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26/07/2020 02:00:00

Il caso dei Carabinieri di Piacenza, le "mele marce" e l'ingiustizia di Stato...

La storia si ripete e non è per nulla piacevole. Solitamente per prendere le distanze da episodi negativi di questa portata, si asserisce che: "si tratta di mele marce".

Gli avvenimenti riguardano la stazione dei carabinieri di Piacenza Levante. Le cronache raccontano di 5 militari arrestati su ordine della procura piacentina con l'accusa di abuso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti lesioni personali e tortura. È stata posta sotto sequestro la stazione, provvedimento mai preso precedentemente. I sigilli non sarabbero stati apposti esternenamente per non dare visione alla mortificazione istituzionale.

Il comandante di compagnia della città emiliana, indagato è stato ovviamente rimosso. Emergono dettagli da film dell'orrore e da caserma cilena durante il regime di Pinochet. Per garantire la continuità del servizio sono state inviate due unità mobili con 8 militari. Purtroppo le forze dell'ordine non sono esenti da comportamenti errati. Eclatante di risonanza mondiale l'assenza dello stato di diritto al G8 di Genova nel 2001 la scuola Diaz e la caserma Bolzaneto, teatri angosciante di soprusi.

La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo condannò l'Italia a risarcire le vittime. In altre circostanze persone hanno perso la vita. Fu Federico Aldrovandi a morire in circostanze simili allo statunitense George Floyd. I colpevoli, agenti di polizia furono condannati per omicidio colposo. Il caso più conosciuto, divenuto simbolo dell'ingiustizia di Stato, è arrivato alla sentenza di primo grado con la condanna per omicidio preterintenzionale di militari dell'Arma è quello di Stefano Cucchi. Le "mele marce" nel tempo sono diventate tante, riempiono un albero, la potatura non è servita, necessita "estirparlo".

 

Vittorio Alfieri