreteria. Un braccio di ferro e i nomi rigurgitati sono sempre gli stessi. E’ così difficile cambiare passo e far capire a chi c’era che deve fare un passo indietro?

A proposito di rigurgiti mi faccia dire che chi usa certi termini verso i militanti del nostro partito, come il Sindaco di Salemi, non dovrebbe trovare cittadinanza nel Pd. Il tema è esattamente questo: occorre favorire una battaglia di rinnovamento che scardini i vecchi Feudi e i soliti feudatari per consegnare al Pd una classe dirigente libera da appartenenze e che vuole mettersi all’opera. Non può essere la prospettiva “di chi deve fare il deputato” a determinare la classe dirigente, sarebbe un fallimento irreversibile.


Avete iniziato a girare la Sicilia e in particolare la provincia di Trapani, oltre alla presenza c’è necessità di trovare un collante con i cittadini che, scusi la franchezza, del tesseramento se ne fregano e idem delle lotte intestine. C’è bisogno di ascolto e di presenza costante. E’ questa la sfida? Con quali priorità?

Assolutamente si. Giriamo tanto e Trapani è una provincia stupenda con mille difficoltà ma anche con potenzialità enormi. Credo che il compito di chi è stato chiamato alla rappresentanza istituzionale sia proprio quello di provare a dare risposte ai problemi con soluzioni concrete girando, ascoltando e confrontandosi. Insieme ai militanti, alle associazioni ed ai cittadini è quello che stiamo provando a fare. Forse daremo fastidio a qualcuno, anche a qualche nostro compagno di partito che teme “invasioni di campo”, ma certamente daremo un contributo alla collettività trapanese.

Ora che Davide Faraone è fuori il Pd è libero di volare, ma per farlo ci vogliono grandi ali e capacità di planare. Secondo lei ci sono più gufi o più albatros?

Spero che ci siano più “araba fenice” per il Pd e per tutti noi.